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Gomez a La7: “Pochi Paesi Nato spendono militarmente più del 2% del Pil. Alcuni stanno decidendo di spalmare questo aumento”

“Solo una piccola parte dei Paesi della Nato spende più del 2% del Pil. Alcuni Stati ne stanno dibattendo in Parlamento e sono giunti alla conclusione che non si può arrivare entro il 2024 a un simile aumento, ma che è necessario spalmare questa spesa un po’ più lentamente”. Sono le parole del direttore de ilfattoquotidiano.it e di FQ Millennium, Peter Gomez, che, in una replica al senatore del Pd Andrea Marcucci nel corso della trasmissione “L’aria che tira” (La7), spiega come 19 Paesi della Nato non hanno ancora portato le proprie uscite per la difesa al 2% del Pil.

Gomez sottolinea: “È vero che il governo Conte ha sempre aumentato le spese militari. Era stato preso un accordo nel 2014, ma fino al 2018 l’Italia non ha mai fatto nulla praticamente. A partire dai governi Conte le spese militari sono state aumentate di circa un miliardo e mezzo l’anno. In questo momento, però, si dice che si ha l’obiettivo di arrivare a quel 2% del Pil entro il 2024. Questo significherebbe spendere d’emblée 12 miliardi l’anno in più – continua – Un aumento mostruoso. Nel 2019, quando Conte stesso ribadì questi impegni, l’allora ministra della Difesa Elisabetta Trenta disse che con la Nato si doveva discutere di una cosa, e cioè del fatto che all’interno di queste spese dovessero rientrare anche quelle per la cybersecurity. E i 600 milioni messi nel Pnrr sono pochi per mettere in sicurezza il nostro Paese“.

Il direttore del Fatto online si sofferma anche sulle taglienti critiche pronunciate precedentemente da Marcucci nei confronti del leader del M5s: “Marcucci ha ragione quando dice che dietro alla mossa di Conte c’è la necessità di recuperare consenso. Ma c’è anche la necessità di discutere quello che sente il Paese, perché anche dai sondaggi di ieri sera risulta che solo il 23% degli italiani è favorevole a un aumento delle spese militari in questo momento – aggiunge – Possono avere torto, possiamo convincerli che si sbagliano, però Marcucci, come gli altri suoi colleghi, sono rappresentanti del Paese. E quindi, quando fanno dei passi così importanti, secondo me, è bene che ne discutano. Un Parlamento serio, che rappresenta gli italiani, non prende a scatola chiusa quello che dice il premier o un ministro”.