La documentazione fotografia dell’intervento della Guardia di Finanza di Venezia testimonia la mancanza di manutenzione alla dighe mobili del Mose. Si tratta delle paratoie che stanno sul fondo della laguna, alle bocche di porto, e che vengono innalzate in caso di alte maree, così da difendere Venezia dall’acqua alta. La testimonianza viene dalle riprese effettuate dai finanziari che si sono trovati di fronte a una massa enorme di molluschi, alghe e incrostazioni che hanno coperto le paratoie di colore giallo. Nel filmato si vedono i finanzieri con un barchino e alcuni sub in acqua, mentre stanno effettuando la perlustrazione su ordine della Corte dei Conti che ha aperto un’indagine per verificare eventuali danni erariali causati dai ritardi degli interventi. Ogni paratoia dovrebbe essere smontata a ciclo continuo ogni cinque anni, pulita e nuovamente trattata con vernici speciali. Non è mai stato fatto e alcune paratoie sono in acqua dal 2013. I finanzieri hanno usato un raschietti, rio per rimuovere piccole porzioni di detriti marini, così da verificare lo stato dell’acciaio.
Intanto si è registrata l’ultima confisca di beni da parte del Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Venezia a carico di uno degli imputati dello scandalo delle tangenti scoppiato otto anni fa. Su ordine della Procura della Repubblica è stata eseguita la confisca nei confronti di Pio Savioli, all’epoca membro del Consorzio Venezia Nuova, per un valore di un milione e 166mila euro. Savioli aveva patteggiato una pena di un anno e otto mesi di reclusione, pena sospesa. Finora si riteneva che non disponesse di beni, ma la Finanza ha accertato la presenza di proprietà intestate ai familiari, tra cui alcune polizze assicurative intestate alla moglie. Secondo i magistrati il denaro sarebbe riconducibile a Savioli in persona (è stato uno dei primi a collaborare con gli inquirenti), ma l’avvocato della moglie contesta la confisca.