Costruttivi. È la parola chiave pronunciata al termine del round negoziale di Istanbul da tutte le parti in causa, compresi i mediatori turchi. Uno spiraglio di pace, fatto di diversi punti di contatto e distanze che restano. Di certo c’è una base, considerata dall’Ucraina abbastanza “solida” perché si possa arrivare a un incontro tra Volodymyr Zelenski e Vladimir Putin. La delegazione russa la pensa diversamente, ma anche il faccia a faccia tra i due presidenti ormai non è più un tabù anche per Mosca, che per il momento però lo allontana e lo restringe alla firma finale oltre che al colloquio su Donbass e Crimea. Quello dei territori occupati resta il punto più controverso, mentre su Unione Europea e Nato i colloqui sembrano aver prodotto passi in avanti significativi. E si parla anche dell’iter necessario per far entrare in vigore il testo dell’eventuale accordo. Che esista una base di discussione solida, al di là delle dichiarazioni più aperturiste dall’inizio dell’invasione, c’è anche l’annuncio dell’allentamento dell’azione militare da parte dell’esercito russo. Sempre che l’avvicinamento non sia fumo negli occhi per riorganizzare le truppe sul territorio e rilanciare l’offensiva. Un bluff, insomma. Che renderebbe parole al vento le dichiarazioni d’intenti, ampie e convergenti, rilasciate alla fine del round in Turchia.
UNIONE EUROPEA
Il punto più avanzato della discussione riguarda l’iter di adesione di Kiev all’Unione Europea. La delegazione ucraina ha spiegato che “nulla” nell’accordo con Mosca “ci dovrebbe impedire di entrare a farne parte”. Un sostanziale ‘via libera’ verbale è arrivato anche dal caponegoziatore russo Vladimir Medinsky che, come riporta Ria Novosti, ha spiegato che la Russia “non si oppone al desiderio dell’Ucraina di aderire all’Unione Europea”.
NATO E NEUTRALITÀ
La ‘compensazione’ sarebbe l’addio definitivo dell’Ucraina alla Nato. La delegazione di Kiev, riporta il quotidiano turco Sabah, ha fatto sapere di essere disposta a rinunciare all’ingresso nell’Alleanza Atlantica “ma la sua candidatura per entrare nell’Ue non può essere bloccata”. In questo senso è stato lo stesso Medinsky a spiegare di aver ricevuto “proposte scritte” dall’Ucraina che “confermano il suo desiderio di uno status neutrale e libero dal nucleare”. Secondo il caponegoziatore di Putin, la proposta include “il rifiuto della produzione e del dispiegamento di tutti i tipi di armi di distruzione di massa”. Il punto di equilibrio – ad avviso di Kiev – arriverebbe con un “meccanismo di garanzie di sicurezza” simile a “quello previsto dall’articolo 5 della Nato”. In sostanza, la possibilità di intervento delle forze straniere in caso di aggressione: Kiev avrebbe il diritto di convocare un vertice di emergenza dei Paesi garanti della sicurezza entro tre giorni. Se il vertice non sarà risolutivo i Paesi garanti forniranno armi e assistenza all’Ucraina. Con il placet a questo punto, hanno spiegato i delegati di Zelensky, “non ci saranno truppe straniere nel nostro Paese e non entreremo nella Nato”. L’Ucraina inoltre, ha sottolineato Medinsky, non terrà più esercitazioni militari senza il consenso dei Paesi garanti della sua sicurezza, compresa la Russia.
CRIMEA E DONBASS
Quello dei territori occupati già prima dell’invasione iniziata un mese fa resta il tema più spinoso e meno affrontato durante i negoziati. La proposta ucraina, come spiegato da Mikhailo Podolyak, è di attivare trattative separate sullo status della Crimea e del porto di Sebastopoli che dovranno concludersi entro 15 anni. Durante il periodo di trattative, Kiev si impegnerebbe a non cercare di riconquistare i territori con la forza. Medinsky, citato dalla Tass, ha confermato il contenuto della proposta ucraina nei termini descritti da Podolyak, sottolineando in particolare che Kiev accetta che la questione della Crimea possa essere risolta attraverso “colloqui bilaterali”. Per quanto riguarda il Donbass, Kiev ha chiesto che il suo status venga discusso in un incontro diretto tra Putin e Zelensky. La questione è totalmente aperta, quindi, ma per il momento da parte russa non si registrato strappi. È stato lo stesso Medinsky a sottolineare che “le offerte di garanzia di sicurezza dell’Ucraina non si applicano al territorio della Crimea e del Donbass”. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, citata dalla Interfax, ha chiarito che il punto di partenza di Mosca è che nell’agenda dei negoziati c’è “il riconoscimento delle attuali realtà territoriali” dell’Ucraina.
