Il presidente francese nonché candidato nella corsa all’Eliseo, Emmanuel Macron, denuncia delle “controverità” in merito alle polemiche sui contratti conclusi nell’ultimo quinquennato tra lo Stato e società di consulenza come l’americana McKinsey. Il 17 marzo scorso, il Senato ha rivelato che le commesse dello Stato per questo tipo di prestazioni è “più che raddoppiato” tra il 2018 e il 2021, raggiungendo un record di oltre un miliardo di euro nel 2021. Tra l’altro, McKinsey, è stata la società di consulenza maggiormente sollecitata dallo Stato francese durante la pandemia. Un argomento di polemica utilizzato in questi ultimi giorni dagli avversari politici di Macron in vista del voto del 10 e del 24 aprile. Un anno fa, anche il governo Draghi venne contestato per una consulenza “tecnica” sul Recovery plan affidata proprio a McKinsey per 25mila euro.
Oggi, il presidente candidato tallonato da Marine Le Pen (Rassemblement National) nei sondaggi ha denunciato delle “controverità”, tornando a spiegarsi su quelle prestazioni esterne. “Non abbiamo mai delegato servizi pubblici a fornitori esterni”, ha assicurato durante un capannello in strada con i cittadini. Ma quando, ad esempio, “bisogna fornire delle prestazioni informatiche, per adattarsi alla cybersicurezza, si tratta di competenze che non abbiamo nello Stato” ed è dunque “opportuno” ricorrere a prestazioni esterne piuttosto che assumere nuovi funzionari sul lungo termine. “Se lo Stato dovesse ricorrere a questo genere di prestazioni esterne 4-5 volte di più rispetto ai nostri partner non sarebbe normale, ma se vediamo i nostri partner, noi facciamo 4-5 volte di meno”, ha tagliato corto Macron facendo un parallelo con gli altri Paesi europei. Nelle ultime settimane, con l’approssimarsi del voto per l’Eliseo, diversi candidati alle presidenziali, tra cui Yannick Jadot (EELV), Eric Zemmour (Reconquete), o Jean-Luc Mélenchon (La France Insoumise) hanno denunciato il ricorso alle società di consulenza private da parte del governo. Alcuni, come Xavier Bertrand, arrivano fino a parlare di “scandalo di Stato”.
Macron aveva già commentato nei giorni scorsi. “Se ci sono prove di manipolazione, che si vada al penale”, aveva dichiarato intervenendo alla trasmissione ‘Dimanche Politique’ su France 3. “Si ha l’impressione che ci siano stati degli inciuci, è falso. Nessun contratto viene concluso nella République senza rispettare le regole sugli appalti pubblici”. Per il presidente candidato, quando dei ministeri “lavorano giorno e notte”, che “chiedano aiuto a fornitori esterni non è scioccante”. McKinesy è inoltre accusata dal Senato di non pagare da anni la tassa sulle società e i senatori hanno denunciato nei giorni scorsi un responsabile del gruppo, Karim Tadjeddine, per falsa testimonianza rispetto ai rapporti col fisco francese. Per Macron, questa situazione è dovuta a vecchie regole fiscali vetuste. E però, si è difeso il fondatore di En Marche, “mi sono battuto” per instaurare una tassa minima sui grandi gruppi e “tra qualche mese questi casi potranno essere banditi”.