Il presidente del Consiglio, parlando davanti alla stampa estera, ha riferito il contenuto della conversazione avuta ieri con il leader russo. E si è espresso sullo scontro all'interno della maggioranza sull'aumento della spesa militare, dicendosi soddisfatto dell'intesa raggiunta dopo la mediazione di Guerini
La “concessione” di Putin alle aziende europee perché possano pagare in euro e non in rubli. E l’accordo raggiunto dentro la maggioranza sull’aumento graduale delle spese militari entro il 2028. Mario Draghi, rispondendo alle domande della stampa estera, ha parlato della telefonata avuta ieri con il presidente russo, ma anche delle tensioni con Giuseppe Conte sugli investimenti per le armi. Il presidente del Consiglio ha assicurato di essere “soddisfatto” dell’evoluzione delle vicende sul fronte interno, ma soprattutto ha sposato la mediazione offerta dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini perché la crescita non sia entro il 2024, ma piuttosto il 2028. Un compromesso che ieri è stato bene accolto anche dai 5 stelle. Draghi ha anche detto che “sul Def non è previsto che ci sia nessuna indicazione specifica di spese militari o di altre spese. Il Def è un documento complessivo”, ha precisato. Per quanto riguarda infine, le misure che il governo ha in cantiere per imprese e famiglie per far fronte al caro prezzi, Draghi ha annunciato che la settimana prossima “vedrà i sindacati”.
Il caso dell’aumento della spesa sulle armi – Proprio la questione dell’aumento della spesa per gli armamenti ha occupato le ultime ore della politica nazionale. E oggi Draghi, dopo lo scontro di poco più di 24 ore fa con Conte, ha assicurato che la crisi è rientrata. Innanzitutto ha cercato di spostare l’attenzione su un meccanismo di difesa che, ha detto, è necessario vada oltre le decisioni dei singoli Stati. Occorre “superare l’attuale sistema legato alle decisioni nazionali e se siamo seri”, ha detto, occorre procedere “subito un coordinamento sulla difesa: chi spende, quanto spende. Bisogna chiedere alla Commissione” di partire “da lì, altrimenti non siamo seri e non ne parliamo più. Non bisogna prenderlo alla leggera”. Per quanto riguarda lo scontro con Conte, il presidente del Consiglio ha detto di essere soddisfatto dell’accordo raggiunto. Quindi ha ribadito che l’impegno dell’Italia per il 2%” del Pil per le spese militari con la Nato “è stato preso nel 2014 ed è stato ribadito da tutti i governi, dal 2018 al 2021 le spese nel bilancio della difese sono aumentate tra il 17% e il 26-27%. L’impegno dell’Italia è confermare quanto fatto precedentemente e gli impegni con la Nato”, ha continuato. “Ci siamo visti con il presidente Conte il quale chiedeva l’allungamento” dei tempi per raggiungere il 2% “al 2030. Io ho detto no, si fa quel che ministro” della Difesa, Guerini, ha proposto e deciso per il 2028“. Successivamente, ha concluso, “è uscito un comunicato che quella era la richiesta di coloro che avevano chiesto di ridurre le spese militari, quindi non c’è disaccordo”. Sollecitato poi di nuovo, su quello che potrebbe sembrare un rinvio degli investimenti per la difesa, Draghi ha replicato: “Il vincolo del 2024 è un vincolo che in realtà è stato preso come un’indicazione e non come un obiettivo e molti governi Ue lo hanno disatteso. L’Italia ha un livello un po’ sotto la Germania, molto sotto la Francia e il Regno Unito. Noi siamo intorno all’1,4% ma l’obiettivo del 2% è un obiettivo verso cui tendere con continuità e realismo. Non c’è alcuna sorpresa in questo obiettivo di tendenza“.
La telefonata con Putin e la “concessione alle aziende europee” – Draghi ha aperto la conferenza stampa parlando della telefonata avuta ieri con il presidente russo: “Le parole di Putin sono state: i contratti esistenti rimangono in vigore, le aziende europee, e ha rimarcato che è una concessione solo per loro, continueranno a pagare in euro o in dollari”, ha riferito. “La spiegazione su come si faccia a conciliare le due posizioni, dollari e pagare in rubli, è stata lunga e ho ascoltato dicendo che poi i tecnici si sarebbero messi in contatto”. In particolare, “quello che ho capito è che la conversione è un fatto interno alla Federazione Russa. Ora ci sono analisi in corso per capire che significa. Mi sembra non sia semplice cambiare valuta di pagamento senza violare i contratti”. Draghi ha anche detto di aver affrontato con Putin la questione delle trattative negoziali per il conflitto in Ucraina: “Ho espresso la mia convinzione che per risolvere nodi cruciali serve un incontro con Zelensky che lo sta chiedendo dall’inizio. E Putin mi ha risposto che tempi non maturi. Uno dei punti di Putin è che ci sia piccoli passi avanti nei negoziati”. Così come, secondo quanto riferito da Draghi, le condizioni” da parte di Putin per un cessate il fuoco “non sono mature ma è stato aperto poi il corridoio di Mariupol che è la notizia che avete visto oggi”. E ha aggiunto: “In effetti le posizioni delle due parti si sono un po’ avvicinate”, ma sono “cauto perché c’è ancora molto scetticismo“. “Tutti desideriamo vedere uno spiraglio di luce. Le sanzioni funzionano, alla pace si arriva se l’Ucraina si difende, altrimenti non si arriva alla pace”, ha aggiunto. E, sempre a proposito della telefonata avuta con Putin, ha concluso: “In tutto questo ho riaffermato la disponibilità dell’Italia” a collaborare per costruire un percorso di pace “che è stata accolta e la telefonata si è conclusa con l’intenzione di mantenersi in contatto”.
Il ruolo della Cina: “Protagonista nel processo di pace”. Italia “richiesta come garante da Russia e Ucraina” – Parlando poi del vertice Ue-Cina, Draghi ha dichiarato: “Io ho aspettative positive” sul “ruolo della Cina” che “potrebbe diventare un protagonista di prima grandezza nel processo di pace. Bisogna vedere se le aspettative sono confermate” dal comportamento della Cina. “Uno spazio per il ruolo” nella risoluzione del conflitto “esiste e verrà toccato nel vertice Ue-Cina” insieme alla “transizione climatica, alla biodiversità, al commercio che è un tema importante perché si tratta di riparare le relazioni commerciali che in questi ultimi anni sono state frammentate: devono vedere equità internazionale, standard da rispettare”.
Mentre per quanto riguarda le trattative e il ruolo del nostro Paese, Draghi ha aggiunto: “L’aspetto positivo è che l’Italia è richiesta come garante dall’Ucraina e dalla Russia“. Mentre “il contenuto esatto di queste garanzie è ancora presto per definirlo: dipenderà dal risultato dei negoziati fra Russia e Ucraina. Saranno garanzie che prevedono che le clausole negoziate siano attuate: la pace, il tipo di neutralità che l’Ucraina avrà, lo status delle regioni e via dicendo. Dipende dal contenuto dei negoziati”. Interpellato poi sul presunto “cambio di atteggiamento di Putin”, Draghi ha dichiarato: “La risposta è complessa. Credo di aver notato un cambiamento, ma sono cauto nell’interpretazione” di questi “segni perché la situazione è in evoluzione. Credo di aver notato un cambiamento nei toni, ma non potrei dire se sia vero, in una telefonata di 40 minuti è difficile capire”.