L’EVENTUALE ITER
L’accordo internazionale, ha sottolineato l’Ucraina, potrà essere firmato “solo dopo un referendum nazionale sul tema” delle garanzie di sicurezza. Prima “ci sarà un referendum in cui tutti i cittadini esprimeranno la loro posizione sul trattato e su come dovrebbe funzionare”. Poi “seguirà la ratifica da parte dei parlamenti dei Paesi garanti (della sicurezza) e del Parlamento dell’Ucraina”, ha precisato Podolyak. Tra i Paesi garanti dovrebbe certamente esserci i Paesi del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e la Turchia. David Arakhamia, membro della delegazione di Kiev, ha inserito tra i possibili garanti anche Germania, Canada, Italia, Polonia e Israele. Il caponegoziatore ucraino ha inoltre aggiunto che anche i parlamenti di tutti i Paesi garanti dovranno approvare l’accordo di pace. Sullo sfondo resta l’incontro Putin-Zelensky. Per Medinsky sarà possibile “quando l’accordo sarà pronto”. Prima “si prepara il trattato, quindi il trattato viene approvato dai negoziatori prima e dai ministri degli Esteri poi”. A quel punto “si discute la possibilità di una riunione dei Capi di Stato per firmarlo”.
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Quello dei territori occupati resta il punto più controverso, mentre su Unione Europea e Nato i colloqui sembrano aver prodotto passi in avanti significativi. E si parla anche dell'iter necessario per far entrare in vigore il testo dell'eventuale accordo. Il meccanismo simile all'articolo 5 della Nato richiesto da Kiev: in caso di aggressione, tavolo negoziale per 3 giorni, poi i garanti possono fornire armi e assistenza militare
Costruttivi. È la parola chiave pronunciata al termine del round negoziale di Istanbul da tutte le parti in causa, compresi i mediatori turchi. Uno spiraglio di pace, fatto di diversi punti di contatto e distanze che restano. Di certo c’è una base, considerata dall’Ucraina abbastanza “solida” perché si possa arrivare a un incontro tra Volodymyr Zelenski e Vladimir Putin. La delegazione russa la pensa diversamente, ma anche il faccia a faccia tra i due presidenti ormai non è più un tabù anche per Mosca, che per il momento però lo allontana e lo restringe alla firma finale oltre che al colloquio su Donbass e Crimea. Quello dei territori occupati resta il punto più controverso, mentre su Unione Europea e Nato i colloqui sembrano aver prodotto passi in avanti significativi. E si parla anche dell’iter necessario per far entrare in vigore il testo dell’eventuale accordo. Che esista una base di discussione solida, al di là delle dichiarazioni più aperturiste dall’inizio dell’invasione, c’è anche l’annuncio dell’allentamento dell’azione militare da parte dell’esercito russo. Sempre che l’avvicinamento non sia fumo negli occhi per riorganizzare le truppe sul territorio e rilanciare l’offensiva. Un bluff, insomma. Che renderebbe parole al vento le dichiarazioni d’intenti, ampie e convergenti, rilasciate alla fine del round in Turchia.
UNIONE EUROPEA
Il punto più avanzato della discussione riguarda l’iter di adesione di Kiev all’Unione Europea. La delegazione ucraina ha spiegato che “nulla” nell’accordo con Mosca “ci dovrebbe impedire di entrare a farne parte”. Un sostanziale ‘via libera’ verbale è arrivato anche dal caponegoziatore russo Vladimir Medinsky che, come riporta Ria Novosti, ha spiegato che la Russia “non si oppone al desiderio dell’Ucraina di aderire all’Unione Europea”.
NATO E NEUTRALITÀ
La ‘compensazione’ sarebbe l’addio definitivo dell’Ucraina alla Nato. La delegazione di Kiev, riporta il quotidiano turco Sabah, ha fatto sapere di essere disposta a rinunciare all’ingresso nell’Alleanza Atlantica “ma la sua candidatura per entrare nell’Ue non può essere bloccata”. In questo senso è stato lo stesso Medinsky a spiegare di aver ricevuto “proposte scritte” dall’Ucraina che “confermano il suo desiderio di uno status neutrale e libero dal nucleare”. Secondo il caponegoziatore di Putin, la proposta include “il rifiuto della produzione e del dispiegamento di tutti i tipi di armi di distruzione di massa”. Il punto di equilibrio – ad avviso di Kiev – arriverebbe con un “meccanismo di garanzie di sicurezza” simile a “quello previsto dall’articolo 5 della Nato”. In sostanza, la possibilità di intervento delle forze straniere in caso di aggressione: Kiev avrebbe il diritto di convocare un vertice di emergenza dei Paesi garanti della sicurezza entro tre giorni. Se il vertice non sarà risolutivo i Paesi garanti forniranno armi e assistenza all’Ucraina. Con il placet a questo punto, hanno spiegato i delegati di Zelensky, “non ci saranno truppe straniere nel nostro Paese e non entreremo nella Nato”. L’Ucraina inoltre, ha sottolineato Medinsky, non terrà più esercitazioni militari senza il consenso dei Paesi garanti della sua sicurezza, compresa la Russia.
