L’Italia può ridurre i consumi di gas di circa 5,4 miliardi di metri cubi entro il 2025 ed, entro il 2030, di 12 miliardi di metri cubi, ossia il 41% delle importazioni dalla Russia. Questo attraverso l’efficientamento degli edifici e l’elettrificazione dei consumi per il riscaldamento domestico. È quanto emerge dal nuovo studio Elemens elaborato per Legambiente e Kyoto Club in cui si fa un’analisi sui benefici che il Paese potrebbe ricevere se si riqualificasse ogni anno il 3% del patrimonio edilizio, come prevede la nuova strategia europea Renovation Wave, portandolo da una performance media di consumo di energia finale termica da 136 a circa 50 kilowattora per ogni m2 all’anno e sostituendo i sistemi di riscaldamento domestico a gas con le pompe di calore. In tre anni, secondo le stime, si arriverebbe ad avere un risparmio di emissioni di gas climalteranti di 22 milioni di tonnellate di C02, oltre che a un risparmio in bollette per le famiglie. D’altronde, dall’utilizzo dei combustibili fossili nel settore del riscaldamento e del raffrescamento è causa del 12% delle emissioni totali di CO2 equivalenti in Unione europea, il cui consumo energetico annuale deriva per il 28% proprio da queste fonti. “La riduzione del consumo di gas nel nostro Paese – si spiega nel rapporto – comporterebbe un ulteriore beneficio, legato alla riduzione degli incidenti che ogni anno avvengono legati al suo consumo”. Solo nel 2019, sono stati 270 con 35 persone che hanno perso la vita.
Il peso del consumo di gas nelle case – In Italia i consumi civili valgono 32 miliardi di metri cubi ogni anno, il 43% di quelli nazionali e “contribuiscono in maniera significativa a inquinare le città e a surriscaldare il Pianeta”. Nella nostra Penisola sono 17,5 milioni (su circa 26 milioni) le abitazioni che utilizzano caldaie a gas per il riscaldamento. Legambiente e Kyoto Club chiedono di rendere più efficaci le politiche di incentivo per le riqualificazioni edilizie visto che, secondo Enea, la riduzione nel 2020 è stata di appena 0,3 miliardi di metri cubi di gas a fronte di 27 miliardi di euro di detrazioni fiscali. “L’attuale crisi energetica – spiega Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente – ha messo in evidenza la fragilità di un sistema energetico largamente basato sulle importazioni di fonti fossili e in particolare di gas, che si continua a incentivare”. L’Italia è l’unico paese al mondo che regala caldaie a metano spendendo miliardi di euro ogni anno.
Le proposte – “Tutti i paesi europei e le città stanno cambiando rotta – aggiunge Zanchini – e anche l’Italia ha tutto l’interesse a scegliere questa strada eliminando da subito il rimborso del 110% delle spese per le caldaie a gas, perché l’obiettivo è liberarsi dalle fossili e sostituire questi impianti con pompe di calore, come ha appena deciso di fare la Francia. E nelle nuove case, che sono già a standard Nzeb, vietare l’utilizzo del gas già dal prossimo anno”. Diverse le proposte delle associazioni: oltre allo stop ai sussidi ambientalmente dannosi, anche la riforma dell’ecobonus. In pratica si chiede di “passare da incentivi legati alle tecnologie a un sistema che premi interventi integrati che riducano i fabbisogni energetici degli edifici (coibentazione, sostituzione di impianti e reti, autoproduzione da fonti rinnovabili, ndr). Ma per le associazioni è necessario prevedere nell’arco di tre anni la progressiva eliminazione delle agevolazioni IVA e accise su gas “senza dimenticare la progressiva decarbonizzazione dei sistemi di riscaldamento degli edifici con l’eliminazione degli incentivi per l’installazione delle caldaie a gas”. Con degli step precisi: al 2023 l’esclusione dal superbonus 110%, al 2026 l’esclusione dalla detrazione del 50%, al 2024 il divieto di installazione nei nuovi interventi edilizi e al 2027 nelle ristrutturazioni degli interi edifici, proprio “nella prospettiva di elettrificazione e diffusione di pompe di calore integrate con fonti rinnovabili”.
Cosa si fa all’estero. E il caso Sardegna – Nello studio di Elemens vengono citati anche alcuni esempi di politiche adottate all’estero da cui il nostro Paese potrebbe ispirarsi. Si va dall’Irlanda, dove nel febbraio del 2020 è stato approvato un pacchetto per supportare il miglioramento delle classi energetiche degli edifici, con l’obiettivo di riqualificare energeticamente 500mila case con almeno la classe energetica B2. Il supporto economico consiste nell’erogazione in conto capitale di un incentivo fino al 50% della spesa sostenuta per effettuare gli interventi e, per chi è più in difficoltà, è prevista l’intera copertura. Inoltre, gli interventi con un impatto maggiore nella riduzione del consumo energetico possono potenzialmente accedere ad un incentivo pari anche fino all’80% della spesa. Il piano prevede una spesa di 8 miliardi di euro al 2030. La Francia, invece, in seguito alla crisi energetica indotta dalla situazione geopolitica, ha deciso di portare a 9mila euro l’incentivo a supporto dell’installazione di pompe di calore. In Belgio, il Climate Plan della regione delle Fiandre mira a rendere obbligatoria entro il 2023 la riqualificazione energetica degli edifici acquistati (almeno fino alla classe D), che deve essere effettuata entro i 5 anni successivi all’acquisto. Inoltre, per i nuovi edifici sarà proibito avere un riscaldamento a gas (se non in conformazione ibrida con pompa di calore) ed, entro il 2026, sarà vietata anche la connessione alla rete del gas. Questo piano è sostenuto da agevolazioni fiscali e sussidi nei confronti delle pompe di calore e degli impianti ibridi. In Italia, la Sardegna è l’unica regione italiana non ancora metanizzata tramite la rete nazionale. “Questa condizione deve essere sfruttata – spiegano le associazioni – come un’opportunità per sperimentare gli effetti delle politiche di elettrificazione. La Sardegna può puntare ad essere la prima isola green del Mediterraneo”.