Un attacco nella notte tra il 31 marzo e il primo aprile, con due elicotteri ucraini Mi 24 che volando a bassa quota sono entrati nello spazio aereo russo e hanno colpito un deposito di petrolio nella regione di Belgorod. È l’accusa che Mosca rivolge all’esercito ucraino: il presunto attacco è documentato da video che mostrano gli incendi e i vigili del fuoco al lavoro per spegnere le fiamme che, secondo l’agenzia Tass, hanno coinvolto otto serbatoi. In un primo momento il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, non ha “né confermato né smentito” la notizia: “Non sono a conoscenza di tutte le informazioni militari”, ha dichiarato. In serata una smentita appena più convinta di un funzionario dello stesso ministero: “Per qualche motivo dicono che siamo stati noi, ma secondo le nostre informazioni questo non corrisponde alla realtà”. Peraltro, non sarebbe la prima volta che Kiev colpisce nell’oblast di Belgorod: tra il 29 e il 30 marzo gli stessi media ucraini hanno raccontato di un deposito di armi colpito da un missile Otr-21 Tochka-U. Nei giorni precedenti, un cappellano militare russo è stato ucciso da un altro attacco missilistico.
Ci sono diversi buone ragioni per cui l’esercito ucraino possa aver deciso di colpire Mosca anche oltre il confine. La città di Belgorod, capoluogo dell’omonima regione, dista meno di 80 chilometri da Kharkiv. Esattamente a metà tra le due città corre il confine russo-ucraino (guarda la mappa del conflitto). Dopo Mariupol, Kharkiv è stata la città più colpita dai bombardamenti russi. Mosca, infatti, la ritiene un obiettivo strategico per arrivare a controllare il Donbass e l’intera zona orientale dell’Ucraina. Poco prima che l’invasione russa cominciasse, a fine febbraio, Belgorod era uno dei luoghi dove Vladimir Putin aveva ammassato le sue truppe per lanciare l’aggressione. Già dopo una settimana di combattimenti, era chiaro quanto fosse cruciale per Kiev non perdere il controllo di Kharkiv. “La parte orientale dell’Ucraina sta bloccando l’espansione del fronte ad altre zone”, spiegava Michael Kofman, analista del Center for a new american security.
Un mese dopo, la città è ancora sotto assedio. E l’analisi del ministero della Difesa inglese è la seguente: “Le forze russe sembrano concentrare i loro sforzi per tentare l’accerchiamento delle forze ucraine di fronte alle regioni separatiste nell’est del paese, avanzando dalla direzione di Kharkiv a nord e Mariupol a sud”. Anche il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ha confermato: “La Russia sta provando a raggruppare, rifornire e rafforzare la sua offensiva nella regione del Donbass“. L’assedio di Kharkiv viene coordinato proprio dalla regione di Belgorod, da cui arrivano i rifornimenti e nuovi soldati. La distruzione del deposito di carburante e di quello di armi risponderebbe proprio allo scopo di interrompere il flusso dei rifornimenti per le truppe russe in territorio ucraino.
L’attacco potrebbe avere anche altri scopi, oltre alle necessità di Kiev di difendere una città chiave per tenere in piedi il fronte orientale del conflitto. Mettere a segno un bombardamento volando oltre il confine, riuscendo quindi a eludere le difese russe, può dare nuova linfa al morale dei soldati ucraini e alimentare la convinzione che Mosca sia in difficoltà. Senza dimenticare, però, che il Cremlino potrebbe a sua volta sfruttare il presunto attacco a suo vantaggio. Il portavoce Dmitry Peskov, precisando che “ovviamente il presidente Putin è stato informato”, ha già chiarito che questo episodio non crea “condizioni favorevoli” ai negoziati tra i due Paesi.