Gli orrori delle ultime ore di guerra riaccendono il dibattito sulla necessità europea di sganciarsi del tutto dalle importazioni di gas russo. A chiedere “nuove devastanti sanzioni” al G7 è stato il ministro degli Esteri di Kiev Dmytro Kuleba, che vorrebbe appunto un “embargo su petrolio, gas e carbone“. Lo stop non è nel nuovo pacchetto di sanzioni messo a punto nei giorni scorsi e in arrivo a breve, ma si torna a parlarne. “Quante Bucha servono prima di passare a un embargo completo su petrolio e gas russi? Il tempo è finito”, scrive su Twitter il segretario del Pd Enrico Letta. E anche la ministra della Difesa tedesca Christine Lambrecht dichiara in un’intervista tv che è necessario affrontare in sede europea il tema dello stop alle consegne di gas. “Dev’esserci una reazione, questi crimini non possono rimanere senza risposta”, afferma. In serata, poi, arrivano le parole del capo della Farnesina Luigi Di Maio intervistato da Fabio Fazio a Che tempo che fa: “Noi lavoriamo per renderci indipendenti dai ricatti dal gas russo” e “non escludiamo” che, alla luce dei fatti di Bucha, “nelle prossime ore possa esserci un dibattito sul tema dell’import di idrocarburi dalla Russia”.
How many #Bucha before we move to a full oil and gas Russia embargo? Time is over.
— Enrico Letta (@EnricoLetta) April 3, 2022
La strategia energetica di quasi tutti i Paesi Ue, però, è ben lontana dall’indipendenza da Mosca e il Consiglio europeo di fine marzo non è riuscito a trovare un accordo nemmeno su un tetto comune da imporre al prezzo del gas russo, chiesto dagli Stati mediterranei e a cui si oppone il “fronte del Nord” guidato da Germania e Paesi Bassi. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio in visita a Baku ha annunciato che le importazioni dall’Azerbaigian attraverso il gasdotto Tap cresceranno di 2,5 miliardi di metri cubi all’anno: ma è poco più di una goccia nel mare, visto che i 7 miliardi raggiunti lo scorso anno coprono meno del 10% dei consumi italiani, mentre la fetta russa è del 40% circa. “C’è voluto il massacro di Bucha per far arrivare da più parti, dopo 40 giorni di atrocità, la richiesta di fermare tutte le importazioni dalla Russia, anche di gas. Se invece di affidarsi all’invio di armi e sanzioni economiche marginali, si fosse deciso subito il blocco dell’import, ora forse Putin sarebbe ad un tavolo per trattare”, attacca il deputato di Liberi e uguali Stefano Fassina. E anche per il segretario di +Europa Benedetto della Vedova “sospendere l’acquisto di gas russo fino al cessate il fuoco sarebbe doveroso ed umano. Proviamo e cercare insieme, in Europa, un modo ragionevole per farlo”, dichiara.
Germania e Austria nel frattempo hanno attivato l’allerta preventiva prevista dal del piano di emergenza energetica, che prevede un attento monitoraggio di riserve e consumi di gas. Secondo il ministro dell’Economia tedesco Robert Habeck l’approvvigionamento complessivo è ancora garantito, ma “ogni consumatore, dalle imprese ai privati, dovrà anche ridurre il più possibile i propri consumi“, ha precisato. Il governo olandese ha dal canto suo lanciato una campagna mediatica per convincere i cittadini a consumare meno energia: una pubblicità sui quotidiani invita a restare meno tempo sotto la doccia e a non riscaldare le case oltre i 19 gradi. Per dare il buon esempio, tutti gli uffici pubblici abbasseranno la temperatura di due gradi. Adottando le misure indicate, si legge , “diminuirà la vostra fattura energetica, si ridurrà la nostra dipendenza dal gas russo e si farà del bene al clima”.
Finora però l’unico Stato Ue a raggiungere il risultato ambito è la piccola Lituania, insieme alle altre due repubbliche baltiche Lettonia ed Estonia: sabato il ministro dell’Energia di Vilnius ha annunciato che tutto il gas necessario al fabbisogno domestico sarà importato in forma liquida (Lng) dal terminal portuale di Klaipeda, inaugurato nel 2014 proprio per sfidare il monopolio russo nelle importazioni, che l’allora presidente lituana Dalia Grybauskaite definiva una “minaccia esistenziale” al Paese baltico. Il ministro ha anche sottolineato che la mossa mette al riparo lo Stato dall’imposizione russa a proposito del pagamento in rubli: “In queste circostanze la richiesta della Russia perde di significato, perché la Lituania non ordinerà più gas e non ha in programma ulteriori pagamenti”.
“Da questo mese niente più gas russo in Lituania”, ha esultato ieri su Twitter il presidente della Repubblica Gitanas Nauseda, rivendicando le scelte fatte anni prima che “permettono al mio Paese di interrompere in modo indolore i legami energetici con l’aggressore. Se lo possiamo fare noi, lo può fare anche il resto d’Europa“, ha scritto. E oggi la prima ministra Ingrida Šimonytė ribadisce: “Da oggi la Lituania non consumera più un centimetro cubo di gas russo tossico. È il primo Paese dell’Unione europea a rifiutare l’importazione”. Lo Stato baltico tuttavia non impedirà il transito del combustibile dalla Russia verso la sua exclave di Kaliningrad, tra Lituania e Polonia.
From now and so on Lithuania won’t be consuming a cubic cm of toxic russian gas.
LT is the first EU country to refuse Russian gas import.
— Ingrida Šimonytė (@IngridaSimonyte) April 3, 2022