Il 6 marzo 2013, il capo della comunicazione del Monte dei Paschi di Siena, David Rossi, viene trovato riverso senza vita sul selciato sottostante alla finestra del suo ufficio al terzo piano, in circostanze archiviate come suicidio, ma che fin da subito sollevano moltissimi sospetti. Nel luglio 2021, oltre otto anni dopo, è stata istituita una Commissione parlamentare d’inchiesta per far luce sul mistero legato a questa morte. L’ex inviato del Fatto Quotidiano Davide Vecchi, oggi direttore del quotidiano Il Tempo e delle testate del Gruppo Corriere e già autore nel 2017 di un libro di successo sul caso, è stato coinvolto in veste di consulente della commissione stessa (unico giornalista in questo ruolo). Nel suo nuovo libro, La verità sul caso David Rossi, in uscita giovedì 7 aprile e di cui anticipiamo un brano qui di seguito, Vecchi ricostruisce tutto ciò che ancora non sapevamo sulla vicenda, grazie a testimonianze esclusive, perizie e documenti inediti. Ciò che emerge dalla sua inchiesta puntuale e sconcertante, è che solo riaprendo il caso con l’ipotesi di omicidio si potrà evitare che quello sulla morte di David Rossi venga archiviato come l’ennesimo mistero italiano irrisolto. Ecco un’anticipazione in esclusiva.
«La carenza di dati disponibili relativamente al sopralluogo nell’ufficio di David Rossi e nella sede del rinvenimento del cadavere, nonché all’autopsia (sia per quel che riguarda il rilievo, la descrizione e la datazione delle lesioni oltre che alla repertazione di elementi utili per la ricostruzione delle dinamiche dell’evento mortale), impongono l’esumazione del cadavere e un sopralluogo.»
È il 16 marzo 2016 ed è tutto da rifare. A tre anni di distanza dalla scomparsa del manager Mps, l’indagine affidata al pm Andrea Boni certifica quanto si sapeva sin da settembre del 2013 ed era scritto nell’opposizione alla prima archiviazione depositata dall’avvocato Goracci: i pm Marini e Natalini non avevano svolto alcun tipo di accertamento e quel poco che erano stati costretti a fare, come l’autopsia, era risultato superficiale e pieno di errori e omissioni.
Boni ha tentato di fare il suo mestiere, cercare la verità, e si è scontrato con le voragini investigative di chi l’ha preceduto. È grazie alla sua tenacia, ad esempio, che si è scoperta la distruzione dei fazzolettini.
Il perito nominato dal magistrato trova negli atti del primo fascicolo l’elenco degli oggetti repertati e ne chiede l’acquisizione. Tra questi, i sette fazzoletti di carta sporchi di sangue rinvenuti nel cestino dell’ufficio. Sono disponibili, dicono le carte. Quindi fa richiesta per analizzarli, ma nessuno risponde. Lui insiste, gli uffici tergiversano. Quei fazzoletti sarebbero fondamentali, perché i periti ipotizzano a ragione che siano stati usati per tamponare le ferite al volto, non i taglietti al polso vecchi di due giorni, come invece hanno sostenuto sin da subito gli inquirenti. Boni vuole analizzarli, sono indicati tra i reperti conservati, eppure pare non esistano. Dopo varie insistenze e richieste ufficiali, sulla sua scrivania arriva un fogliettino striminzito: è l’atto con cui nell’agosto del 2013 Natalini ne aveva disposto la distruzione. Quindi niente fazzolettini e nessuna analisi: non era stata fatta. E niente celle telefoniche o tabulati: non sono stati acquisiti né ora si possono acquisire. Troppo tardi, sono andati distrutti.
Sempre Boni scopre che la banca più antica del mondo non aveva i registri degli ingressi nella sede. Scopre inoltre che il portiere Riccucci, sentito più volte per sapere come mai non avesse visto sui monitor David agonizzante per ventidue minuti, ha una memoria a dir poco inaffidabile e fornisce spiegazioni incredibili. Un esempio? Boni gli chiede una cosa semplice: «Ma lei come faceva la sera a sapere che tutti erano usciti dalla banca e chiudere?». Risposta: «Spegnevo le luci e se c’era qualcuno mi chiamava per farsele riaccendere».
