Su un piatto della bilancia ci sono le riforme strutturali chieste da Bruxelles, sull’altro il riassetto delle attività televisive ed editoriali della famiglia Berlusconi. Mentre gli occhi del mondo sono concentrati sulla guerra in Ucraina, in Parlamento si gioca una delicata partita fatta di precari equilibri politici e di interessi economici importanti come quelli di Silvio Berlusconi la cui ricchezza personale ammonta a ben oltre sette miliardi di dollari. L’ultimo episodio riguarda Rai Way, la società delle torri di trasmissione per la quale il governo di Mario Draghi ha varato un decreto che autorizza la Rai a cedere fino al 35% della controllata delle torri televisive. Una gallina dalle uova d’oro che dalla quotazione ha staccato cedole per 318 milioni di euro e che da tempo fa gola ad EiTower, azienda rivale controllata al 60% dal fondo F2i e al 40% da MediaForEurope (Mfe), il nuovo nome di Mediaset. Sull’intera vicenda vigilano l’Antitrust e l’Autorità di vigilanza per le telecomunicazioni, Agcom, nel frattempo tornata in assetto con la nomina da parte del Parlamento di Massimiliano Capitanio al posto dello scomparso Enrico Mandelli. Due autorità con poteri di veto rispetto ad ipotesi di concentrazione nelle reti di telecomunicazione e nei media e proprio per questo particolarmente importanti.
Intanto a Cologno Monzese si sta tentando di velocizzare il progetto di crescita di MediaForEurope, con un’operazione tutt’altro che facile. Anche perché, complice il conflitto bellico in atto, in Borsa il titolo perde colpi: in sei mesi le azioni Mfe hanno lasciato sul terreno il 57 per cento. Così l’intero gruppo vale ormai sul mercato appena un paio di miliardi contro i 13 miliardi della rivale e socia Vivendi. Non certo lo scenario migliore per l’offerta pubblica di scambio su Mediaset España depositata alla Cnmv, la Consob spagnola. Anche perché Mfe, che ha già il 55,7% del gruppo iberico, ha presentato una proposta di acquisto costruita per un terzo in contanti (1,86 euro per gruppo di 4,5 azioni Mediaset España) e per due terzi in azioni del gruppo controllante (4,5 titoli Mfe di categoria A). L’ipotesi non ha suscitato particolare entusiasmo sui mercati: per diversi analisti, le azioni del gruppo spagnolo varrebbero infatti fra gli 8,7 e gli 8,9 euro contro i 5,613 euro per azione messi sul piatto da Mediaset, con un premio di circa il 12,1% rispetto al valore di chiusura delle azioni spagnole del giorno 11 marzo 2022 (pari a 5,005 euro). Ma la prova del nove arriverà dopo che la Cnmv, la Consob spagnola, avrà dato il via libera al prospetto fissando anche i tempi dell’offerta spagnola.
In attesa del verdetto iberico, Mfe si sta poi muovendo anche sul mercato tedesco. In un’intervista al giornale tedesco Handelsblatt del 21 marzo scorso, il direttore finanziario, Marco Giordani, non ha escluso la possibilità di lanciare un’offerta pubblica di acquisto sul gruppo televisivo Prosiebensat di cui Mediaset ha già in portafoglio più del 25 per cento. “Al momento non abbiamo piani del genere, vedremo quello che succederà tra un anno”, ha spiegato il manager precisando che “i media in Europa sono sotto pressione: riescono ad attrarre l’attenzione del pubblico e la trasformano in denaro vendendo pubblicità. Ma questa torta pubblicitaria è rimasta all’incirca della stessa dimensione in Europa negli ultimi dieci anni”. Tuttavia, secondo gli esperti e anche i dati pubblicitari, si sta rapidamente assottigliando a vantaggio degli Over the top come Facebook e Google. La svolta però potrebbe già arrivare nell’estate. A maggio, infatti, Prosiebensat, gruppo che che ha chiuso il 2021 con ricavi per 4,49 miliardi (+11%) e utili per 442 milioni (+75%), dovrà rinnovare parte del consiglio di sorveglianza e la famiglia Berlusconi vorrebbe poter pesare di più. Con candidati propri o magari anche dando il proprio supporto ad amministratori indipendenti di suo gradimento. C’è da scommettere che questo sarà un momento cruciale per decidere poi il da farsi.