Istat e Unar hanno appena presentato i risultati della rilevazione condotta nel 2020-2021 sulle discriminazioni lavorative nei confronti delle persone LGBT+ sposate: il 26% dichiara che il proprio orientamento ha rappresentato uno svantaggio nel corso della propria vita lavorativa in almeno uno dei tre ambiti considerati (carriera e crescita professionale, riconoscimento e apprezzamento, reddito e retribuzione).Il 40,3% riferisce di aver evitato di parlare della vita privata per tenere nascosto il proprio orientamento sessuale (41,5% tra le donne, 39,7% tra gli uomini): una persona su cinque afferma di aver evitato di frequentare persone dell’ambiente lavorativo nel tempo libero per non rischiare di rivelare il proprio orientamento sessuale.
Circa sei persone su dieci hanno sperimentato almeno una micro-aggressione, ossia, ad esempio, brevi interscambi ripetuti che inviano messaggi denigratori ad alcuni individui in quanto facenti parte di un gruppo, insulti sottili diretti alle persone spesso in modo automatico o inconscio (la più diffusa è “aver sentito qualcuno definire una persona come frocio o usare in modo dispregiativo le espressioni lesbica, è da gay o simili”). Oltre il 68,2% ha dichiarato che è capitato di evitare di tenere per mano in pubblico il/la coniuge per paura di essere minacciato o molestato, mentre il 52,7% di esprimere il proprio orientamento sessuale per paura di essere aggredito.
Avete letto bene: anno 2022.
Il lavoro da fare è dunque ancora tanto, soprattutto nel nostro paese, e partirei proprio da questo articolo, con una piccola lezione slide’s mood, sul mondo che verrà: reggetevi forte, però, perché l’omosessualità è roba vecchia, e se avete ancora problemi al riguardo, spicciatevi. I numeri di Istat e Unar descrivono un’era preistorica, una specie di macabra resistenza mentre il futuro sta già diventando presente. Per ora, vi lascio familiarizzare col vocabolario dei vostri figli:
– MS: Minoranze sessuali
– Genere sessuale: anatomia di una persona
– Identità di genere: la percezione che ciascuno ha di sé indipendentemente dalla sua anatomia (es: un uomo si può sentire donna senza essere transessuale)
– Spettro di genere: il genere femminile e maschile sono i poli opposti di uno spettro continuamente cangiante (non c’è una posizione definita su questo tema da parte della comunità scientifica; ultimamente il concetto di spettro ha cominciato a essere usato anche dai biologi, in riferimento al sesso)
– Ruolo di genere: comportamento di una persona secondo il sistema socialmente costruito intorno ai generi sessuali
– Orientamento sessuale: l’attrazione emozionale, sentimentale e e sessuale di una persona
– Persona cisgender: le persone la cui identità di genere corrisponde al genere e al sesso biologico alla nascita
– Persona transgender: chi si riconosce nel genere opposto al proprio sesso biologico o in un genere intermedio tra il maschile e il femminile
– Persona non-binaria, genderfluid o del Terzo genere: chi nega la logica sessuale binaria (maschio/femmina) e si percepisce al di là dei due generi
– Persona agender: le persone che rifiutano di identificarsi in un genere
– Persona transessuale: chi si identifica in modo permanente con un genere diverso rispetto al proprio sesso biologico e che persegue l’obiettivo di un cambiamento del proprio corpo, anche attraverso interventi medico-chirurgici
– Persona crossdresser (travestito): sono persone che indossano abiti assegnati al sesso opposto (il ruolo di genere non coincide con il genere sessuale della persona)
– Persona intersessuale: si fa riferimento ad una condizione in cui una persona presenta, sin dalla nascita, caratteri sessuali che non rientrano nella tradizionale classificazione di maschile e femminile.
– Asessuale: è un orientamento sessuale (o assenza di esso) per cui la persona non è attratta da alcun genere e/o non prova desiderio nell’attività sessuale
– Sapiosessuale: è un orientamento sessuale in cui è l’intelligenza il principale fattore di attrazione emotiva, sentimentale e sessuale
– Drag queen-Drag king: artisti en-travesti
– Persona queer (o genderqueer o genderfuck): eccentrica, irriverente, divergente. Non sono eterosessuali e/o non sono cisgender
– AFAB (Assigned Female At Birth, femmina assegnata alla nascita) include donne cisgender, uomini transgender e persone non binarie; AMAB (Assigned Male At Birth, maschio assegnato alla nascita) include uomini cisgender, donne transgender, persone non binarie
– Persona poliamorosa: è un orientamento sessuale per cui la persona è attratta contemporneamente da più persone, anche di sessi diversi. Benvenuti e benvenute nel mondo dei Måneskin, di Fedez, di Sangiovanni, di Achille Lauro, delle nuove icone che non conoscono etablishment, appartenenze e bolle, che rappresentano se stessi e se stesse distruggendo con le loro autenticità tutti i nostri bias e le nostre catene mentali. Liberi da noi, generazione nata nel vecchio Millennio, vissuti con la mentalità fascista del Codice Rocco in cui vigeva l’istituto del matrimonio riparatore (estinzione del reato di violenza sessuale se lo stupratore di una minorenne acconsentiva poi a sposarla, salvando l’onore della famiglia di lei), cresciuti con il delitto d’onore (abrogato solo nel 1981) e il reato di adulterio (abrogato solo nel 1968), senza una legge per divorzio (1970) e aborto (1978).
Ma soprattutto, come ho già scritto su ReWriters, uomini (molti) e donne (poche) affetti da pavonismo ideologico, portatori insani di false morali ipocrite, efficacissime nel comunicare se stesse ma indifferenti alla loro messa a terra: siamo stati totalmente privi di quella generosità e quella capacità donativa che è fisiologicamente necessaria per fare in modo che un’intenzione si trasformi in azione valoriale. Abbiamo perso di credibilità e autorevolezza: il pianeta sta morendo, e con lui (lei) i nostri figli, quelli che adesso si esprimono con sentimento e autenticità dalle loro stanze, dai palchi virtuali dello streaming, dentro e fuori dal ruolo (come Fedez, rapper che però prende posizioni forti nel dibattito socioculturale italiano), come appunto Damiano, che con orgoglio rivendica non solo la sua camicia crop trop, ma tutta la sua femminilità: liberi di essere.
E, guarda caso, la generazione Z è la prima ad aver vissuto l’epoca dei matrimoni omosessuali: sono ragazzi e ragazze che ricercano la soddisfazione personale in un impiego legato alle loro passioni più che a un salario, che considerano più importante il well-being (“economia della felicità”) rispetto al capabilities approach, alla performance, che si considerano leali, compassionevoli, riflessivi, di mentalità aperta, responsabili e determinati (qui lo studio). Persone gender fluid o comunque felici di oscillare tra le rappresentazioni del maschile e femminile, senza turbamenti legati all’orientamento sessuale.