I prossimi giorni possono rappresentare un punto di svolta dell’invasione russa dell’Ucraina. Un “nuovo slancio” dell’offensiva che inizialmente si concentrerà sulle aree a est del Paese, nella regione del Donbass, il grande obiettivo dell’operazione militare ordinata da Vladimir Putin, e a sud, soprattutto nella città di Mariupol, nodo strategico assediato da settimane e che permetterebbe ai militari della Federazione di creare un corridoio di collegamento tra le autoproclamate repubbliche separatiste e la Crimea. Si spiegano così, secondo quanto spiega a Ilfattoquotidiano.it Claudio Bertolotti, esperto di strategia militare di Ispi e direttore di Start InSight, le manovre di truppe russe registrate nei giorni scorsi: “Dopo oltre un mese di conflitto, trasformatosi in una guerra di logoramento – dice -, adesso Mosca vuol recuperare quello slancio iniziale che l’ha portata a sostenere un’avanzata a velocità discreta, nonostante quello che si è affermato nelle scorse settimane. L’obiettivo di Putin, adesso, è chiudere il prima possibile la pratica Donbass assicurandosi quei territori. Ma non possiamo escludere che subito dopo non decida di puntare dritto verso Kiev per assediare la capitale e sedersi così al tavolo delle trattative da una posizione di forza“.
Questo scenario, programmato con largo anticipo dai russi, si è concretizzato anche per gli altri attori coinvolti solo il 25 marzo, quando da Mosca è stato ribadito che il primo obiettivo rimane il controllo del Donbass. “Le forze armate russe si concentreranno sulla completa liberazione del Donbass“, si legge in una nota del ministero della Difesa russo citata dalla Tass in cui si spiega anche che gli attacchi per infliggere perdite alle forze ucraine nei territori assediati hanno lo scopo di impedire che Kiev invii rinforzi verso il Donbass. L’obiettivo è chiudere definitivamente la pratica a est, dato che, almeno secondo lo Stato Maggiore russo, le forze di Mosca e le milizie separatiste hanno il controllo del 94% del territorio della provincia di Luhansk e il 54% di quella di Donetsk.
Il 27 marzo era stato il ministero della Difesa britannico a sostenere che “le forze russe sembrano concentrare i loro sforzi per tentare l’accerchiamento delle forze ucraine di fronte alle regioni separatiste nell’est del Paese, avanzando dalla direzione di Kharkiv a nord e Mariupol a sud”. Tesi rafforzata dai movimenti di truppe delle ultime ore, con un gruppo di militari di stanza intorno a Kiev che sono rientrati in Bielorussia e altri, partiti dalle aree orientali della Russia e, sembra, anche dalla Georgia, ormai pronte a mettere piede in Ucraina. “A differenza di quanto sostenuto da alcuni osservatori, l’avanzata russa è avvenuta in grandi linee secondo programmi – continua Bertolotti – Chi ipotizzava una guerra lampo non ha tenuto conto del fatto che un’offensiva come quella del Cremlino, caratterizzata dall’avanzata di mezzi corazzati e avvenuta durante il disgelo, non poteva concludersi in pochi giorni. Adesso, dopo settimane di logoramento, sembra che Mosca sia pronta a spostare un buon numero di militari sul fronte est, avviando una manovra di accerchiamento per prendersi tutto il Donbass e anche Mariupol. Non è chiaro se si tratterà di una turnazione delle truppe, che permetterebbe di dare riposo a quelle più provate da oltre un mese di combattimento, oppure se di un aumento del numero di effettivi sul campo”. Difficile credere, aggiunge, che le piccole riconquiste ucraine o i singoli ritiri di truppe da alcuni fronti possano essere indice di un cedimento su larga scala dell’esercito russo impegnato in Ucraina: “Qualche sconfitta l’hanno collezionata, come è normale, ma non credo si possano considerare questi piccoli episodi come segnali di cedimento – dice – Muovere delle truppe di stanza intorno a Kiev credo sia più il segnale di una riorganizzazione che prevede una piccola perdita di terreno che verrà compensata da un’offensiva importante in Donbass. Guerre di logoramento come questa generalmente vengono vinte dagli eserciti più numerosi e disposti a mettere in conto anche un numero elevato di perdite e mi sembra che la Russia rispetti entrambi questi requisiti. Mosca non farà un passo indietro“.
Tanto che, dopo un’ipotetica conquista definitiva delle regioni orientali, l’avanzata russa potrebbe continuare. Una volta preso il controllo del Donbass, aggiunge l’esperto, “Mosca potrebbe anche decidere di concentrare tutte le sue forze su Kiev, in un assedio che sarebbe molto più pesante di quello visto fino ad oggi, limitato alle aree estremamente periferiche della capitale. Non tanto con l’obiettivo di conquistarla, epilogo che avrebbe un enorme valore simbolico ma molto complicato e dispendioso da raggiungere, ma per sedersi al tavolo delle trattative da una posizione di forza”.