Mentre il mondo è concentrato sull’invasione russa dell’Ucraina, la guerra in Yemen sta entrando nel suo ottavo anno. L’Arabia Saudita ha completamente fallito nella sua campagna per sconfiggere i ribelli sciiti Houthi che controllano la capitale Sana’a, la maggior parte dello Yemen settentrionale e l’80% della popolazione. Il popolo yemenita sta pagando un prezzo orribile – la più grave catastrofe umanitaria del secolo secondo l’Onu – mentre la guerra non ha una fine in vista.
L’intervento saudita in Yemen ha molte somiglianze con l’invasione russa dell’Ucraina. Come i russi, i sauditi hanno molto sottovalutato i loro oppositori. La missione di Riyad era inizialmente denominata in codice Operazione Decisive Storm, ma è stata tutt’altro che decisiva. Nel 2015, il suo architetto, il principe ereditario Mohammed bin Salman (Mbs), disse all’allora direttore della Cia John Brennan che gli Houthi sarebbero stati rovesciati nel giro di poche settimane. Come osserva Brennan nelle sue memorie Irremovibile. La mia lotta contro i nemici dell’America, in patria e all’estero, all’epoca si chiese cosa Mbs “stesse fumando”. Le forze di terra saudite – sostenute da mercenari pakistani, indiani, centroamericani e una divisione di reclute sudanesi – non si sono mai nemmeno avvicinate a Sana’a. Sembravano presumere che i ribelli sarebbero stati sconfitti con la forza aerea, una strategia che si è rivelata gravemente imperfetta.
Anzi ora sono i ribelli Houthi a colpire obiettivi nel regno wahabita, come i telespettatori di tutto il mondo hanno visto durante le qualifiche della F1 a Jedda. Gli Houthi lanciano droni kamikaze e missili sulle città. Prima di Jedda avevano già colpito Riyadh e altre città nel sud saudita. Finora il danno è stato relativo, ma un colpo di questi potrebbe ferire e uccidere centinaia di persone se colpisce un luogo affollato come la hall di un aeroporto o un hotel. Gli attacchi Houthi sono comunque molto meno numerosi di quelli aerei sauditi in Yemen. Le forze del regno degli al-Saud hanno lanciato quasi 25mila raid aerei in sette anni, mentre gli Houthi hanno sparato meno di 1.300 missili e droni nello stesso periodo.
Il parziale blocco saudita dello Yemen poi ha portato a una grave catastrofe umanitaria. L’ex regno della regina di Saba importa la maggior parte del suo fabbisogno alimentare e di medicine. Secondo il Programma Alimentare Mondiale (Pam), almeno la metà dei bambini yemeniti di età inferiore ai cinque anni – 2,3 milioni – sono a rischio grave di malnutrizione. Le Nazioni Unite stimano 377mila morti in sette anni, la stragrande maggioranza per malnutrizione e cause correlate, 12mila sono bambini. Con la guerra in Ucraina che blocca le esportazioni di grano dei due Paesi combattenti, che insieme costituiscono un terzo delle esportazioni mondiali di grano, i prezzi dei generi alimentari stanno salendo e il Paese più povero del mondo arabo ne uscirà ancor più segnato.
A differenza degli ucraini, più di 4 milioni dei quali hanno lasciato il Paese nell’ultimo mese, pochi yemeniti possono fuggire dalla guerra per rifugiarsi fuori dai confini. Tuttavia, ci sono molti sfollati interni che hanno perso la casa: erano più di 3,6 milioni a dicembre 2020. Il blocco saudita impedisce anche al carburante di entrare nel Paese. Secondo una stima, lo Yemen riceve solo un decimo di quello importato prima della guerra. Ciò ha un impatto sulle già deboli infrastrutture sanitarie e educative.
I ribelli hanno comunque cessato i loro attacchi contro gli Emirati Arabi Uniti dopo che questi hanno ritirato la Brigata dei Giganti, una milizia yemenita che finanziano, dalla prima linea dei combattimenti cedendo di fatto alle richieste degli Houthi. La scorsa settimana, a Dubai è stato ricevuto il presidente siriano Bashar al-Assad in un apparente passo verso la riabilitazione del dittatore. È la prima volta che Assad viene accolto in un paese arabo dall’inizio della guerra civile siriana del 2011. Siria e Iran sono gli unici stati alleati degli Houthi.
C’è però una differenza cruciale tra la guerra in Ucraina e la guerra in Yemen. Gli Houthi non hanno un governo eletto democraticamente. Hanno raccolto sostegno e sentimento dietro di loro a causa dell’invasione e del blocco del nemico storico dello Yemen, l’Arabia Saudita. Hanno incluso altri partiti e leader nel loro governo, ma non sono democratici. Nella guerra in Ucraina gli Houthi si sono orientati verso la Russia, ma non hanno nulla da offrire a Mosca. Insieme a Damasco, hanno riconosciuto l’indipendenza delle autoproclamate repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk. Hanno accusato Kiev – e in particolare il presidente Volodymyr Zelensky – per lo scoppio della guerra. L’intensa ideologia anti-americana degli Houthi, rafforzata da sette anni di bombardamenti da parte di aerei di fabbricazione Usa con munizioni americane, spiega probabilmente la decisione di orientarsi verso Mosca. Anche perché all’Onu la Russia fu l’unica a criticare duramente la risoluzione unilaterale del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite spostata su posizioni saudite e che venne promossa e sostenuta da Washington nel 2015 al Palazzo di Vetro.
Il mondo ha ragione a concentrarsi sulla crisi in Ucraina: come dice il presidente Joe Biden, potrebbe aprire la strada alla Terza Guerra Mondiale. Ma andrebbe fatto ogni sforzo per porre fine alla guerra in Yemen, come promesso dallo stesso Biden l’anno scorso. Il primo passo è porre fine al blocco che causa tanti danni ai più vulnerabili, anche i bambini dello Yemen avrebbero bisogno dell’aiuto e della protezione dell’Occidente.