Il pm però non si lascia sopraffare dallo sconforto. Prende coscienza che va rifatto tutto dall’inizio, così nomina due consulenti tecnici scegliendoli ben distanti da Siena, città piccola in cui tutto ha ruotato e ruota attorno al Monte: chiunque qui ha collegamenti diretti o indiretti con la banca. Il pm si rivolge a Cristina Cattaneo dell’istituto di medicina legale dell’Università di Milano e al tenente colonnello Davide Zavattaro del Ris, il reparto investigazioni scientifiche dei carabinieri. Il quesito che pone loro è chiarissimo: la morte di David Rossi è suicidio o omicidio?
Dopo meno di un mese, il 6 aprile 2016, il corpo viene riesumato e portato in laboratorio per l’analisi della dottoressa Cattaneo, mentre la simulazione della caduta è fissata per il successivo 25 giugno: serve più tempo perché è necessario reperire un manichino con la stessa corporatura di Rossi, altrimenti sarebbe inutile.
Inoltre il perito di parte, Luca Scarselli, ha compiuto un’analisi talmente accurata dell’unico video disponibile, da aver ricostruito la dinamica della caduta, la velocità dell’impatto al suolo, la posizione del corpo mentre precipita e una serie di elementi che Boni vuole verificare e comprendere in maniera approfondita. Non ha intenzione di lasciare dubbi, tenta di arrivare a scrivere e certificare la verità.
È evidente agli stessi periti della procura quanto strana sia la postura di David mentre precipita: a sacco di patate, piegato in due, con gli arti rivolti verso l’alto, come fosse caduto già privo di sensi. C’è poi un altro elemento fondamentale: l’oggetto che cade venti minuti dopo David. Secondo Scarselli si tratta del suo orologio. Qualcuno lo ha buttato dalla finestra a diversi minuti di distanza. Possibile? Di certo sul polso del cadavere viene trovato un ematoma perfettamente sovrapponibile alla cassa del Sector, così come è certo che l’orologio viene rinvenuto distante dal corpo e con le lancette che segnano le 20.10, non le 19.44, ora in cui David ha impattato sul selciato. Dal video, inoltre, è evidente che Rossi cadendo non ha sbattuto le braccia a terra e ha persino le maniche della camicia abbassate con i polsini allacciati. Anche questo è strano. E anche sull’orologio Boni vuole fare tutti gli accertamenti possibili.
La Procura di Milano ha un manichino perfetto per la simulazione della caduta: è quello utilizzato nel 1971 per ricostruire il volo fatto da Giuseppe Pinelli dal quarto piano della questura milanese, la notte del 15 dicembre 1969, un altro suicidio decisamente particolare.
Tutto sembra procedere in maniera spedita. Ma il 21 aprile 2016 Boni riceve la comunicazione del suo trasferimento, ad appena un anno dal suo arrivo. Un notevole avanzamento di carriera: il ministero di Giustizia lo ha nominato procuratore capo di Urbino, accettando con rapidità sorprendente la richiesta che aveva presentato prima di avere il fascicolo Rossi, e dovrà prendere servizio a fine giugno.
L’indagine deve dunque passare di mano. Viene affidata a un nuovo pm, Fabio Ghiozzi. Se ne occuperà insieme al procuratore capo Salvatore Vitello, che decide di farsene carico.
Il loro primo provvedimento è del 13 giugno 2016: danno disposizione ai vigili del fuoco e ai carabinieri di predisporre tutto ciò che è necessario a Zavattaro del Ris per le operazioni da compiere il 25 giugno. I rilievi durano sette ore e mezzo. Vengono prelevati oltre trenta reperti dalla parete esterna dell’ufficio. Altri dall’interno. La simulazione della caduta però non viene effettuata. O meglio, si decide di non usare il manichino ma di eseguire delle prove con un vigile del fuoco provvisto di imbracatura. L’uomo tenta di ripetere la ricostruzione fatta dai pm nell’archiviazione accolta dal gip Gaggelli e di inscenare l’ipotesi dei legali. Ma sollevarlo e spingerlo fuori dalla finestra non appare semplice, anche perché non è esattamente della stessa stazza di David, tutt’altro: né altezza né peso corrispondono. Per riuscire ad arrampicarsi senza sfondare il fan coil – come avrebbe fatto Rossi secondo chi ne ha decretato il suicidio – il pompiere deve aggrapparsi a una corda appositamente collocata sul battente della finestra per la simulazione.