CRIMEA E DONBASS
Quello dei territori occupati già prima dell’invasione iniziata un mese fa resta il tema più spinoso e meno affrontato durante i negoziati. La proposta ucraina, come spiegato da Mikhailo Podolyak, è di attivare trattative separate sullo status della Crimea e del porto di Sebastopoli che dovranno concludersi entro 15 anni. Durante il periodo di trattative, Kiev si impegnerebbe a non cercare di riconquistare i territori con la forza. Medinsky, citato dalla Tass, ha confermato il contenuto della proposta ucraina nei termini descritti da Podolyak, sottolineando in particolare che Kiev accetta che la questione della Crimea possa essere risolta attraverso “colloqui bilaterali”. Per quanto riguarda il Donbass, Kiev ha chiesto che il suo status venga discusso in un incontro diretto tra Putin e Zelensky. La questione è totalmente aperta, quindi, ma per il momento da parte russa non si registrato strappi. È stato lo stesso Medinsky a sottolineare che “le offerte di garanzia di sicurezza dell’Ucraina non si applicano al territorio della Crimea e del Donbass”. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, citata dalla Interfax, ha chiarito che il punto di partenza di Mosca è che nell’agenda dei negoziati c’è “il riconoscimento delle attuali realtà territoriali” dell’Ucraina.
L’EVENTUALE ITER
L’accordo internazionale, ha sottolineato l’Ucraina, potrà essere firmato “solo dopo un referendum nazionale sul tema” delle garanzie di sicurezza. Prima “ci sarà un referendum in cui tutti i cittadini esprimeranno la loro posizione sul trattato e su come dovrebbe funzionare”. Poi “seguirà la ratifica da parte dei parlamenti dei Paesi garanti (della sicurezza) e del Parlamento dell’Ucraina”, ha precisato Podolyak. Tra i Paesi garanti dovrebbe certamente esserci i Paesi del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e la Turchia. David Arakhamia, membro della delegazione di Kiev, ha inserito tra i possibili garanti anche Germania, Canada, Italia, Polonia e Israele. Il caponegoziatore ucraino ha inoltre aggiunto che anche i parlamenti di tutti i Paesi garanti dovranno approvare l’accordo di pace. Sullo sfondo resta l’incontro Putin-Zelensky. Per Medinsky sarà possibile “quando l’accordo sarà pronto”. Prima “si prepara il trattato, quindi il trattato viene approvato dai negoziatori prima e dai ministri degli Esteri poi”. A quel punto “si discute la possibilità di una riunione dei Capi di Stato per firmarlo”.
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Washington, 16 mar. (Adnkronos) - Il Segretario di Stato Marco Rubio ha dichiarato alla Cbs che ci sarà un aumento dei casi di detenzione simili a quello del manifestante filo-palestinese Mahmoud Khalil. "Ogni giorno, ormai - ha aggiunto - approviamo revoche di visti e anche di Green Card".
"Devi fare certe dichiarazioni", ha spiegato a proposito dei non cittadini che arrivano negli Stati Uniti. "Se ci dici, quando fai domanda per un visto, che stai arrivando negli Stati Uniti per partecipare a eventi pro-Hamas che vanno contro gli interessi della politica estera... Se ci avessi detto che lo avresti fatto, non ti avremmo mai dato il visto".
Beirut, 16 mar. (Adnkronos) - Hezbollah ha condannato in una dichiarazione gli attacchi americani contro obiettivi Houthi nello Yemen. "Affermiamo la nostra piena solidarietà nei confronti del coraggioso Yemen e chiediamo a tutti i popoli liberi del mondo e a tutte le forze di resistenza nella nostra regione e nel mondo di unirsi per contrastare il progetto sionista americano contro i popoli della nostra nazione", ha scritto in una nota il Partito di Dio.
Washington, 16 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi americani in Yemen sono "un avvertimento per gli Houthi e per tutti i terroristi". Lo ha detto a Fox News il vice inviato degli Stati Uniti per il Medio Oriente, Morgan Ortagus, sottolineando che "questa non è l'amministrazione Biden. Se colpisci gli Stati Uniti, il presidente Trump risponderà. Il presidente Trump sta ripristinando la leadership e la deterrenza americana in Medio Oriente".
