Cultura

Guerra in Ucraina, Gergiev “invitato da Putin a dirigere i teatri Bolshoi e Mariinsky”. Anna Netrebko prende le distanze dal presidente

Quindi la sua diventa una direzione congiunta delle due più grandi eccellenze russe al mondo: il Bolshoi e Mariinsky. La soprano Anna Netrebko, invece, prende le distanze: "Ho incontrato il presidente Putin solo una manciata di volte in tutta la mia vita e non ho mai ricevuto alcun sostegno finanziario dal governo russo"

di Simona Griggio

Da un lato il fronte della guerra di Vladimir Putin in Ucraina, dove si combatte e si muore. Dall’altro il fronte dell’arte. In Occidente il conflitto emerge a suon di prese di posizioni degli artisti. I grandi nomi del balletto, della lirica e della musica russi si muovono sul delicatissimo scacchiere delle storiche relazioni fra istituzioni.

I casi più significativi? La star russa della lirica Anna Netrebko ha detto no alla guerra sin dall’inizio. E ora torna a ribadirlo in un lungo post su Facebook, in cui prende con maggior chiarezza le distanze da Putin. Mentre il direttore d’orchestra Valery Gergiev, dichiaratamente filo-putiano, ha invece posto un lungo silenzio a tutte le richieste di presa di posizione. A cominciare da quella del teatro alla Scala nel caso della “Dama di picche”. Ed è stato allontanamento da tutte le orchestre europee con cui lavorava. Ora la conferma che quel silenzio era l’ennesimo appoggio alla politica del presidente russo.

Putin ha invitato Gergiev a pensare alla creazione di una direzione comune dei teatri Bolshoi e Mariinsky”, riporta l’agenzia Tass il 25 marzo. Già direttore del Mariinskij di San Pietroburgo, prenderà il posto di Tugan Sokhiev, che in segno di protesta si è dimesso da direttore del teatro Bolshoi di Mosca. “Come ha ricordato il Presidente della Federazione Russa – si legge – esisteva la Direzione dei Teatri Imperiali, che permetteva di prendersi cura delle migliori formazioni”. Quindi la sua diventa una direzione congiunta delle due più grandi eccellenze russe al mondo: il Bolshoi e Mariinsky. Da Novo-Ogarevo, la residenza più frequentata da presidente russo nell’Oblast’ di Mosca, è lo stesso Putin a dichiarare: “Per un po’ abbiamo avuto la direzione dei Teatri Imperiali, che ci ha permesso di prenderci cura delle migliori formazioni in modo adeguato e di svilupparci”. In risposta, Gergiev ha osservato che sia il teatro Bolshoi che il Mariinsky rappresentano una delle tradizioni musicali o musicali-teatrali più potenti al mondo. E ha ricordato che sono in costruzione nuovi teatri, in particolare a Kaliningrad, Sebastopoli e Vladivostok.

Se la posizione di Gergiev svela in qualche modo il motivo del lungo silenzio alle richieste di sue dichiarazione da parte dei teatri occidentali, quella di Anna Netrebko, a pochi giorni di distanza, è di segno opposto. Sul suo profilo Facebook, la primadonna della lirica mondiale, ha pubblicato in un lungo post la decisione di tornare a esibirsi nei teatri occidentali, dai quali è assente dall’inizio della guerra. Doveva infatti cantare alla Scala in “Adriana Lecouvreur”, ma si è presa un periodo di riposo dalla scene europee. La sua condanna alla guerra all’Ucraina era stata inequivocabile sin dall’inizio del conflitto, ma poi aveva espresso solidarietà a Gergiev. “Forzare gli artisti o qualsiasi personaggio pubblico a fare sentire le proprie opinioni politiche e a denunciare la sua terra natale non è giusto”. Ora conferma con maggior vigore il no alla guerra, senza sfumature di sorta: “Il mio pensiero – scrive – va alle vittime di questa guerra e alle loro famiglie. La mia posizione è chiara. Non sono membro di nessun partito politico né sono alleata con nessun leader della Russia”. E ammette: “Riconosco e mi rammarico che le mie azioni o affermazioni passate possano essere state fraintese”.

Qual è il suo rapporto col presidente russo? “Ho incontrato il presidente Putin solo una manciata di volte in tutta la mia vita, soprattutto in occasione di premi in riconoscimento della mia arte o alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi – rivela – e non ho mai ricevuto alcun sostegno finanziario dal governo russo. Vivo e sono residente fiscale in Austria.” La conclusione? Una dichiarazione d’amore verso la sua patria. Una ricerca di pace e unità attraverso la sua arte. Infine annuncia che riprenderà a esibirsi a fine maggio, inizialmente in Europa.

E che ne è di altri artisti internazionali che dovevano esibirsi in Europa? La ballerina assoluta del Bolshoi Svetlana Zakharova (di origine ucraina), étoile della Scala, si prende un periodo di riposo: “In considerazione della situazione che stiamo attraversando – scrive il Teatro in una nota – ha deciso di ridurre i suoi impegni e, di comune accordo con il Teatro alla Scala, di rinviare la sua presenza sul nostro palcoscenico”.

Sergei Polunin invece, il bad boy del balletto, ucraino di cittadinanza russa ma vissuto a Londra, il cui problema di salute ha provocato l’annullamento del suo “Rasputin” agli Arcimboldi di Milano, non dice ancora nulla. Dopo aver cancellato i tatuaggi, fra cui quello più imbarazzante del ritratto di Putin sul petto, pensa solo al suo recupero fisico con la famiglia. L’artista, che gode di finanziamenti in importanti accademie di danza di Mosca e Sebastopoli, tace. Sui social del suo fan club compare: “Carissimi membri a causa di questioni politiche invisibili che non dovrebbero mai interessare le Arti e lo sfortunato evento di Sergei che si è ferito gravemente nella sua ultima performance, il suo ‘Global Performance Schedule’ per l’anno è stato purtroppo cancellato”

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