Il vigile del fuoco inoltre tenta di imitare la dinamica reggendosi al davanzale con il volto rivolto alla parete ma, se si fosse lasciato andare, il corpo avrebbe sbattuto contro il muro, avrebbe ruotato e non sarebbe caduto perpendicolare né sarebbe atterrato con braccia e gambe rivolte verso l’alto.
Poi i dubbi, sempre più numerosi, sulle ferite: sotto le ascelle e sulle braccia di Rossi l’autopsia ha accertato ematomi. Secondo i periti di parte dei famigliari erano frutto di «costrizioni» e «afferramento» da parte di terzi. Secondo i pm Marini e Natalini, invece, erano stati causati dal davanzale al quale Rossi si sarebbe aggrappato prima di lanciarsi nel vuoto. La simulazione ha accertato che nulla sulla finestra o all’esterno poteva in alcun modo lesionare gli arti come accaduto al manager.
Al termine delle operazioni gli sguardi sconsolati dei vigili del fuoco dicono tutto. Loro ci hanno provato a fare ciò che è stato chiesto, ma si è rivelato impossibile. Come è stato impossibile cercare tracce utili sui reperti a distanza di trentanove mesi di pioggia, neve, passaggi di persone, auto. Le indagini chiedono addirittura di individuare parti di Dna, ma trovare indizi seppur minimi è pura utopia dopo tutto quel tempo. L’unica certezza sembra essere il buco nero delle indagini iniziali.
Cronaca
La verità sul caso David Rossi, il libro-inchiesta di Davide Vecchi. L’anticipazione esclusiva: “Il morto è il colpevole perfetto”
Ecco cosa non quadra dopo la prima (frettolosa) archiviazione del caso: le omissioni, le indagini che lasciano aperti moltissimi interrogativi. L'autore presenterà il libro domenica 10 aprile alle 15.30 al Festival del Giornalismo di Perugia con Antonella Tognazzi e Amalia De Simone
Il 6 marzo 2013, il capo della comunicazione del Monte dei Paschi di Siena, David Rossi, viene trovato riverso senza vita sul selciato sottostante alla finestra del suo ufficio al terzo piano, in circostanze archiviate come suicidio, ma che fin da subito sollevano moltissimi sospetti. Nel luglio 2021, oltre otto anni dopo, è stata istituita una Commissione parlamentare d’inchiesta per far luce sul mistero legato a questa morte. L’ex inviato del Fatto Quotidiano Davide Vecchi, oggi direttore del quotidiano Il Tempo e delle testate del Gruppo Corriere e già autore nel 2017 di un libro di successo sul caso, è stato coinvolto in veste di consulente della commissione stessa (unico giornalista in questo ruolo). Nel suo nuovo libro, La verità sul caso David Rossi, in uscita giovedì 7 aprile e di cui anticipiamo un brano qui di seguito, Vecchi ricostruisce tutto ciò che ancora non sapevamo sulla vicenda, grazie a testimonianze esclusive, perizie e documenti inediti. Ciò che emerge dalla sua inchiesta puntuale e sconcertante, è che solo riaprendo il caso con l’ipotesi di omicidio si potrà evitare che quello sulla morte di David Rossi venga archiviato come l’ennesimo mistero italiano irrisolto. Ecco un’anticipazione in esclusiva.
È il 16 marzo 2016 ed è tutto da rifare. A tre anni di distanza dalla scomparsa del manager Mps, l’indagine affidata al pm Andrea Boni certifica quanto si sapeva sin da settembre del 2013 ed era scritto nell’opposizione alla prima archiviazione depositata dall’avvocato Goracci: i pm Marini e Natalini non avevano svolto alcun tipo di accertamento e quel poco che erano stati costretti a fare, come l’autopsia, era risultato superficiale e pieno di errori e omissioni.
Boni ha tentato di fare il suo mestiere, cercare la verità, e si è scontrato con le voragini investigative di chi l’ha preceduto. È grazie alla sua tenacia, ad esempio, che si è scoperta la distruzione dei fazzolettini.
