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Il cuore di Sonny Colbrelli e il bivio più difficile: correre da non italiano

Appena sei mesi fa Sonny Colbrelli si sdraiava a terra, completamente ricoperto di fango e pazzo di gioia per aver colto la vittoria della vita. Alla prima partecipazione aveva spianato le pietre della Parigi-Roubaix e sull’arrivo nel velodromo aveva battuto anche un campione del calibro di Mathieu van der Poel. Il “Cobra” aveva fatto l’impresa non solo per se stesso, ma per tutto il ciclismo italiano, che fra Classiche Monumento e Mondiali su strada è in una fase di magra da oltre un decennio. Una vittoria che aveva pareggiato i conti con i tanti secondi posti che Sonny ha colto in una carriera da lottatore generoso, che ci ha messo sempre il cuore. Ecco: il cuore l’ha tradito appena dopo l’arrivo della Vuelta Catalunya, dove è crollato a terra privo di sensi facendo temere il peggio. Rianimato sul posto dopo un arresto cardiocircolatorio e un episodio convulsivo è stato ricoverato per una settimana a Girona. Tutti gli appassionati hanno tenuto il fiato sospeso per Sonny anche dopo il successivo ricovero a Padova dove, dopo una serie di esami, gli è stato impiantato un defibrillatore sottocutaneo.

Passata la paura e conscio di essere un sopravvissuto, anche grazie alla prontezza dei soccorsi, Sonny adesso starà fermo almeno fino a giugno, dopo altri esami di verifica del defibrillatore. L’attesa non sarà priva di pensieri e dubbi, anzi, le strade da poter imboccare sono diverse e ruvide più del pavé per un ragazzo di 31 anni che aveva vissuto la stagione più vincente della carriera. Senza girarci troppo intorno, in Italia praticare uno sport professionistico impegnativo come il ciclismo con un ICD è impossibile. Un protocollo del 2017 lo vieta, lo stesso che ha impedito al calciatore Christian Eriksen di tornare a giocare con l’Inter dopo l’arresto cardiaco agli ultimi Europei. Eriksen adesso gioca, e segna, ma in Inghilterra. La stessa strada potrebbe cercare di percorrere Colbrelli, aggirare l’ostacolo e quindi correre con una licenza di un altro Paese. Correre da non italiano, insomma.

I casi di aritmia nel ciclismo sono innumerevoli e potremmo partire dagli anni ’60 con Franco Bitossi, soprannominato “Cuore Matto” proprio per i suoi frequenti casi di aritmia, per arrivare a casi recentissimi: quello della campionessa del mondo dello Scratch Martina Fidanza sottoposta a un intervento chirurgico per eliminare un’aritmia scoperta in allenamento. Il cuore di Martina aveva raggiunto i 245 battiti al minuto. Anche Elia Viviani si era sottoposto all’ablazione per curare l’aritmia che lo aveva colpito nel 2021. Altri casi, con esiti decisamente diversi, non si sono risolti positivamente.

L’aritmia “instabile”, come è stata definita quella di Colbrelli, andrà monitorata ed esaminata nelle prossime settimane. Un periodo lunghissimo per chi come Sonny dovrà lavorare di testa, pensare al suo futuro di uomo prima che di ciclista professionista. L’ipotesi di correre per un altro Paese sarebbe strana per il campione italiano e campione europeo in carica, che ha sempre amato e onorato la maglia azzurra. I compagni di squadra, i colleghi e i tifosi a bordo strada sono tutti insieme in attesa e pronti ad applaudire e riabbracciare il “Cobra”, comunque vada in sella a pedalare.