Nel 2022 il pil crescerà solo di un +1,9 per cento “con un’ampia revisione al ribasso (-2,2)” rispetto alle stime di ottobre, quando tutte le previsioni erano concordi su un +4%. Lo stima il Centro studi di Confindustria aggiungendo tra l’altro che fa riferimento a uno scenario in cui “la durata della guerra è una variabile cruciale” e ipotizzando che da luglio finisca o si riducano incertezza e tensioni. Per gli esperti dell’associazione degli industriali, a fronte del +2,3% di crescita acquisita per “l’ottimo rimbalzo dell’anno scorso” il pil calerebbe dello 0,2% nel primo trimestre e dello 0,5 nel secondo, portando il Paese “in una recessione tecnica seppur di dimensioni limitate”. Di conseguenza il ritorno del prodotto a livelli pre-Covid “slitta dal secondo trimestre di quest’anno al primo del prossimo”.

“Anche nello scenario meno complicato i numeri” usciti dal rapporto “spaventano in maniera molto forte”, ha detto il presidente di Confindustria Carlo Bonomi. “Danno concretezza ad un allarme crescente, e purtroppo inascoltato, che Confindustria ha iniziato a lanciare già prima della guerra, quando già si vedeva un rallentamento”. “Questi scenari e questi numeri dovrebbero costituire un serissimo allarme generale per le istituzioni e la politica del nostro Paese”. “Il tentativo in tutto il 2021, di fronte al nostro crescente richiamo agli enormi rischi della ascesa ripida dei prezzi energetici e delle commodities minerarie e agricole – prosegue il leader degli industriali – è stato quello di ripetere che gli aumenti di costo e le difficoltà di approvvigionamenti alla produzione erano fenomeni effimeri e temporali”.

L’avvertimento, che mira ovviamente ad ottenere maggiori risorse dal governo, è che “per molti versi vediamo intorno a noi oggi un’analoga tendenza: credere che magari tra qualche settimana il conflitto in Ucraina finisca e tutto torni come nel 2019 pre-Covid. Non è stato vero l’anno scorso, non è vero in questo 2022″. È quindi, dice, “venuto il momento di abbandonare queste azzardate illusioni. E di adottare misure strutturali e adeguate”.

A fronte delle cifre delle previsioni del Centro studi di Confindustria il ministro dell’Economia Daniele Franco parlando al workshop ‘Lo scenario dell’economia e della finanza’ organizzato dal Forum Ambrosetti a Cernobbio ha spiegato che nel Def atteso la prossima settimana in consiglio dei ministri ci sarà una “previsione cauta sul Pil, perché c’è grandissima incertezza. Come l’anno scorso è meglio essere smentiti per essere stati pessimisti piuttosto che troppo ottimisti”. Si ipotizza una stima intorno al 2,8% contro il +4,7% inserito nella Nadef dello scorso autunno. Il ministro ha ricordato che l’esecutivo è intervenuto “varie volte per mitigare l’aumento del costo dell’energia, sono stati stanziati finora 19 miliardi, di cui 14 vanno a coprire i primi due trimestri del 2022. Abbiamo inventato il sistema dei crediti d’imposta per le imprese a fronte delle spese dell’energia e abbiamo abbattuto per la prima volta in Italia di 25 cent il costo del carburante. Credo che questi interventi soprattutto sul lato impresa andranno continuati e ulteriori interventi sono senz’altro possibili”.

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