Il perito nominato dal magistrato trova negli atti del primo fascicolo l’elenco degli oggetti repertati e ne chiede l’acquisizione. Tra questi, i sette fazzoletti di carta sporchi di sangue rinvenuti nel cestino dell’ufficio. Sono disponibili, dicono le carte. Quindi fa richiesta per analizzarli, ma nessuno risponde. Lui insiste, gli uffici tergiversano. Quei fazzoletti sarebbero fondamentali, perché i periti ipotizzano a ragione che siano stati usati per tamponare le ferite al volto, non i taglietti al polso vecchi di due giorni, come invece hanno sostenuto sin da subito gli inquirenti. Boni vuole analizzarli, sono indicati tra i reperti conservati, eppure pare non esistano. Dopo varie insistenze e richieste ufficiali, sulla sua scrivania arriva un fogliettino striminzito: è l’atto con cui nell’agosto del 2013 Natalini ne aveva disposto la distruzione. Quindi niente fazzolettini e nessuna analisi: non era stata fatta. E niente celle telefoniche o tabulati: non sono stati acquisiti né ora si possono acquisire. Troppo tardi, sono andati distrutti.
Sempre Boni scopre che la banca più antica del mondo non aveva i registri degli ingressi nella sede. Scopre inoltre che il portiere Riccucci, sentito più volte per sapere come mai non avesse visto sui monitor David agonizzante per ventidue minuti, ha una memoria a dir poco inaffidabile e fornisce spiegazioni incredibili. Un esempio? Boni gli chiede una cosa semplice: «Ma lei come faceva la sera a sapere che tutti erano usciti dalla banca e chiudere?». Risposta: «Spegnevo le luci e se c’era qualcuno mi chiamava per farsele riaccendere».
Il pm però non si lascia sopraffare dallo sconforto. Prende coscienza che va rifatto tutto dall’inizio, così nomina due consulenti tecnici scegliendoli ben distanti da Siena, città piccola in cui tutto ha ruotato e ruota attorno al Monte: chiunque qui ha collegamenti diretti o indiretti con la banca. Il pm si rivolge a Cristina Cattaneo dell’istituto di medicina legale dell’Università di Milano e al tenente colonnello Davide Zavattaro del Ris, il reparto investigazioni scientifiche dei carabinieri. Il quesito che pone loro è chiarissimo: la morte di David Rossi è suicidio o omicidio?
Dopo meno di un mese, il 6 aprile 2016, il corpo viene riesumato e portato in laboratorio per l’analisi della dottoressa Cattaneo, mentre la simulazione della caduta è fissata per il successivo 25 giugno: serve più tempo perché è necessario reperire un manichino con la stessa corporatura di Rossi, altrimenti sarebbe inutile.
Inoltre il perito di parte, Luca Scarselli, ha compiuto un’analisi talmente accurata dell’unico video disponibile, da aver ricostruito la dinamica della caduta, la velocità dell’impatto al suolo, la posizione del corpo mentre precipita e una serie di elementi che Boni vuole verificare e comprendere in maniera approfondita. Non ha intenzione di lasciare dubbi, tenta di arrivare a scrivere e certificare la verità.
È evidente agli stessi periti della procura quanto strana sia la postura di David mentre precipita: a sacco di patate, piegato in due, con gli arti rivolti verso l’alto, come fosse caduto già privo di sensi. C’è poi un altro elemento fondamentale: l’oggetto che cade venti minuti dopo David. Secondo Scarselli si tratta del suo orologio. Qualcuno lo ha buttato dalla finestra a diversi minuti di distanza. Possibile? Di certo sul polso del cadavere viene trovato un ematoma perfettamente sovrapponibile alla cassa del Sector, così come è certo che l’orologio viene rinvenuto distante dal corpo e con le lancette che segnano le 20.10, non le 19.44, ora in cui David ha impattato sul selciato. Dal video, inoltre, è evidente che Rossi cadendo non ha sbattuto le braccia a terra e ha persino le maniche della camicia abbassate con i polsini allacciati. Anche questo è strano. E anche sull’orologio Boni vuole fare tutti gli accertamenti possibili.
