Lo scorso 5 settembre, il marito aveva dichiarato di averla trovata distesa sul letto e con una corda al collo, legata ad una spalliera. In base ai risultati dell'autopsia, la morte della donna sarebbe stata provocata da asfissia e da un mix di farmaci: gli inquirenti stanno accertando se, con una concentrazione di sostanze nel corpo come quella rilevata, fosse possibile per la donna mettere in atto un suicidio
La procura di Bologna e i carabinieri indagano sulla morte di una donna di 59 anni, avvenuta in una casa nella provincia lo scorso 5 settembre. Il marito, di 61 anni, aveva dichiarato di averla trovata senza vita distesa sul letto e con una corda intorno al collo, legata all’estremità di una spalliera: “Un suicidio”, aveva spiegato ai soccorritori e, in un secondo momento, ai militari dell’Arma. Ora però, secondo il Corriere di Bologna, l’uomo sarebbe indagato per omicidio volontario, ipotesi che è stata confermata in ambienti investigativi.
Nel corso della giornata di martedì, l’uomo è stato interrogato a lungo, dichiarandosi però completamente estraneo ai fatti: l’indagato è difeso dall’avvocato Ermanno Corso e al momento è a piede libero. L’indagine, coordinata dal pm Augusto Borghini, si starebbe concentrando su alcune presunte contraddizioni riscontrate nel racconto fornito dall’uomo e sulle tensioni nel rapporto tra i coniugi, come riportato da alcuni testimoni.
In base ai risultati dell’autopsia, la morte della donna sarebbe stata provocata da asfissia e da un mix di farmaci: gli esami tossicologici hanno confermato che la vittima aveva assunto dosi massicce di antidepressivi, farmaci che prendeva regolarmente. Gli inquirenti stanno cercando di accertare se, con una concentrazione di sostanze nel corpo come quella rilevata, fosse possibile per la donna mettere in atto un suicidio.