Gli Stati Uniti hanno bloccato le operazioni della banca statunitense Jp Morgan incaricata di gestire i pagamenti in dollari dei bond russi emessi in valuta statunitense. L’ordine è arrivato dal ministero del Tesoro che ha disposto lo stop ai conti russi presso le banche statunitensi. Il costo per assicurarsi contro un eventuale default russo è balzato dell’87% dopo la decisione mentre il prezzo a cui i bond sono scambiati sul mercato è sceso sensibilmente. Sinora Washington aveva concesso movimenti di denaro dalla Russia per pagare interessi e rimborsi ai creditori stranieri. Gli oltre 600 miliardi di dollari in asset esteri detenuti dalla banca centrale russa sono in parte congelati, almeno nella parte su cui hanno giurisdizione le banche centrali occidentali. Tuttavia Mosca continua a ricevere ingenti flussi di valuta estera (circa un miliardo di dollari al giorno) grazie all’export di beni energetici.

Questa decisione rischia di portare Mosca verso un “default artificiale”, motivato non dalla mancanza di risorse per pagare o della volontà di farlo ma dall’impossibilità tecnica. Ieri sono scaduti titoli russi in dollari per 2 miliardi, il bond era stato in riacquistato per i due terzi del suo ammontare dalla Russia nei giorni scorsi ma la parte rimasta in circolazione non sarebbe stata rimborsata. A questo punto Mosca ha 30 giorni di tempo, il cosiddetto periodo di grazia, prima che scatti il default. La Russia, ha 15 obbligazioni internazionali sul mercato per un valore nominale di circa 40 miliardi di dollari. Non sarebbero al momento state pagare neppure cedole in scadenza ieri su un’obbligazione 2042.

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