L'ex primo cittadino Pd era stato arrestato il 3 maggio 2016 e condannato, in primo grado, a 10 mesi di reclusione per turbativa d'asta. Le accuse riguardavano la gara per la gestione di due piscine scoperte. Poi l'assoluzione in secondo grado nel maggio 2021, che aveva fatto scattare la solidarietà di tutti i partiti. In particolare, fecero scalpore le le scuse di Luigi Di Maio, che parlò di "una grottesca gogna mediatica"
La Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza con la quale, il 25 maggio 2021, l’ex sindaco di Lodi Simone Uggetti era stato assolto, in appello a Milano, dall’accusa di turbativa d’asta, contestata in concorso. Il processo d’appello bis per l’ex sindaco e per alcuni dei coimputati, dovrà dunque ricominciare da capo sulla base delle motivazioni dell’annullamento. Uggetti era stato arrestato il 3 maggio 2016 e condannato, in primo grado, a 10 mesi di reclusione. Le accuse riguardavano la gara per la gestione di due piscine scoperte di Lodi. L’ex sindaco era poi stato assolto in appello con la formula perché il fatto non sussiste.
Dopo l’assoluzione del maggio 2021, era scattata la solidarietà di tutti i partiti nei confronti dell’ex sindaco. Le forze politiche che avevano accusato più duramente l’ex amministratore lombardo (M5s e Lega in primis) furono costrette a scusarsi pubblicamente. Fecero scalpore in particolare le scuse di Luigi Di Maio, ministro degli Esteri e ai tempi capo carismatico del Movimento 5 Stelle, che parlò di una “gogna mediatica” alimentata per motivi elettorali, con modalità che furono “grottesche e disdicevoli”. Raccolse il plauso del suo nuovo leader, l’ex premier Giuseppe Conte. Poi arrivò anche Matteo Salvini a fare mea culpa. Uggetti, dal canto suo, aveva accusato i media di processo mediatico. In particolare, se l’era presa con Il Fatto Quotidiano, che aveva pubblicato le sue dichiarazioni ai pm del 2016 dal carcere di San Vittore.
“Prendiamo atto e adesso attendiamo le motivazioni. Poi proseguiremo questa battaglia e riporteremo le nostre istanze alla nuova Sezione della Corte d’Appello, vedendo su quali principi di diritto la Corte di Cassazione ha ritenuto di riformare la sentenza”, commenta all’Adnkronos l’avvocato Pietro Gabriele Roveda, difensore di Uggetti. “Sicuramente siamo delusi“, aggiunge il legale, che fa sapere che Uggetti “è chiaramente deluso e anche un po’ stanco, perché sono passati sei anni, non è ancora finita e ci vorrà ancora del tempo”. “Purtroppo – osserva l’avvocato Roveda – la giustizia italiana passa anche dai tempi lunghi, anche se devo dire che quelli di questa Cassazione sono stati straordinariamente brevi, dovrebbe essere sempre così, perché altrimenti uno pensa male”.
La vicenda giudiziaria di Simone Uggetti, ex primo cittadino Pd, era iniziata nel marzo 2016. Una dipendente comunale di Lodi aveva presentato un esposto alla Guardia di Finanza, dicendo di aver subito pressioni indebite per confezionare un bando su misura. La beneficiaria, raccontava, era la partecipata Sporting Lodi, a cui il sindaco voleva affidare la gestione di due piscine scoperte. Caterina Uggè, la funzionaria che denunciò l’ex sindaco, era la responsabile del settore Sport, Turismo e Promozione del Comune. Il bando che avrebbe dovuto compilare riguardava la gestione per sei anni di due impianti dagli incassi stimati tra i 300 e i 400mila euro l’anno, per un totale di oltre due milioni nell’intero periodo. Nell’ordinanza di custodia cautelare, il gip Isabella Ciriaco riportava che la dipendente aveva “subito una decisa ingerenza del Sindaco”. Dopo aver protestato, la Uggè era stata assegnata a un altro incarico e la pratica affidata a un collega più “fedele” all’amministrazione, seppur privo di deleghe allo Sport. Le indagini avevano portato a intercettare alcuni degli indagati: dalle conversazioni emergeva il tentativo di far sparire le tracce informatiche dell’iter dell’appalto, aggiudicato il 2 aprile proprio alla Sporting Lodi al canone di 7.500 euro l’anno.
Dopo l’arresto, Uggetti aveva passato 10 giorni in carcere. Poi gli erano stati concessi i domiciliari, visto che nel frattempo aveva deciso di rispondere alle domande dei pm. L’esponente del Pd aveva poi confermato la ricostruzione dell’accusa ma sottolineava: “L’ho fatto per il bene della città, non per interesse. Sono stato catapultato in questa vicenda”. E si era dimesso, chiedendo scusa alla città nel suo ultimo consiglio comunale. Dopo l’assoluzione, aveva dichiarato: “Non mi aspettavo, devo essere sincero, di essere assolto. Perché avevo paura dei turbamenti che in queste settimane e in questi mesi ci sono all’interno del sistema giudiziario”.
La Procura generale di Milano però ha chiesto alla Corte di cassazione di annullare la sentenza assolutoria. Nelle motivazioni che hanno portato al ricorso, la Pg contestava l’interpretazione estensiva data dalla corte all’articolo 353 del codice penale, ritenendo che tutti i precedenti di giurisprudenza abbiano sempre considerato il reato come “di pericolo” e non “di evento”. Nella fattispecie, Uggetti è stato assolto dalla corte di appello di Milano sulla base del criterio che “la turbativa non ricorre in presenza di qualsiasi disordine relativo alla tranquillità della gara, essendo necessaria una lesione, anche potenziale, agli scopi economici della pubblica amministrazione e all’interesse dei privati di poter partecipare alla gara”. In questo caso specifico, secondo la seconda Sezione questa “necessaria lesione anche potenziale” non ci sarebbe stata. Al contrario, secondo la Procura generale di Milano i comportamenti contestati agli imputati, a partire dalla comunicazione anzitempo di una bozza del bando di gara a un amministratore della società partecipata poi risultata vincitrice, avrebbero comunque violato la norma, indipendentemente dall’esito potenzialmente coincidente con gli interessi del Comune di Lodi.