Bombe di semi al posto delle bombe vere. Sono quelle che lanceranno bambini e associazioni a nella futura riserva di Punta Bianca, ad Agrigento, dove dopo più di 60 anni sono terminate le esercitazioni militari che hanno distrutto e contaminato l’intera zona, inquinando l’intero ecosistema. Un’indagine del corpo forestale dei carabinieri ha messo in luce ciò che veniva già denunciato dalle associazioni ambientaliste. Queste ultime raccontavano da anni quanto avveniva in un poligono naturale trovato dall’esercito in un luogo fragile e a rischio crolli: migliaia di proiettili di militari italiani sono stati trovati sul fondo del mare di una delle zone più affascinanti di Agrigento.
Le sospensioni delle esercitazioni, coincise con la decisione della Regione di istituire la riserva naturale, arrivano dopo l’indagine partita dall’esposto presentato alla Procura da parte di MareAmico, l’ennesimo: “Le esercitazioni militari compromettono l’ambiente – ha scritto nell’esposto l’associazione – immettono in atmosfera sostanze pericolose come ad esempio i residui di polveri da sparo, rilasciano una grande quantità di piombo, sostanza velenosissima che, come tutti i metalli pesanti, è altamente tossica per la flora e la fauna locale e per l’ecosistema marino. In particolare, la sua permanenza in acqua ad elevata salinità, lo degrada dissolvendolo nell’ambiente marino. Il piombo entra quindi nella catena alimentare, distribuendosi nei tessuti degli organismi della fauna ittica con destinazione terminale l’uomo. Questo causa una serie di danni ad organi e tessuti, spesso irreversibili”.
L’inquinamento è stato poi confermato dai carabinieri che hanno deciso di sospendere le esercitazioni militari: le analisi delle forze dell’ordine hanno confermato la presenza di metalli pesanti nel terreno. Gli spari, avvertititi anche nelle abitazioni lontane da Punta bianca, hanno poi portato gli animali a fuggire dalla riserva, provocando danni all’intero ecosistema. Inoltre, come se non bastasse, gli enormi crateri delle bombe sganciate sulla falesia hanno indebolito il costone già soggetto a pericolosi crolli. L’indagine, che adesso sposta in tribunale le proteste degli ambientalisti, arriva dopo dieci anni di battaglie che avevano portato anche all’interessamento della commissione parlamentare di inchiesta sull’uranio impoverito: nel 2017 i suoi componenti avevano commentato così dopo l’ispezione effettuata: “È incredibile che nessuno si sia mai posto il problema di andare a raccogliere le migliaia e migliaia di proiettili fatti di piombo che nei decenni sono stati sparati da terra verso il mare”. Il caso era stato portato anche al Parlamento europeo, dove sono stati evidenziati i danni di più di mezzo secolo di esercitazioni militari. Adesso per lanciare un messaggio di pace e per festeggiare lo stop delle esercitazioni saranno i bambini a lanciare bombe di semi, domenica 10 aprile, per ridare una nuova vita alla zona da tempo vituperata.