Facile prendersela con le multinazionali, con il consumismo, con i governi dementi e corrotti. Facile anche dare la colpa al popolo ignorante, a quelli che non capiscono, che non si informano e sul web vedono solo i teneri gattini o le pornomodelle che fanno cose sconvolgenti… e non si preoccupano per l’ambiente. Facile, ma serve a niente. Perché tanto non abbiamo la forza di arrivare a farci ascoltare da questi drogati di nulla, non ci ascoltano e se per caso ci ascoltano non capiscono.

Quindi credo che sia ora di prendersela con qualcuno che potrebbe fare la differenza ma non la fa: gli ecologisti. Sì, è ora di dirlo: gli amanti della natura, della vita, degli animali, quelli che sono informati, che hanno preso coscienza sono il vero problema del pianeta perché per il 90% non fanno un cavolo di utile. Abbiamo un fiume di ambientalisti che ti possono citare dati e statistiche sul disastro climatico e poi il loro impegno qual è? Vanno un po’ in bicicletta, mangiano un po’ meno carne e mentre si lavano i denti chiudono l’acqua del rubinetto. E non è che la situazione cambierebbe se si dedicassero con più impegno alla raccolta differenziata, rinunciassero ai viaggi in aereo, utilizzassero solo i mezzi pubblici o si comprassero un’auto elettrica. E neanche se trasformassero la loro casa in un tempio dell’efficienza energetica.

Queste sono tutte cose bellissime, intendiamoci, e anche importanti, ma non sono ahimè in grado di fermare l’Apocalisse ambientale e la strage annuale di più di tre milioni di persone per l’inquinamento delle grandi città. Per ottenere risultati con i piccoli cambiamenti individuali dovrebbero essere praticati da più della metà della popolazione. Bello e impossibile! Quindi se ti interessa la salvezza umana dovresti chiederti come possiamo cambiare le cose potendo contare al massimo sul dieci per cento della popolazione.

Questa è la domanda cruciale se vuoi veramente fare la differenza. Sennò stai solo cercando di metterti in pace la coscienza o di fare bella figura alle feste con discorsi colti e buoni. Ma davanti all’armageddon climatico fa un po’ pena che tu scelga di usare la tua coscienza ecologica solo per mostrarla alle feste. Cosa potresti fare di concreto e veramente incisivo? Ti propongo tre azioni che possono fare la differenza e che oltretutto faranno aumentare notevolmente il tuo benessere economico. Quindi niente sacrifici e sofferenza, solo azioni convenienti anche sul piano dei soldi. Tanti soldi.

1) In Italia esistono centinaia di gruppi di acquisto che comprano collettivamente cibo e generi di prima necessità. Bellissimo! Il limite di questi gruppi è che comprano solo questi prodotti. Cosa succederebbe se 100 mila persone consociassero tutti i loro acquisti a livello nazionale? Intendo acquisto di auto e moto, gas e luce, telefonia e connessione web, vestiti, viaggi eccetera, eccetera. Diciamo che 100 mila persone che cambiano l’auto ogni dieci anni comprano 10mila auto all’anno. E cosa succede se andiamo da una casa automobilistica e prenotiamo 10 mila auto all’anno per i prossimi dieci anni? Non solo otteniamo prezzi enormemente più bassi ma possiamo anche discutere su come vogliamo queste auto. Possiamo avere auto più ecologiche prodotte in modo più ecologico. E possiamo lanciare una nuova moda, infettiva; come si dice oggi un “nuovo trend”: “Comprare al di fuori di un gruppo d’acquisto è stupido!” E potremmo arrivare a comprare e ristrutturare case tutti assieme… E attenzione, non sto parlando di consociare gli acquisti dei tre milioni di ecologisti italiani più sensibili che oggi sarebbe un’utopia. Sto parlando di coinvolgere un trentesimo degli amanti della natura italiani: 1 su 30. E mi stupisco che questo obiettivo non sia nei programmi di nessuna grande associazione ecologica o progressista e di nessun sindacato.

2) Con il gruppo di Ecofuturo e pochi altri estremisti siamo riusciti a far approvare la legge che permette le Comunità Energetiche. Oggi gruppi di cittadini che abitano vicini possono consociare la produzione e il consumo di energia elettrica. Il che apre le porte al taglio delle bollette di almeno il 50% per le famiglie. Infatti è possibile non solo consociare la produzione di elettricità ma anche creare cooperative di lavoro e di risparmio che realizzino impianti di teleriscaldamento, di produzione di biogas, reti di famiglie che invece di farsi fregare i soldi dalle banche e dai fondi di investimento gestiscono i risparmi acquistando impianti di produzione di corrente dal vento, dall’acqua e dal sole. Un investimento sicuro e redditizio.

