I malori di cui ha sofferto il miliardario russo, ex presidente del Chelsea, restano avvolti in una cortina fumogena a distanza di oltre un giorno da quando il Wall Street Journal ha svelato che nella notte tra il 3 e il 4 marzo ha accusano sintomi da "sospetto avvelenamento" assieme a due negoziatori ucraini, uno dei quali è il deputato Rustem Umerov
Avvelenamento o fattori ambientali? E perché Roman Abramovich ricompare nel cuore del luogo in cui si discute la possibilità di mettere fine all’invasione dell’Ucraina da parte di Vladimir Putin, di cui è grande amico? I malori di cui ha sofferto il miliardario russo, ex presidente del Chelsea, restano avvolti in una cortina fumogena a distanza di oltre un giorno da quando il Wall Street Journal ha svelato che nella notte tra il 3 e il 4 marzo ha accusano sintomi da “sospetto avvelenamento” assieme a due negoziatori ucraini, uno dei quali è il deputato Rustem Umerov. Una ricostruzione confermata e arricchita di dettagli dal sito investigativo Bellingcat. Durante l’incontro – una sorta di negoziato parallelo – i tre avevano solo bevuto acqua e mangiato cioccolato.
Poco dopo sarebbero comparsi i sintomi, che hanno compreso desquamazione e dolore agli occhi, con Abramovich che avrebbe avuto gravi problemi alla vista per alcune ore. I problemi di salute avrebbero quindi spinto il gruppo a spostarsi a Istanbul, dove spesso l’ex proprietario è stato avvistato dall’inizio del conflitto, per ricevere le cure dei sanitari. Secondo la ricostruzione di Bellingcat, il piano era esattamente quello di colpire i tre ma non ucciderli. Una sorta di avvertimento. Ma da parte di chi? L’idea più accreditata è quella che a entrare in azione sia stati uomini dell’intelligence russa, nel dettaglio “siloviki”, gli apparati espressione di una linea dura. Il fine? Mandare all’aria i negoziati, far fallire qualsiasi trattativa e lasciare la sola opzione militare per risolvere il conflitto.
Tre esperti interpellati dal giornale investigativo (tra cui un medico) hanno spiegato che i sintomi sono coerenti con “varianti di porfirina, organofosfati o sostanze bicicliche”. Non c’è quindi alcuna conferma su quale tipologia di sostanza sia stata impiegata per intimorire Abramovich, Umerov e il terzo avvelenato. Ma soprattutto da nessuno dei tre coinvolti è arrivata una conferma di quanto accaduto. Meglio: era arrivata dal portavoce dell’ex presidente del Chelsea, citato dalla Bbc. Ma è stata la stessa tv inglese nelle ore successive a correggere il tiro e a parlare di “persone vicine” ad Abramovich. Una mezza smentita o un malinteso? Un no comment è arrivato invece dal portavoce di Umerov.
Alla Reuters, invece, un funzionario Usa ha detto che i sintomi sarebbero riconducibili a “fattori ambientali”. Il governo di Kiev martedì sera parlava di “speculazione”, mentre Mosca nelle scorse ore l’ha bollato come “guerra dell’informazione”. Di certo, due giorni dopo il sospetto avvelenamento dei tre, un altro membro della delegazione ucraina (Denys Kireev) è morto in circostanze mai chiarite tra accuse di spionaggio e controaccuse di Kiev. Adesso Abramovich è ricomparso a Istanbul nel giorno della ripresa dei negoziati, ai quali sta prendendo parte con l’approvazione di entrambe le parti, anche se non è un membro ufficiale della delegazione russa, perché “si è impegnato a garantire alcuni contatti”, ha spiegato il Cremlino. Il miliardario russo – con passaporto israeliano – è stato colpito dalle sanzioni europee e britanniche, mentre – su richiesta dell’Ucraina – è finora stato escluso dalla ‘lista nera’ degli Stati Uniti.