Così il giudice per le indagini preliminari Angela Corvi spiega la convalida del fermo a carico del 43enne, che resta in carcere: "Davvero macroscopico appare il pericolo di recidiva specifica", ha scritto il gip, che ha definito l'atteggiamento dell'uomo "riprovevole, durante una situazione di completo 'abbandono' della vittima, che si fidava ciecamente del suo ex compagno ed intimo amico, la uccideva barbaramente, colpendola più volte con bestiale violenza, per poi tagliarle la gola"
Davide Fontana ha ucciso Carol Maltesi non per un gioco erotico finito male, ma durante il rapporto. E lo ho fatto, spiega il giudice per le indagini preliminari Angela Corvi, “Poiché non poteva accettare di vivere senza la ragazza che tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022, gli aveva comunicato che intendeva lasciare Rescaldina e trasferirsi fra il Veronese, dove risiedeva il figlioletto, e Praga”. Questo emerge nel corso dell’ultimo interrogatorio del 43enne accusato di aver ucciso e fatto a pezzi la 26enne originaria di Sesto Calende. L’uomo, impiegato di banca, ha confessato di aver anche conservato per mesi i resti della ragazza in un congelatore, e di averli poi gettati nel paese in provincia di Brescia che frequentava da bambino. “Per oltre due mesi, l’indagato escogitava, preparava ed attuava una complessa strategia per occultare l’orrendo delitto commesso, fare sparire il corpo e così definitivamente sottrarsi da qualsiasi responsabilità”. In questo senso, spiega nel provvedimento di convalida, “si procurava gli arnesi per fare a pezzi il cadavere, un congelatore per conservarlo senza destare sospetti, affittava una casa isolata per fare sparire ogni traccia della ragazza, compiva una serie di sopralluoghi funzionali ai suoi scopi, si fingeva Carol al cellulare e compiva ogni possibile azione per simulare la sua esistenza in vita (compreso pagarle le bollette di casa e intrattenere via messaggio i suoi clienti)”. Si tratta di azioni che, a dire del gip di Brescia “mostrano in maniera assolutamente lampante la ferma, pervicace, inamovibile volontà dell’indagato di evitare le conseguenze delle sue gravissime azioni e che dimostrano la sussistenza di un evidentissimo rischio di fuga”. La possibilità di darsi alla macchia è ritenuta “altamente verosimile” e il pericolo di inquinamento probatorio “non può oggi ritenersi venuto meno” visto che non è ancora possibile escludere il coinvolgimento di altre persone che potrebbero averlo aiutato a liberarsi del corpo.
Prosegue il gip, che ha perciò convalidato il fermo per il 43enne: “Pure acconsentendo a che la Maltesi, di cui si è rappresentato follemente innamorato, intrattenesse relazioni anche con uomini diversi, non poteva assolutamente accettare che se ne andasse lontano, abbandonandolo; e così, le toglieva barbaramente la vita, durante un gioco erotico che avevano concordato, approfittando della evidentemente incondizionata fiducia che la giovane riponeva in lui; tanto da farsi legare, imbavagliare ed incappucciare, rendendosi inerme nelle sue mani”.
“In sede di udienza di convalida – aggiunge -, l’indagato ha integralmente confessato i delitti, rivelando altresì il movente, di evidente natura passionale”. Il giudice bresciano, che poi si è dichiarata incompetente territorialmente disponendo la trasmissione degli atti alla Procura di Busto Arsizio, spiega inoltre che Fontana ha ucciso “una giovanissima donna, madre di un bimbo ancora in tenera età, ‘colpevole’ soltanto di volere seguire i propri progetti ed aspirazioni lontano dall’indagato”. Il gip Corvi nel provvedimento di convalida il fermo sottolinea inoltre “l’elevata probabilità” che l’uomo possa commettere in futuro gravi delitti contro la persona: “Davvero macroscopico appare il pericolo di recidiva specifica, avuto riguardo alla inusitata gravità oggettiva e soggettiva dei fatti addebitati al Fontana, nonché alle sue modalità realizzative, denotanti indomita ferocia ed estrema pericolosità di un soggetto che durante una situazione di completo ‘abbandono’ della vittima, che si fidava ciecamente del suo ex compagno ed intimo amico, la uccideva barbaramente, colpendola più volte con bestiale violenza, per poi tagliarle la gola”, scrive il gip. “La totale mancanza di ogni senso di umana compassione traspare limpidamente dalla complessiva condotta volta a distruggere il cadavere della Maltesi, che il Fontana sezionava, bruciava e sfigurava, mosso esclusivamente dalla finalità di salvare sé stesso, così facendo scempio dei resti della donna, cui pure ancora oggi afferma di avere tenuto sopra ogni cosa”. Da ultimo, “l’assenza di qualsiasi scrupolo morale” trova dimostrazione nel fatto che, negli stessi giorni in cui si trovava a Vararo, “all’unico scopo di disfarsi della sua vittima, trovava il tempo di ‘recensire’ l’abitazione in cui era ospitato, definendolo ‘luogo magico immerso nella natura per trascorrere del tempo in totale relax .. pieno di dettagli di ottimo gusto per vivere (un) soggiorno di qualità'”.
In merito alla dinamica dell’omicidio, il 43enne aveva detto di aver tagliato la gola alla ragazza come ‘atto di pietà’ per far sì che smettesse di soffrire. Il commento del gip al riguardo: “Fontana, oltre a colpire violentemente e ripetutamente la vittima, con un martello, le tagliava ferocemente la gola, in un momento in cui coltivava quantomeno il forte dubbio che ella ancora fosse in vita (‘… quando però ho visto che muoveva una gamba, ho pensato che potesse soffrire e le ho tagliato la gola’). Che questo gesto – ossia lo sgozzamento – potesse essere concepito dallo stesso indagato come ‘atto di pietà’ appare davvero inverosimile, sicché la condotta pare caratterizzarsi quale eccedente rispetto alla normalità causale e tale da determinare sofferenze aggiuntive ed esprimere un atteggiamento interiore specialmente riprovevole“.