3) Impegnarsi su obiettivi che fanno la differenza. La maggior parte del movimento ecologista ha rinunciato alle battaglie pratiche, preferiscono le battaglie di opinione: non ti sporchi le mani e rischi poco. Nel 2005 io e il professor Maurizio Fauri, oggi membro della Commissione Tecnica Pnrr del Ministero della Transizione Ecologica, convincemmo il sindaco di Padova Zanonato a cambiare tutta l’illuminazione stradale e il riscaldamento del Comune, risparmiando così un milione e mezzo di euro all’anno. Ma nessuna grande associazione ambientalista mosse un dito per convincere altri grandi comuni a fare lo stesso. Io andai con la valigetta da più di cento tra sindaci, assessori e quant’altro. Non interessava, anche se era un investimento a costo zero, grazie al sistema europeo delle Esco che anticipano l’investimento che viene poi abbondantemente ripagato dai risparmi ottenuti. Mi guardarono come un marziano pazzo che volesse vendergli un’astronave momentaneamente parcheggiata su Orione.” La bolletta elettrica di Roma ai tempi superava i 20 milioni di euro. E solo otto anni dopo Milano, Bologna e Roma imitarono il modello Padova: centinaia di milioni di euro buttati nel cesso.

Quando nel 2007 diventò possibile costruire un impianto fotovoltaico a costo zero nessuna grande associazione ambientalista si organizzò per aiutare i suoi soci a farlo. Idem fecero i sindacati e i partiti che quella legge avevano approvato in parlamento. Nel 2007 l’eroico Fabio Roggiolani fece partire due camion da Livorno per Palermo; uno viaggiò su strada, uno venne caricato su una nave. Quello che viaggiò con la nave impiegò dieci ore di meno con un risparmio enorme di carburante e di inquinamento. In pochi cercammo di far conoscere questa dimostrazione della potenzialità del trasposto marittimo…

La lista delle battaglie che nel passato non hanno trovato sostegno per la miopia dei vertici dei gruppi ambientalisti è lunga e non a caso oggi sono ridotti al lumicino. Ci sono grandi campagne di informazione e di pressione che in pochissimi portiamo avanti: le autostrade del mare, la ristrutturazione dei trasporti ferroviari delle merci, l’efficientamento delle strutture scolastiche coinvolgendo gli studenti nell’analisi della situazione e la progettazione delle migliorie con appositi programmi di studio, realizzati in collaborazione con le aziende del settore. La diffusione dell’agricoltura integrata con la produzione di biogas ed elettricità. La semplificazione delle normative comunali per rendere una realtà il reddito energetico dei cittadini… In questi campi l’azione di pochissimi riesce a fare la differenza.

E, infine, sarebbe il caso di consociare il potere di comunicazione di un migliaio di persone e costruire così un sistema di controinformazione veramente efficace che possa anche diventare strumento per vendere collettivamente pubblicità, quindi potenziare e rendere un lavoro retribuito l’informazione in difesa del pianeta. Quanti blog e quante pagine social gestiscono gli ecologisti impegnati?

Per fare un salto di qualità non servono milioni di attivisti della comunicazione e neanche diecimila: ne bastano mille, consociati, per costituire un network più potente di Repubblica e Corriere della Sera messi assieme. Ma è difficile perché pochi sono litigiosi e gelosi come gli amanti della natura. Parlano di ecosistema di biodiversità, di concessione olistica della vita, ma vai a convincerli che se vogliamo salvare l’umanità dobbiamo concentrare le nostre forze su battaglie concrete e dobbiamo smettere di litigare spaccando il capello in quattro! “Io dovrei segnalare sul mio social quel che dice un altro… e se non sono d’accordo?” Se non sei d’accordo stringi i denti a vai avanti a far crescere la discussione accettando l’idea che tutti noi diciamo cose giuste e anche cazzate madornali perché nessuno di noi è Superman o Gesù Bambino!

Sono anni che provo a convincere un gruppo di persone ma non ci riesco. Ma sono sicuro che da qualche parte c’è qualcuno più bravo di me a parlare alle persone, che potrebbe riuscirci. Mi fermo qui. Credo di aver riassunto la questione.

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