"Semplicemente, mi ero proposto per una serata a microfono aperto prevista per il 12 aprile allo Zelig di Milano, il locale di viale Monza. Quando accettarono la mia partecipazione, chiesi: “Ma posso dire tutto?” e mi risposero di sì. Aggiungendo di invitare gli amici e di portare gente", ha detto il comico a Mow Magazine
Una battuta, quella fatta dal comico Pietro Diomede su Carol Maltesi (la 26enne uccisa e fatta a pezzi nella sua casa dal vicino Davide Fontana), che abbiamo scelto di non riportare. Lo storico locale milanese Zelig (da lì nasce il programma televisivo) ha deciso di annullare la sua performance proprio dopo il tweet con l’incommentabile presunta battuta. Una pioggia di polemiche ha invaso il suo profilo. Lui chiede scusa? No, anzi. “Io con la mia cifra stilistica faccio umorismo su questa cosa e credo di aver fatto battute su argomenti peggiori. Il mio obiettivo non era offendere. La battuta era sul fatto che una pornostar fosse stata riconosciuta dai tatuaggi. Le mie battute si basano su luoghi comuni che tutta l’Italia ha e se uno legge le mie battute, io tratto i napoletani, i leghisti, i siciliani i veneti e i piemontesi nella stessa misura”, ha detto il “comico” a Fanpage. Non solo, Diomede ha spiegato che alla fine sia lui che lo Zelig hanno avuto pubblicità, tanto da essere finiti entrambi in tendenza su Twitter e che “c’è solo una cosa peggio dell’essere chiacchierati: il non essere chiacchierati”. Tornasse indietro rifarebbe la “battuta”? “Sì, ma un po’ più fine”. E con Mow Magazine ha rincarato la dose: “Semplicemente, mi ero proposto per una serata a microfono aperto prevista per il 12 aprile allo Zelig di Milano, il locale di viale Monza. Quando accettarono la mia partecipazione, chiesi: “Ma posso dire tutto?” e mi risposero di sì. Aggiungendo di invitare gli amici e di portare gente. Ora, da come tutti ne stanno parlando, pare che mi abbiano cacciato dagli Arcimboldi” e ancora “non mi scuserò mai, non mi è passato nemmeno nell’anticamera del cervello”.