Il medico era uno degli uomini del vicesegretario del Psi Giulio Di Donato nella sanità campana. In questi giorni è al centro delle polemiche per le collaborazioni dello Spallanzani con il fondo russo per le sperimentazioni del vaccino russo Sputnik.
Ai tempi del pentapartito nella agonizzante Prima Repubblica tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ‘90, l’attuale direttore generale dello Spallanzani di Roma Francesco Vaia, nato a Casandrino in provincia di Napoli, era uno degli uomini del vicesegretario del Psi Giulio Di Donato nella sanità campana. Con la casacca del Psi addosso, in quegli anni fu nominato amministratore straordinario dell’Usl 41 di Napoli, nella quale ricadevano gli ospedali Cotugno e Monaldi e l’istituto Frullone. In questa veste, Vaia cadde nel fosso di alcune storie di tangenti su appalti di forniture. Tangenti versate per ingrassare i conti e le tasche dei socialisti.
Anche a Napoli infatti c’era l’usanza di chiedere mazzette. Su tutto, e del dieci per cento: sui cibi precotti, la vigilanza, la sorveglianza, la manutenzione degli ospedali, i peacemakers, i servizi di lavanderia. “Importanti sviluppi potrebbero derivare dalle dichiarazioni di Franco Vaia (…) che dopo l’arresto ha cominciato a collaborare con la giustizia” scrisse l’Ansa nell’aprile del 1995, a commento dell’ennesima retata, dieci misure cautelari tra dirigenti sanitari e imprenditori. “A quanto si è appreso, Vaia avrebbe ricostruito il meccanismo delle tangenti alla Usl 41 e avrebbe fatto rivelazioni sul coinvolgimento di altre persone, tre le quali ex componenti del comitato di gestione e del Coreco. Vaia avrebbe anche fatto riferimento al ruolo avuto da un noto avvocato, definito il ”grande vecchio”, per il controllo delle inchieste sulle Usl”. Davanti al pool anticorruzione partenopeo – pm Antonio D’Amato, Alfonso D’Avino, Nunzio Fragliasso e Arcibaldo Miller – Vaia infatti vuotò il sacco immediatamente, già poche ore dopo l’arresto. Confessò i suoi reati, chiamò in correità i complici, aiutò gli inquirenti a ritrovare i soldi della sua ‘quota’, alcuni nascosti sotto al giardino di un parente.
Grazie alle sue rivelazioni, finirono nei guai molte persone. Tra cui l’ex segretaria di Di Donato, Cecilia Sorrentino, arrestata due mesi dopo con accuse di ricettazione. Si riferiva agli 850 milioni di lire che la Sorrentino avrebbe ricevuto fino al 1992 da Vaia e da numerosi imprenditori, il prezzo dell’appoggio del Psi alla nomina di Vaia ad amministratore straordinario. Uno dei tantissimi nomi di un procedimento monstre, con oltre 100 arresti scaglionati in più tranche.
Finì all’italiana, coi patteggiamenti e le prescrizioni. Vaia patteggiò con l’ok della Procura – indispensabile per procedere – una pena di un anno e sette mesi. Gli andò pure meglio in un altro filone delle indagini, e relativo alle convenzioni pubbliche con le case di cura di Pasquale Crispino, ucciso in circostanze misteriose nel 1991. Condannato con Di Donato in primo grado per tentata concussione, rispettivamente a 2 anni e mezzo e a 2 anni e 8 mesi, Vaia, Di Donato ed altri imputati riuscirono a strappare una prescrizione in appello per via della decisione dei giudici di derubricare il reato in corruzione.
Trent’anni dopo Vaia è in piedi, riverginato dall’oblio delle vicende giudiziarie e dalla nomina a “Cavaliere di Gran Croce Ordine al Merito della Repubblica Italiana”, conferitogli a dicembre su iniziativa del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Abituato a superare ben altre tempeste, Vaia sta attraversando senza bagnarsi il temporale delle polemiche per le collaborazioni dello Spallanzani con il fondo russo per le sperimentazioni del vaccino russo Sputnik. A tenere i rapporti con i russi per Sputnik per un anno, infatti, è stato proprio Vaia, direttore sanitario e direttore generale facente funzioni del principale istituto di ricerca italiano contro le malattie infettive.
A brevissimo Vaia potrà eliminare quel fastidioso ‘facente funzioni’ dal bigliettino da visita. L’atto di nomina a direttore generale, una riconferma di fatto, è stato perfezionato poche ore fa con il parere positivo della commissione Sanità del Consiglio regionale del Lazio (13 voti a favore e uno contrario). Adesso si attende solo il decreto di nomina della giunta regionale. Una formalità, a leggere le dichiarazioni dell’assessore laziale alla Sanità Alessio D’Amato: “Negli ultimi 2 anni Vaia ha concentrato la sua attività nel contrasto della pandemia. Non solo per la parte dello Spallanzani, ma anche nella messa a disposizione dell’intero sistema sanitario. Non ci sono procedimenti penali pendenti e può essere inserito nell’Albo nazionale per la sua età che è di 68 anni. L’atto è quindi pienamente legittimo”, il commento di D’Amato.