“Il processo necessario per cambiare in rubli la valuta di pagamento del gas russo richiederà tempo e non inizierà già questa settimana, a dispetto di quanto previsto dalle disposizioni del presidente Vladimir Putin, un cui decreto indicava nel 31 marzo la deadline per il cambio nelle modalità di pagamento”. Lo ha affermato il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, in una conference call con i giornalisti. Ieri si era ipotizzato che il vincolo di pagamenti in rubli potesse scattare già da questo aprile. Si tratta insomma di un passo indietro di Mosca in un braccio di ferro che però continua. Secondo quanto riporta il Cremlino Putin e il cancelliere tedesco Olaf Scholz avrebbero concordato sul fatto che un eventuale pagamento in rubli non vanificherebbe la validità dei contratti in essere. Lo stesso tema sarebbe stato discusso durante la telefonata con Mario Draghi
Oggi il governo tedesco ha attivato l’allerta preventiva del piano di emergenza sul gas in Germania e lo stesso ha fatto l’Austria. Lo ha annunciato il ministro dell’Economia e del Clima Robert Habeck a Berlino, in una conferenza stampa al ministero, spiegando che a causa della guerra in Ucraina, la Germania si prepara a un peggioramento dell’approvvigionamento del gas, attualmente comunque garantito. Il piano di emergenza è strutturato in tre fasi, la prima, quella attuale prevede un attento monitoraggio di riserve e consumi di gas. Secondo il ministero, l’approvvigionamento complessivo di tutti i consumatori è attualmente ancora garantito.
“Tuttavia, d’ora in poi ogni consumatore di gas – dalle imprese ai privati - dovrà anche ridurre il più possibile i propri consumi“. La terza fase prevede che lo Stato assuma temporaneamente direttamente controllo e gestione di tutti i possibili fornitori di energia del paese. Dopo l’annuncio di Berlino, che in sostanza segnala una maggiore possibilità di stallo con Mosca, il prezzo del gas è salito del 5% a 113 euro per megawatt/ora. Circa il 40% del consumo tedesco di gas p garantito da forniture russe che arrivano in Germania principalmente attraverso i gasdotti Nord Stream 1 che ha una capacità di 55 miliardi di metri cubi l’anno e Yamal che corre attraverso Bielorussia e Polona. Sul diktat di Putin per il pagamento in rubli era arrivato ieri il rifiuto dei paesi del G7 che giudicano la mossa del Cremlino una violazione dei termini contrattuali. Oggi la Polonia ha detto che “farà di tutto” per interrompere l’importazione di petrolio dalla Russia entro la fine di quest’anno e spera di arrivare entro aprile-maggio a un “completo abbandono” del carbone russo in quello che rappresenta il “più radicale piano” di indipendenza energetica dalla Russia in Europa.
Il tema dei pagamenti in rubli è stato uno dei temi del colloquio telefonico che si è svolto tra il presidente francese Emmanuel Macron e Putin. Al momento, come ribadito ieri dalla società statale russa Gazprom, i flussi verso l’Europa procedono regolarmene. Ogni anni il Vecchio Continente importa oltre 100 miliardi di metri cubi di gas russo, 30 di questi miliardi finiscono in Italia. La fornitura di Gnl via nave assicurata dagli Stati Uniti copre circa un decimo di queste forniture. Dunque entrambe le parti hanno il coltello dalla parte del manico…o meglio, dalla parte della lama. Senza un’intesa lo stop del gas russo metterebbe in serissima difficoltà l’Europa, Mosca dovrebbe rinunciare a quel miliardo di euro che ogni giorno l’Ue paga Mosca per il suo petrolio, gas, carbone. Senza essere, almeno nel breve termine, in grado di sostituire interamente le forniture. Secondo alcune indiscrezioni il Cremlino starebbe valutando la possibilità di estendere i pagamenti in rubli anche alle forniture di grano.