di Pietro Francesco Maria De Sarlo
Dall’agenzia Ansa: “Draghi a Napoli, patto per la città: ‘C’è questione meridionale, colmare i divari’; ‘Non sprecare i soldi del Pnrr, il piano va completato entro il 2026′”. Ma davvero dice? Vediamo qualche numero da vicino.
Secondo i dati dei conti pubblici territoriali ogni anno, da che esiste l’Agenzia per la Coesione Territoriale vigilata proprio dalla presidenza del Consiglio, ogni cittadino del Mezzogiorno, isole comprese, riceve dallo Stato spese correnti per 4.477 euro pro capite in meno rispetto ai cittadini del Centro Nord. In dieci anni fanno 44.770 euro in meno a testa. Di che spese si tratta? Sanità, per esempio. Negli ultimi dieci anni 2.475 euro all’anno pro capite in Lombardia e 1.661 euro pro capite in Campania. Altro esempio, le spese per le politiche sociali: 6.557 euro all’anno in Lombardia rispetto ai 4.515 euro all’anno in Campania. Insomma, per quelli che ancora fanno finta di non capire, si spende più per le politiche sociali a via Brera che a Scampia.
Non vale neanche la pena di ribattere a quelli che tirano fuori la questione del Pil per regione: già oggi la spesa pubblica è maggiore dove maggiore è il Pil. Conti alla mano solo in Toscana (con 16.519 euro pro capite) e in Veneto (con 15.373 euro) c’è una spesa pubblica inferiore alla media nazionale (che è di 17.299 euro) e un Pil pro capite superiore (Toscana 29.887 euro, Veneto 31.180 euro e Italia 27.919 euro). Tutti i dati esposti sono la media degli ultimi dieci anni e sono ricavati dai Cpt e da Eurostat.
I divari si colmano con il Pnrr? Nei prossimi cinque anni il Sud riceverà in più rispetto al Centro Nord 858 euro pro capite, che per ognuno dei cinque anni del piano fa 171 euro all’anno. Al Sud ci sono stati i fondi europei che nel ciclo 2014-2020 sono stati di ben 535 euro pro capite maggiori che al Centro-Nord, significa una media di 76 euro all’anno in più. Ma di cosa parliamo? A fronte di una spesa annua corrente di 4.477 euro in meno colmiamo il divario con i 171 euro in più del Pnrr? Oppure, nel caso in cui il prossimo ciclo di programmazione dei fondi europei fosse uguale a quello del 2014-2020, con i 76 euro all’anno in più?
Fossero solo questi i problemi! Nella realtà le “missioni” del Pnrr, come i cicli dei fondi strutturali, non modificano di una virgola il gap infrastrutturale Nord-Sud. Anzi, a giudicare dai bandi approvati dal Ministero della Cultura, come per i fondi europei, andremo a indebitarci per le tante sagre della castagna in giro per il Bel Paese. In aggiunta molte di queste missioni costituiscono una spesa sostitutiva e non aggiuntiva alla gestione ordinaria.
Ad oggi al Centro Nord c’è una densità di autostrade pari a 25,5 chilometri per mille kmq, mentre al sud è di 17,14. L’Alta velocità si ferma a Salerno, al Sud non c’è un solo hub aeroportuale intercontinentale. Il Mezzogiorno, che è al centro del Mediterraneo, punto di incrocio di tre continenti, è fuori dalle grandi rotte di commercio internazionale e le relazioni commerciali con i paesi che affacciano sul Mediterraneo sono ridotte alla richiesta di centri di detenzione per migranti. Mai l’umanità si è sviluppata lontano dalle rotte commerciali.
L’Olanda scambia il 13,4% del proprio Pil con la Cina, con una crescita del 94,2% negli ultimi dieci anni. La Germania il 5,3% con una crescita nel decennio del 52,9%. Noi solo il 2,7 del Pil e con una crescita media annua del due per cento. Non importiamo merci dai cinesi? No, ma ci arrivano dai porti del Nord Europa, spesso come componenti del made in Germany. E i nostri porti del Sud che sono di fronte a Suez? Per questi cosa prevede il Pnrr? C’è un progetto simbolo intorno al quale concentrare la visione dello sviluppo del Sud, come il Ponte sullo Stretto, o solo interventi a pioggia? Come per i fondi europei, escluso il primo decile, il resto dei fondi si divide su oltre 710 mila progetti con una media di ottomila euro.
Dr. Mario Draghi, lei ci vuole prendere in giro o è poco informato? Siamo veramente stufi, ben arrivato nell’inconcludente club del blablabla sul Sud.