Washington, 16 mar. (Adnkronos) - Steve Witkoff, ha definito "inaccettabili" le ultime richieste di Hamas in merito al cessate il fuoco a Gaza. Riferendosi alla conferenza del Cairo di inizio mese, l'inviato statunitense per il Medio Oriente ha detto alla Cnn di aver "trascorso quasi sette ore e mezza al summit arabo, dove abbiamo avuto conversazioni davvero positive, che descriverei come un punto di svolta, se non fosse stato per la risposta di Hamas".
Hamas avrebbe insistito affinché i negoziati per un cessate il fuoco permanente iniziassero lo stesso giorno del prossimo rilascio di ostaggi e prigionieri palestinesi. Secondo Al Jazeera, Hamas ha anche chiesto che, una volta approvato l'accordo, i valichi di frontiera verso Gaza venissero aperti, consentendo l'ingresso degli aiuti umanitari prima del rilascio di Edan Alexander e dei corpi di quattro ostaggi. Inoltre, il gruppo ha chiesto la rimozione dei posti di blocco lungo il corridoio di Netzarim e l'ingresso senza restrizioni per i residenti di Gaza che tornano dall'estero attraverso il valico di Rafah.
"Abbiamo trascorso parecchio tempo a parlare di una proposta di ponte che avrebbe visto il rilascio di cinque ostaggi vivi, tra cui Edan Alexander, e anche, tra l'altro, il rilascio di un numero considerevole di prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane", ha detto Witkoff. "Pensavo che la proposta fosse convincente: gli israeliani ne erano stati informati e avvisati in anticipo". "C'è un'opportunità per Hamas, ma si sta esaurendo rapidamente", ha continuato Witkoff. " Con quello che è successo ieri con gli Houthi, ciò che è successo con il nostro ordine di attacco, incoraggerei Hamas a diventare molto più ragionevole di quanto non sia stato finora".
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - L'esercito israeliano ha scoperto un nascondiglio di armi nel campo profughi di Nur Shams, fuori Tulkarem, nella Cisgiordania settentrionale. Lo ha reso noto l'Idf, precisando che sono state rinvenute diverse borse contenenti armi, una delle quali conteneva anche un giubbotto con la scritta 'Unrwa'. Le armi confiscate sono state consegnate alle forze di sicurezza per ulteriori indagini.
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - Un missile lanciato dagli Houthi è caduto a Sharm el-Sheikh, nella penisola egiziana del Sinai. Lo ha riferito la radio dell'esercito israeliano, aggiungendo che l'Idf sta indagando per stabilire se il missile fosse diretto contro Israele.
Passo del Tonale, 15 mar.(Adnkronos) - Che l’aspetto competitivo fosse tornato ad essere il cuore pulsante di questa quinta edizione della Coppa delle Alpi era cosa già nota. Ai piloti il merito di aver offerto una gara esaltante, che nella tappa di oggi ha visto Alberto Aliverti e Francesco Polini, sulla loro 508 C del 1937, prendersi il primo posto in classifica scalzando i rivali Matteo Belotti e Ingrid Plebani, secondi al traguardo sulla Bugatti T 37 A del 1927. Terzi classificati Francesco e Giuseppe Di Pietra, sempre su Fiat 508 C, ma del 1938. La neve, del resto, è stata una compagna apprezzatissima di questa edizione della Coppa delle Alpi, contribuendo forse a rendere ancor più sfidante e autentica la rievocazione della gara di velocità che nel 1921 vide un gruppo di audaci piloti percorrere 2300 chilometri fra le insidie del territorio alpino, spingendo i piloti a sfoderare lo spirito audace che rappresenta la vera essenza della Freccia Rossa.
Nel pomeriggio di oggi, dalla ripartenza dopo la sosta per il pranzo a Baselga di Piné, una pioggia battente ha continuato a scendere fino all’arrivo sul Passo del Tonale, dove si è trasformata in neve. Neve che è scesa copiosa anche in occasione del primo arrivo di tappa a St. Moritz e ieri mattina, sul Passo del Fuorn. Al termine di circa 880 chilometri attraverso i confini di Italia, Svizzera e Austria, i 40 equipaggi in gara hanno finalmente tagliato il traguardo alle 17:30 di oggi pomeriggio all’ingresso della Pista Ghiaccio Val di Sole, dove hanno effettuato il tredicesimo ed ultimo Controllo Orario della manifestazione.
L’ultimo atto sportivo dell’evento è stato il giro nel circuito, all’interno del quale le vetture si sono misurate in una serie di tre Prove Cronometrate sulla neve fresca valide per il Trofeo Ponte di Legno, vinto da Francesco e Giuseppe Di Pietra. L’altro trofeo speciale, il Trofeo Città di Brescia, ovvero la sfida 1 vs 1 ad eliminazione diretta di mercoledì sera in Piazza Vittoria, era stato anch’esso vinto da Aliverti-Polini.