La Procura di Milano ha un manichino perfetto per la simulazione della caduta: è quello utilizzato nel 1971 per ricostruire il volo fatto da Giuseppe Pinelli dal quarto piano della questura milanese, la notte del 15 dicembre 1969, un altro suicidio decisamente particolare.
Tutto sembra procedere in maniera spedita. Ma il 21 aprile 2016 Boni riceve la comunicazione del suo trasferimento, ad appena un anno dal suo arrivo. Un notevole avanzamento di carriera: il ministero di Giustizia lo ha nominato procuratore capo di Urbino, accettando con rapidità sorprendente la richiesta che aveva presentato prima di avere il fascicolo Rossi, e dovrà prendere servizio a fine giugno.
L’indagine deve dunque passare di mano. Viene affidata a un nuovo pm, Fabio Ghiozzi. Se ne occuperà insieme al procuratore capo Salvatore Vitello, che decide di farsene carico.
Il loro primo provvedimento è del 13 giugno 2016: danno disposizione ai vigili del fuoco e ai carabinieri di predisporre tutto ciò che è necessario a Zavattaro del Ris per le operazioni da compiere il 25 giugno. I rilievi durano sette ore e mezzo. Vengono prelevati oltre trenta reperti dalla parete esterna dell’ufficio. Altri dall’interno. La simulazione della caduta però non viene effettuata. O meglio, si decide di non usare il manichino ma di eseguire delle prove con un vigile del fuoco provvisto di imbracatura. L’uomo tenta di ripetere la ricostruzione fatta dai pm nell’archiviazione accolta dal gip Gaggelli e di inscenare l’ipotesi dei legali. Ma sollevarlo e spingerlo fuori dalla finestra non appare semplice, anche perché non è esattamente della stessa stazza di David, tutt’altro: né altezza né peso corrispondono. Per riuscire ad arrampicarsi senza sfondare il fan coil – come avrebbe fatto Rossi secondo chi ne ha decretato il suicidio – il pompiere deve aggrapparsi a una corda appositamente collocata sul battente della finestra per la simulazione.
Il vigile del fuoco inoltre tenta di imitare la dinamica reggendosi al davanzale con il volto rivolto alla parete ma, se si fosse lasciato andare, il corpo avrebbe sbattuto contro il muro, avrebbe ruotato e non sarebbe caduto perpendicolare né sarebbe atterrato con braccia e gambe rivolte verso l’alto.
Poi i dubbi, sempre più numerosi, sulle ferite: sotto le ascelle e sulle braccia di Rossi l’autopsia ha accertato ematomi. Secondo i periti di parte dei famigliari erano frutto di «costrizioni» e «afferramento» da parte di terzi. Secondo i pm Marini e Natalini, invece, erano stati causati dal davanzale al quale Rossi si sarebbe aggrappato prima di lanciarsi nel vuoto. La simulazione ha accertato che nulla sulla finestra o all’esterno poteva in alcun modo lesionare gli arti come accaduto al manager.
Al termine delle operazioni gli sguardi sconsolati dei vigili del fuoco dicono tutto. Loro ci hanno provato a fare ciò che è stato chiesto, ma si è rivelato impossibile. Come è stato impossibile cercare tracce utili sui reperti a distanza di trentanove mesi di pioggia, neve, passaggi di persone, auto. Le indagini chiedono addirittura di individuare parti di Dna, ma trovare indizi seppur minimi è pura utopia dopo tutto quel tempo. L’unica certezza sembra essere il buco nero delle indagini iniziali.
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Roma, 18 (Adnkronos) - "In questi giorni abbiamo accolto con favore la proposta della Commissione europea sulla riforma del quadro legislativo europeo sui rimpatri, attraverso il passaggio da una Direttiva a un Regolamento direttamente applicabile nei 27 Stati membri. Lo riteniamo uno sviluppo estremamente significativo, anche per armonizzare la prassi dei diversi Stati membri e rendere ancor più efficace l’azione di rimpatrio di chi non ha titolo ad essere accolto sul territorio europeo. È fondamentale che l’Unione europea diventi efficace in questo: se entri illegalmente in Europa non puoi rimanere sul nostro territorio, devi essere rimpatriato". Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nelle comunicazioni al Senato in vista del prossimo Consiglio europeo.
