Anche in Italia continua la fiammata dei prezzi, complici i rincari dell’energia ora alimentati anche dalla guerra in Ucraina. A marzo, comunica l’Istat, l’inflazione ha accelerato per il nono mese consecutivo, raggiungendo un livello del 6,7% che non si registrava da luglio 1991. In Germania l’indice ha toccato nello stesso mese quota 7,3%, ai massimi dal 1981, mentre in Spagna si è registrato un +9,8%, il balzo maggiore dal 1985.
Sono ancora una volta i prezzi dei beni energetici non regolamentati a sostenere l’ulteriore ascesa, ma le tensioni inflazionistiche continuano a diffondersi con la crescita dei prezzi del “carrello della spesa” che accelera di quasi un punto percentuale, a +5%. Resta invece stabile (+1,8%) la dinamica annua dei prezzi dei servizi, mentre i beni registrano ormai una crescita a due cifre (+10,2%). Accelerano sia i prezzi degli alimentari e dei prodotti per la cura della casa e della persona (da +4,1% a +5%) sia quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +5,3% a +6,9%).
L’inflazione acquisita per il 2022 è pari a +5,3% per l’indice generale e a +1,6% per la componente di fondo. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo aumenta del 2,6% su base mensile, prevalentemente per effetto della fine dei saldi invernali, e del 7% su base annua (da +6,2% di febbraio). Tornando al dettaglio delle dinamiche inflazionistiche, la crescita dei beni energetici passa da +45,9% di febbraio a +52,9%, i beni alimentari lavorati da +3,1% a +4% e quelli non lavorati da +6,9% a +8% e quelli dei beni durevoli da +1,2% a +1,9%. I servizi relativi ai trasporti, invece, registrano un rallentamento (da +1,4% a +1%).