“Lo stato d’emergenza per il covid era giusto farlo decadere. Sul pacchetto delle misure introdotte si potrebbe discutere, ma è chiaro che questa fiammata del virus dell’ultimo mese non era prevedibile e quindi ci si accontenta un po’ di quello che è stato messo in campo. Bisogna che facciamo i bravi, questo è il messaggio”. Sono le parole pronunciate ai microfoni di “Non stop news”, su Rtl 102.5, dal presidente della fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, che sottolinea: “Io credo che il concetto di libertà debba essere accompagnato da piccoli sacrifici, come l’uso della mascherina. Bisogna acquisire come concetto definitivo il fatto che la maggior parte dei contagi avviene al chiuso e nei locali poco ventilati. Quindi, consiglio di tenere sempre la mascherina in questi casi. Io personalmente continuerò a utilizzarla anche dopo l’eventuale scadenza dell’obbligo. Se noi riusciamo a spostare sulla responsabilità individuale questi importanti concetti, avremo la meglio sul virus”.
Cartabellotta ribadisce: “La fine dello stato di emergenza non coincide con la fine dell’epidemia, il virus circola ancora. Purtroppo si è diffusa questa falsa narrativa, ma la scadenza della fase di emergenza è un atto burocratico, mentre la persistenza della pandemia con eventuali risalite o discese delle curve è correlata a fenomeni di tipo epidemiologico e alla nostra capacità di governare il virus. Attualmente siamo ancora in un momento di elevata circolazione virale. La curva si è stabilizzata intorno a 70-75mila casi al giorno – spiega – peraltro con differenze regionali importanti che rendono difficile fare delle previsioni sulla curva nazionale. Ci troviamo in una fase che gli esperti chiamano di “asincronia territoriale”, cioè le curve salgono e scendono in maniera diversa nelle varie aree del Paese: ad esempio, le grandi regioni del Nord, come Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, non hanno avuto questo grande rialzo dei casi come nel Centro-Sud”.
E conclude: “L’altro dettaglio importante è che siamo arrivati a quasi un milione e 300mila casi positivi e questo ha determinato un rimbalzo ospedaliero: in 2 settimane abbiamo aumentato di circa 1500 i posti letto covid in area medica, anche se per fortuna questo aumento è stato molto basso nelle terapie intensive. Tuttavia, il fatto che si sia fermata la discesa delle terapie intensive occupate, fa sostanzialmente capire che le dinamiche del virus sono sempre quelle, cioè, quando i casi aumentano a dismisura, l’impatto sugli ospedali, anche modesto, c’è sempre”.