L’inflazione di marzo in Spagna è salita al 9,8% dal 7,6% di febbraio. Si tratta del maggior balzo dal 1985 e l’incremento supera le attese degli analisti. E’ il primo dato di un paese Ue che incorpora le ricadute sui prezzi del conflitto in Ucraina che ha molto agitato i mercati di materie prime generando forti oscillazioni. Il ministero dell’Economia iberico ha precisato che il 73% dell’aumento dei prezzi è dovuto all’impatto dell’invasione dell’Ucraina sui prezzi dell’energia e degli alimentari. L’aumento dei costi del carburante ha spinto i camionisti in Spagna a prolungare le proteste per una terza settimana, nonostante l’offerta del governo di concedere 1 miliardo di euro di aiuti diretti all’industria. Giovedì sono attesi i dati sull’inflazione in Italia.

Venerdì Eurostat comunicherà il dato relativo all’intera area euro che è già ben oltre quel 2% ritenuto valore ottimale dalla Banca centrale europea. Alla luce di un’ulteriore accelerazione dei prezzi al consumo la Bce potrebbe a sua volta decidere di velocizzare la sua azione restrittiva sulla politica monetaria. Ieri il governatore della banca centrale spagnola Pablo Hernandez Cos ha dichiarato martedì che i dati dell’area euro di marzo mostreranno un “aumento molto significativo dell’inflazione”. Oltre ad alimentare i prezzi, ha avvertito che l’incertezza derivante dal conflitto sta intaccando la fiducia e potrebbe trascinare al ribasso i consumi e gli investimenti. Il capo economista della Bce Philip Lane ieri ha affermato che “ci sono scenario in cui sarebbe appropriato iniziare a normalizzare i tassi d’interesse più avanti quest’anno. E, naturalmente, scenario in cui sarebbe appropriato muoversi più in là”. Lane ha spiegato che occorrerebbe vedere un “declino significativo” delle prospettive d’inflazione nel medio termine, perché la Bce continuasse a comprare bond oltre il terzo trimestre.

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