Ravenna, 18 mar. (Adnkronos) - Manca solo un mese all’avvio della nuova stagione di Mirabilandia! L’appuntamento è fissato per giovedì 17 aprile alle ore 10.30. Il Parco divertimenti più grande d’Italia si prepara a un 2025 imperdibile con delle incredibili novità. Grande attesa per Nickelodeon Land, la nuova area di ben 25.000 mq dedicata alle famiglie con bambini e giovani adulti, dove divertirsi in compagnia di SpongeBob, Patrick, le Tartarughe Ninja, Dora e la Paw Patrol. All’interno dell’area troveranno posto 10 attrazioni, 3 punti ristoro a tema, 2 aree meet&greet e uno shop tematizzato. I fan di Leonardo, Raffaello, Donatello e Michelangelo saliranno a bordo del nuovo coaster per famiglie Cowabunga Carts per un’avventura adrenalinica in compagnia delle Tartarughe Ninja. Gli appassionati di viaggi troveranno una foresta pluviale da scoprire insieme all’amata esploratrice Dora e il suo Dora’s Train Adventure, con una colonna sonora che farà cantare, battere le mani e sorridere tutti insieme. Un’esperienza indimenticabile sarà anche il Boots’ Balloons per salire in alto, molto in alto, in una mongolfiera.
Gli amici di SpongeBob e Patrick troveranno i loro personaggi preferiti a Splish Splat per un’esperienza rinfrescante, nelle stanze della casa di SpongeBob and Friends oppure a Jellyfish Jam per volare in alto e inseguire le meduse giganti. Per perdere la testa ad alta velocità, immancabile una corsa sul Bikini Bottom Express. I cuccioli Paw Patrol saranno i padroni di casa della famosa torre di controllo a Paw Patrol Adventure Bay con la versione in miniatura dei loro veicoli. Cinture allacciate e grande azione per il coaster Paw Patrol To The Rescue e Rubble’s Rapids per un’avventura acquatica. Uniche le atmosfere di Adventure Bay Carousel per un giro insieme agli amici a 4 zampe di Nickelodeon. Ma le novità non finiscono qui! La nuova stagione avrà anche un palinsesto degli show completamente rinnovato. Sul palco del Pepsi Theatre andrà in scena un’attualissima versione di Pinocchio: un musical con musica dal vivo che vede protagonista il burattino di legno trasformato in un robot umanoide da alcuni scienziati visionari. In Piazza della Fama si alterneranno i sogni di Usnavi, un giovane carismatico pieno di talento, in New York Dreams, e le favole ricche di personaggi di fantasia dello spettacolo C'era Una Volta. Ritmo, energia e avventure preistoriche si sentiranno a Dino DJ nell’area Dinoland del Parco. Nella Far West Valley sarà John e il suo solitario viaggio nelle aride frontiere al centro dello show Wild West Cowboy.
All’apertura dei cancelli, nella Baia dei Pirati, ad accogliere i visitatori ci saranno gli attori-ballerini di Action! – Welcome Show per un benvenuto davvero movimentato. La stunt arena ospiterà l’imperdibile Hot Wheels City-La nuova sfida, il più acclamato stunt show d'Europa, con il loop mobile più alto (15 metri di altezza) mai eseguito prima in un parco divertimenti. Un appuntamento che dopo oltre 20 anni continua ad attrarre il pubblico di tutte le età. Per le vie del Parco si incontrerà la Nickelodeon Parade con tutti i personaggi più amati dai bambini. Esibizioni, canti e balli andranno in scena al Teatro Nickelodeon con Let’s Party per delle vere e proprie feste in cui divertirsi tutti insieme. Tanti i momenti Meet&Greet per foto ricordo da portare a casa. Per i visitatori in cerca di adrenalina da Guinness dei primati, sempre a disposizione le amatissime attrazioni come iSpeed, Katun e Divertical. “Ormai ci siamo, la stagione 2025 sta per partire e noi siamo particolarmente entusiasti di presentare Nickelodeon Land, una novità assoluta per l’Italia, commenta Sabrina Mangia, Managing Director di Mirabilandia. L’accordo con Paramount non è solo un nuovo fiore all’occhiello per il nostro Parco, ma anche un grande valore aggiunto per il territorio e per l’industria del turismo italiana”. La stagione 2025 di Mirabilandia prenderà il via giovedì 17 aprile e si concluderà domenica 2 novembre.
