La ricostruzione è contenuta in un articolo dal titolo "La militarizzazione della finanza: come l'Occidente ha scatenato uno shock and awe sulla Russia", che cita come fonte un funzionario di Bruxelles. Durante il vertice d'emergenza, riporta il quotidiano, il premier ha ricordato che "le riserve valutarie della Russia potevano essere utilizzate per attutire il colpo di altre sanzioni” e che per evitarlo avrebbero dovuto essere congelate
È stato il premier italiano Mario Draghi a convincere l’Unione europea a sanzionare la banca centrale russa bloccando le sue riserve valutarie all’estero. A riportarlo è un articolo del Financial Times, dal titolo “La militarizzazione della finanza: come l’Occidente ha scatenato uno shock and awe sulla Russia”, che cita come fonte un funzionario di Bruxelles. L’Italia, grande importatore di gas russo, in passato era stata spesso titubante riguardo alle sanzioni – ricorda il quotidiano della City – ma Draghi, durante il vertice d’emergenza tenuto la notte dell’invasione, ha ricordato “le riserve valutarie della Russia potevano essere utilizzate per attutire il colpo di altre sanzioni” e che per evitarlo avrebbero dovuto essere congelate. Secondo il FT, il fatto che le discussioni si siano svolte all’ultimo minuto è stato fondamentale per garantire che Mosca fosse colta alla sprovvista: con un preavviso sufficiente, infatti, il Cremlino avrebbe potuto iniziare a spostare alcune delle sue riserve in altre valute.
Nella ricostruzione fatta dal giornale (su cui in passato ha scritto lo stesso Draghi), nel terzo giorno dall’invasione, sabato 26 febbraio, la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen aveva cercato il consenso tra i governi occidentali per la più vasta e punitiva serie di sanzioni finanziarie ed economiche mai inflitte a uno Stato. L’accordo era vicino ma nel frattempo, a Washington, la segretaria del Tesoro Janet Yellen stava ancora rivedendo i dettagli della misura più drammatica e più influente sui mercati: sanzionare la stessa banca centrale russa. Gli Stati Uniti erano stati la forza trainante della spinta alle sanzioni, ma mentre Yellen studiava i dettagli, gli europei erano intenzionati a chiudere il più in fretta possibile, preoccupati che i russi potessero venire a conoscenza dei piani. Von der Leyen a quel punto ha chiamato Draghi e gli ha chiesto di discutere i dettagli direttamente con Yellen. “Eravamo tutti in attesa, e ci chiedevamo: “Perché ci vuole così tanto tempo?'”, riferisce la fonte del FT. “Poi è arrivata la risposta: Draghi deve fare la sua magia su Yellen. Entro la sera, l’accordo era stato raggiunto”.
Sia la segretaria al Tesoro statunitense, già presidente della Federal Reserve, sia il presidente del Consiglio italiano, ex capo della Bce, sono veterani di una serie di crisi drammatiche, ricorda il giornale. Nella loro carriera hanno sempre dimostrato calma e stabilità verso il nervosismo dei mercati finanziari. In questo caso, invece, il piano concordato da Yellen e Draghi di congelare una gran parte dei 643 miliardi di dollari di riserve in valuta estera di Mosca era qualcosa di molto diverso: stavano effettivamente dichiarando guerra finanziaria alla Russia. “La potenza delle sanzioni finanziarie – spiega l’articolo – deriva dall’onnipresenza del dollaro: è la valuta più usata per commerci e transazioni”, motivo per cui “è molto difficile per le istituzioni finanziarie, le banche centrali e anche per molte imprese fare affari se sono tagliate fuori dal sistema finanziario americano”.