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Azione e Italia Viva, riscoppia la pace per far guerra a Raggi: “Filo-Putin, si dimetta da commissione Expo”. L’ex sindaca: “Falsità”

A Roma renziani e calendiani avevano divorziato proprio sull'elezione dell'esponente M5s alla presidenza dell'organismo sull'Esposizione universale 2030 a cui la capitale è candidata. Ora la accusano per i messaggi in una chat in cui rilanciava dichiarazioni dell'ex eurodeputato Tamburrano sul rischio che la guerra si allargasse dalla Crimea al resto del Paese. La difesa: "Mi si vuole affibbiare questa etichetta per delegittimarmi"

Su Virginia Raggi si erano divisi, su Virginia Raggi scoppia di nuovo la pace tra Italia viva e Azione a Roma. L’obiettivo? Fare la guerra all’ex sindaca M5s. A febbraio in Assemblea capitolina i due partiti si erano spaccati dopo che i calendiani sostennero Raggi alla presidenza della commissione capitolina su Expo 2030, scelta che portò i renziani a lasciare il gruppo Civica Calenda. Oggi invece a fare da nuovo collante è un articolo pubblicato da Repubblica. Il pezzo riporta alcune prese di posizione del 2014 dell’ex europarlamentare M5s, Dario Tamburrano, che se la prendeva – scrive Repubblica – contro chi ha “fomentato rivoluzioni colorate”, favorendo “una nuova guerra fredda”, con un “milione di rifugiati perseguitati (dal governo di Kiev, ndr) fuggiti in Russia”.

Da qui Ettore Rosato, coordinatore nazionale di Italia Viva, e Carlo Calenda, leader di Azione, parlano con una voce sola per chiedere le dimissioni di Raggi. “Abbiamo votato l’accordo sulle commissioni di minoranza proposto da Gualtieri, con molte perplessità e per ragioni di correttezza istituzionale – scrive Calenda sui social – Ora basta. Raggi già no vax e oggi megafono della propaganda russa se ne deve andare”. Rosato non risparmia una piccola stoccata agli alleati: “Oggi due nuovi elementi per arricchire il curriculum della consigliera scelta dal Pd e da Azione per guidare la commissione che deve occuparsi della candidatura di Roma a Expo2030. Ora, chi l’ha scelta, pretenda le sue dimissioni”.

A farsi sentire anche qualche voce nel Pd. È fatto noto infatti che la maggioranza capitolina non fosse uniformemente concorde a votare per Raggi alla presidenza di Expo. “Ci attendiamo che Virginia Raggi chiarisca e smentisca pubblicamente” perché “un suo presunto appoggio alla guerra di Putin rappresenterebbe una posizione inaccettabile, oltre tutto in totale contraddizione con la linea tenuta dal governo e dal ministro degli Esteri”, ha detto la capogruppo in Campidoglio, Valeria Baglio. Ma in Aula Giulio Cesare il caso si è fatto sentire soprattutto per le posizioni dure di renziani e calendiani, che hanno replicato a livello territoriale la strategia dei leader nazionali. I consiglieri di Iv hanno annunciato il lancio di una petizione su Roma per chiedere le dimissioni di Raggi. Quelli di Azione hanno chiesto le dimissioni di Raggi, ma soprattutto la capogruppo Flavia De Gregorio ha annunciato la sua uscita dalla commissione Expo 2030 nella quale era entrata soltanto il 22 febbraio scorso in sostituzione del consigliere di Italia Viva, Valerio Casini, dimissionario dopo la spaccatura con Azione.

Una gran bufera su cui però ha soffiato l’ex sindaca. Con un post Facebook Raggi ha smentito e chiarito “non sono una filo-putiniana o filo-russa” e spiegato: “È evidente che in Ucraina ci sia un aggressore, la Russia, come è pubblica la mia contrarietà alla guerra come soluzione dei conflitti. Mi rincresce dover fare questa premessa (ritengo anche banali queste mie affermazioni) ma mi si vuole affibbiare questa etichetta per delegittimarmi”. L’ex sindaca ha ricordato di aver già detto “pubblicamente che ho serie perplessità sull’invio di armi in Ucraina, così come ho detto che dobbiamo renderci liberi dal ricatto russo sulla fornitura del gas” e precisato: “Ho condiviso in una chat privata le analisi sulle tensioni tra Russia e Ucraina che aveva fatto, fin dal 2014, l’allora parlamentare europeo Dario Tamburrano. Dario invitava ad intervenire prontamente per evitare che la guerra si estendesse dalla Crimea e dal Donbass a tutta l’Ucraina e all’Europa. Aveva ragione. Allo stesso tempo proponeva una soluzione: limitare l’incidenza del gas russo nelle forniture energetiche dell’Europa e investire nelle fonti rinnovabili. Ed è quello che, secondo me, dobbiamo fare”.