Roma, 18 mar. (Adnkronos Salute) - "Gli eventi cardiovascolari rimangono la prima causa di morte in Italia, in Europa e nel mondo, ed è questo che ci spinge a non fermarci. Il nostro obiettivo e la nostra ambizione è quella che nessun cuore smetta di battere troppo presto. E per raggiungere questo obiettivo continuiamo nella ricerca e nello sviluppo di soluzioni terapeutiche innovative per i pazienti". Lo ha detto questa mattina a Milano Chiara Gnocchi, country Comms & Advocacy head di Novartis Italia, in occasione dell'incontro 'Non solo colesterolo Ldl: alla scoperta della Lipoproteina (a)', organizzato dalla farmaceutica.
"Novartis è presente nell'area cardiovascolare da oltre 40 anni - sottolinea Gnocchi - Si tratta infatti di un impegno continuo che ci ha visto portare soluzioni terapeutiche innovative nell'ambito dello scompenso cardiaco e dell'ipercolesterolemia. Il nostro primo impegno è nel conoscere meglio la scienza. Questo ci ha permesso di comprendere alcuni fattori prognostici e predittivi sui quali lavorare, con soluzioni terapeutiche che stiamo ricercando e sviluppando, per abbattere il rischio di eventi cardiovascolari".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "L’Italia accoglie con favore il Piano di ricostruzione presentato al vertice del Cairo lo scorso 4 marzo dai Paesi arabi. Per poter muovere verso una sua applicazione, nella prospettiva più ampia di una pace stabile e duratura e della soluzione politica a due Stati, è però necessario che Hamas rilasci gli ostaggi e deponga le armi". Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nelle comunicazioni al Senato in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha annunciato in Aula la consegna alla Camera del testo delle comunicazioni rese al Senato in vista del prossimo Consiglio europeo. Il dibattito avrà inizio domani alle 9,30 e proseguirà con la replica della premier, per concludersi con il voto sulle risoluzioni.
Roma, 18 mar. (Adnkronos/Labitalia) - Giovedì 20 marzo 2025, in occasione della Giornata nazionale delle università, promossa dalla Crui (Conferenza dei rettori delle università italiane) e Anci, l’Università di Roma Tor Vergata aderisce all’iniziativa 'Università svelate', aprendo il suo orto botanico a studenti delle scuole medie inferiori e superiori, cittadini e comunità universitaria per un’esperienza immersiva nella ricerca sulla sostenibilità e sulla tutela della biodiversità. L’iniziativa rappresenta un’opportunità per l’Università di Roma Tor Vergata di svelare un luogo non conosciuto da tutti del territorio, ma di grande valore scientifico e didattico, avvicinando le giovani generazioni e la cittadinanza alla consapevolezza ambientale.
In particolare, le scuole avranno l’occasione di far scoprire agli studenti come la ricerca botanica possa offrire soluzioni concrete per la tutela dell’ecosistema e comprendere il ruolo attivo che ogni cittadino deve avere nel rispetto dell’ambiente.
La giornata si aprirà alle ore 10.30 con una conferenza online su Microsoft Teams, con gli interventi di Nathan Levialdi Ghiron, rettore dell’Università di Roma Tor Vergata, Antonella Canini, prorettrice all’Ambiente, alla sostenibilità e alla transizione energetica, Rosaria Alvaro, prorettrice alle Politiche di innovazione sociale, e Nicola Franco, presidente del VI Municipio.
“L’iniziativa Università svelate è un’opportunità per aprire le porte della conoscenza e mostrare il valore della ricerca scientifica per la società. In questa giornata vogliamo rendere accessibile a tutti un luogo chiave del nostro Ateneo: l’Orto Botanico. Un patrimonio di biodiversità e ricerca che mettiamo a disposizione delle scuole e dei cittadini, per sensibilizzare sull’importanza della tutela dell’ambiente e della sostenibilità”, ha dichiarato il rettore Nathan Levialdi Ghiron.
