L'associazione dei costruttori automobilistici europei lancia un appello all'UE: per arrivare a ridurre del 55% la CO2 emessa dalle autovetture entro il 2030, gli stati dovrebbero installare un totale di 14 mila colonnine pubbliche ogni settimana, contro i 2.000 attuali. Serve un investimento da 8 miliardi di euro
In Europa, il mercato delle auto elettriche e lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica non stanno andando di pari passo: se da un lato, le vendite di EV sono state di 1,7 milioni di unità nel 2021, crescendo di almeno 10 volte rispetto a cinque anni prima, dall’altro lato i punti di ricarica, nello stesso lasso di tempo, sono aumentati appena di 2,5 volte.
A sostenerlo è ACEA, l’associazione dei costruttori automobilistici europei, che ha diffuso uno studio congiunto, basato sull’analisi di McKinsey, riguardo lo sforzo che tutti i paesi dovrebbero sostenere nel breve termine per raggiungere gli obiettivi sul taglio delle emissioni proposto dall’UE Comunità. Secondo quanto evidenziato dalla ricerca, infatti, per arrivare a ridurre del 55% la CO2 emessa dalle autovetture entro la fine della decade (il programma Fit for 55), gli stati dovrebbero provvedere a installare un totale complessivo di 6,8 milioni di punti di ricarica pubblici: un numero ben diverso da quello stimato proprio dall’UE, che proponeva di arrivare ad averne almeno 4,9 milioni.
Per raggiungere una tale presenza di infrastrutture entro il 2030, quindi, ogni settimana nei paesi dell’Unione Europea dovrebbero essere installate 14 mila colonnine pubbliche, contro le circa 2.000 che si contano a oggi. Uno sforzo che implicherebbe, sempre secondo lo studio, un investimento di 8 miliardi di euro, di cui il 16% dovrebbe essere concentrato sull’espansione della rete 5G e della rete internet “ad alta velocità”.
“Corsa a lungo termine”, così Oliver Zipse, presidente di ACEA ma anche amministratore delegato del gruppo Bmw, ha definito il raggiungimento dell’obiettivo zero emissioni per l’Europa: “la sfida chiave ora è quella di convincere tutti gli stati membri ad accelerare il passo nello sviluppo delle infrastrutture necessarie” ha dichiarato Zipse, “abbiamo assolutamente bisogno di una conclusione ambiziosa della proposta AFIR (la proposta europea di regolamento sulle infrastrutture per i carburanti alternativi, n.d.a.), sia in termini di tempi che di obiettivi che fissa per ogni paese dell’UE”.
Infine lo studio individua gli aspetti fondamentali su cui intervenire per tentare di velocizzare gli investimenti sulle infrastrutture: tra questi, primo fra tutti, lo snellimento del processo di approvazione delle installazioni, seguito dalla definizione degli organismi di coordinamento (sia interni agli stati membri sia tra gli stati stessi), e ancora, una facilitazione dell’accesso ai finanziamenti.