È slittata a giovedì la nomina del nuovo procuratore capo di Milano originariamente posta all’ordine del giorno del plenum del Consiglio superiore della magistratura di mercoledì. In apertura di seduta, il vicepresidente David Ermini ha dato conto del fatto che “sono arrivate due istanze di rinvio, trattandosi di motivi di salute, per privacy verranno illustrate in seduta segreta”. Si tratta di due consiglieri positivi al Covid, motivo per cui il consigliere togato indipendente Nino Di Matteo “ha chiesto l’apertura di una pratica per la modifica del regolamento interno del Csm per valutare la possibilità di partecipazione da remoto dei consiglieri sottoposti al divieto di circolazione in forza delle misure restrittive anti Covid, anche dopo la fine dello stato d’emergenza, possibilità che il Regolamento attuale prevede esclusivamente nella vigenza del regime emergenziale”, terminato il 31 marzo.

Il successore di Francesco Grecoritiratosi lo scorso novembre – verrà scelto tra i tre nomi proposti dalla Quinta Commissione, competente sul conferimento degli incarichi. Il favorito è il procuratore generale di Firenze Marcello Viola, di Magistratura indipendente (la corrente di destra), citato nei dialoghi intercettati a Luca Palamara in occasione dello scandalo nomine ma risultato nel corso delle indagini estraneo a qualsiasi accordo. In Commissione, Viola – che ha presentato domanda anche per il posto di procuratore capo di Palermo e per quello di Procuratore nazionale antimafia – ha ottenuto due voti: per lui si sono espressi Antonio D’Amato di Mi e Sebastiano Ardita di Autonomia&indipendenza. A sfidarlo ci sono l’attuale procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, della corrente progressista di Area (votato dalla consigliera Alessandra Dal Moro) e il procuratore capo di Bologna Giuseppe Amato, del gruppo centrista di Unità per la Costituzione (per lui il voto di Michele Ciambellini). Astenuti i due membri laici della Commissione, Fulvio Gigliotti (in quota M5S) e Alessio Lanzi (indicato da Forza Italia).

La delicatezza della pratica è accentuata dalle faide che negli ultimi tempi hanno avvelenato il clima all’interno dell’ufficio milanese attualmente retto dal procuratore aggiunto anziano Riccardo Targetti: dal caso dei verbali di Piero Amara sulla Loggia Ungheria all’indagine sul falso complotto Eni. Viola dovrebbe poter contare su almeno nove voti: i quattro togati di Magistratura indipendente (D’Amato, Micciché, Balduini e Braggion), i due di Autonomia&Indipendenza (Sebastiano Ardita e Nino Di Matteo), i due laici in quota Lega Emanuele Basile e Stefano Cavanna e il laico in quota M5S Filippo Donati (fiorentino). Per Romanelli invece è previsto che votino i cinque togati di Area (Dal Moro, Zaccaro, Cascini, Chinaglia, Suriano), mentre Amato, oltre a quello di Ciambellini, dovrebbe ottenere i voti degli altri due togati di UniCost, Carmelo Celentano e Concetta Grillo. Se nessuno dei candidati raggiungerà la maggioranza assoluta del plenum (14 voti) si dovrà procedere al ballottaggio tra i due più votati.

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