La professoressa Nataliya Velikaya, presidente del gruppo di lavoro Sociology on Local-Global Relations, dell’International Sociological Association e nel 2016 candidata (non eletta) con Just Russia, in Italia per un convegno: "C'è chi non crede ai parenti, quando dicono qualcosa che contrasta con quanto affermato dalla propaganda. Sulle case di molti che si sono dichiarati contrari al governo scritte ingiuriose e la lettera Z"
“In Russia le persone hanno paura di rispondere perfino ai sondaggi, vista la situazione in atto, quindi molte stime non sono affidabili per quel che riguarda il sostegno a Putin”. A parlare è la professoressa Nataliya Velikaya, presidente del gruppo di lavoro Sociology on Local-Global Relations, dell’International Sociological Association (ISA). La ricercatrice che ha alle spalle anche una esperienza di partecipazione politica attiva, dal momento che è stata candidata per un seggio alla Duma nel 2016 nel partito Just Russia, senza essere eletta, ha partecipato al convegno Women Beyond Borders, organizzato dall’ Università degli Studi della Tuscia, Dipartimento di Economia, Ingegneria, Società e Impresa e coordinato dalla professoressa Flaminia Saccà, professoressa ordinaria di Sociologia dei Fenomeni Politici.
Professoressa, in primo luogo conta di rientrare in Russia?
Al momento vista la situazione di grande incertezza rimarrò ancora per un po’ di tempo in Italia, ma sì spero e conto di tornare in Russia dove mi attendono diversi impegni che voglio onorare.
Quali sono i principali mezzi che il governo di Putin sta utilizzando per influenzare l’opinione pubblica?
Vi è una vasta gamma di mezzi. Si va dall’impossibilità di accesso a determinati organi di informazione, alla oramai nota norma sul linguaggio da utilizzare in relazione agli eventi in Ucraina, fino al coinvolgimento dei bambini a scuola in attività mirate al sostegno alle iniziative governative.
Nel suo intervento ha parlato anche di forme di intimidazione più indirette, ma comunque inquietanti.
Nel cyberspazio sono apparsi siti con liste pubbliche di coloro che sono considerati traditori della nazione e che quindi vengono additati al pubblico sdegno, così come sono apparse sulle case di molte persone che si sono dichiarate contrarie al governo scritte ingiuriose e la lettera Z.
Quali sono gli argomenti che utilizza la propaganda di Putin?
Bisogna chiarire che l’informazione in Russia è influenzata dalla propaganda da almeno vent’anni. Progressivamente lo spazio mediatico, non solo quello dedicato specificamente ad analisi politiche o militari, è stato saturato da affermazioni come quella che la Russia combatte i fascisti e nazisti, o che lo spazio russo includa l’Ucraina o la Bielorussia. A chi, specialmente ora, si esprime in termini pacifisti, viene controbattuto con cliché come “gli americani hanno bombardato la Jugoslavia, l’Iraq, etc” o anche più brutalmente che chi non supporta il Paese è un traditore e un nemico pubblico. L’effetto psicologico è tale che molti russi non credono ai loro stessi parenti, quando dicono qualcosa che contrasta con quanto affermato dalla propaganda.
Qual è il livello di supporto nel Paese all’attuale politica di Putin?
È molto difficile rispondere a questa domanda, perché oramai i russi sono molto timorosi e tendono a non rispondere ai sondaggi di opinione. Va considerato che durante le proteste di piazza almeno 20.000 persone sono state imprigionate, per 10 o venti giorni o anche un mese. E ora sussiste la nuova legge sul linguaggio che rischia di portare dai 3 ai 15 anni di galera. Prendendo a esempio un recente sondaggio ufficiale, di quelli che vengono mostrati sui media russi, del Centro russo per l’opinione pubblica (VTsIOM), il supporto alla operazione militare speciale è cresciuto tra fine febbraio e inizio marzo fino a toccare il 74 per cento, ma va considerato che molti rifiutano di rispondere come dimostrano i dati del progetto indipendente “Do Russians want war” che pure ha condotto dei sondaggi ai quali hanno partecipato solo il 33 per cento dei contattati (per il primo sondaggio a fine febbraio) e solo il 25 per cento (per il sondaggio condotto tra il 10 e il 13 marzo).
Ci sono mezzi per avere allora dei dati più affidabili?
Qualcosa si riesce ad ottenere. A esempio un’analisi condotta nell’ambito di “Do Russians want war” sulle ricerche online in un mese sul portale di ricerca Yandex ha visto un impietoso confronto tra le ricerche per l’espressione “la guerra in Ucraina” (47.558.925) rispetto a quelle per l’espressione “operazione militare speciale” (83.236).
Sussiste una coerenza argomentativa nella propaganda putiniana? Quali ne sono le linee portanti?
Certamente la propaganda del governo ruota – ripeto oramai da vent’anni – attorno a temi fissi. Per quel che riguarda la situazione interna ci si è concentrati sulla retorica patriottica e nazionalista, venata di tinte religiose con l’avallo della Chiesa ortodossa, senza dimenticare il culto della personalità. Per l’estero si è insistito sulla nuova Yalta, su di un equilibrio di poteri che veda nuovamente la Russia al centro della scena globale, anche per contrastare una supposta montante russofobia e le incertezze mondiali.
Quali sono le sue prossime iniziative culturali?
Sto cercando di avviare un corso di lezione sulla narrativa distopica russa degli ultimi decenni. È interessante notare come negli ultimi anni questo genere si sia diffuso, segnalando un immaginario collettivo sempre più convinto di un futuro fosco per la Russia.
Gianmarco Pondrano Altavilla