Il programma prevede due visite guidate gratuite, alle ore 11.00 e alle ore 16.00, durante le quali studenti, cittadini e comunità accademica potranno esplorare le collezioni botaniche, osservare da vicino le specie vegetali conservate e conoscere i progetti di ricerca attivi per la conservazione della biodiversità e la rigenerazione ambientale. Oltre alle visite guidate, saranno organizzate lezioni itineranti, in cui i partecipanti potranno approfondire temi legati alla sostenibilità, alla botanica applicata e all’impatto ambientale delle attività umane, grazie alla guida di esperti e ricercatori dell’Ateneo.
“L’orto botanico di Roma Tor Vergata è un centro di ricerca, conservazione e formazione, in cui lo studio delle piante diventa un elemento chiave per la sostenibilità ambientale e per le biotecnologie verdi. Con questa iniziativa vogliamo trasmettere ai più giovani l’importanza della biodiversità, mostrando come la scienza possa offrire strumenti concreti per la tutela dell’ecosistema. La conoscenza botanica non è solo studio, ma un’azione di responsabilità verso il nostro pianeta”, ha spiegato Antonella Canini, prorettrice all’Ambiente, alla sostenibilità e alla transizione energetica.
Durante le attività, i partecipanti avranno l’opportunità di comprendere il ruolo delle piante nella vita quotidiana, dall’agricoltura sostenibile alla rigenerazione urbana attraverso le specie autoctone, e di scoprire come ciascuno possa contribuire alla salvaguardia dell’ambiente con piccoli gesti quotidiani. L’orto botanico non è solo un centro di ricerca, ma un ponte tra università e territorio, un luogo che custodisce un prezioso patrimonio di biodiversità e innovazione scientifica. L’iniziativa Università Svelate rappresenta un’occasione unica per scoprire questo spazio e per riflettere sulle sfide ecologiche del presente e del futuro.
“L’università deve essere parte attiva della società, promuovendo il dialogo e la consapevolezza sulle grandi sfide che ci troviamo ad affrontare. Con l’iniziativa Università Svelate vogliamo creare un’opportunità di crescita per i più giovani, affinché questa esperienza diventi il punto di partenza per un percorso di responsabilità e di attenzione verso il mondo che ci circonda. Vogliamo raccontare e mostrare concretamente come gli atenei siano un patrimonio collettivo, aperto a tutti e orientato al futuro”, ha sottolineato Rosaria Alvaro, prorettrice alle Politiche di innovazione sociale.
Questa giornata non è solo un’occasione per visitare un luogo speciale, ma un’opportunità per guardare la natura con occhi diversi. Ogni passo tra le piante dell’orto botanico può diventare il primo verso una maggiore consapevolezza ambientale, da portare con sé ben oltre questa esperienza.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Stimolare la crescita, in tutti i settori, è la sola garanzia per creare ricchezza da redistribuire. E una politica economica espansiva che dedicasse risorse, aggiuntive e non sostitutive, agli investimenti in sicurezza, ricerca, infrastrutture strategiche, nuove tecnologie, avrebbe un effetto rilevante sulla crescita economica e sull’occupazione, senza deteriorare le altre voci di spesa pubblica. Ovviamente mantenendo l’equilibrio complessivo dei conti pubblici che caratterizza questo Governo. Lascio quindi volentieri ad altri, in quest’Aula e fuori, quella grossolana semplificazione secondo cui aumentare la spesa in sicurezza equivale a tagliare i servizi, la scuola, le infrastrutture, la sanità o il welfare. Non è, ovviamente, così, e chi lo sostiene è perfettamente consapevole che sta ingannando i cittadini, perché maggiori risorse per la sanità, la scuola o il welfare non ci sono, attualmente, non perché spendiamo i soldi sulla difesa, ma perché centinaia di miliardi sono stati bruciati in provvedimenti che servivano solo a creare consenso facile. La demagogia non mi interessa". Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nelle comunicazioni al Senato in vista del prossimo Consiglio europeo.
"Come sempre -ha aggiunto la premier- gli italiani giudicheranno, e gli italiani hanno dimostrato di essere molto più intelligenti di quanto certa politica creda. Penso che gli italiani sappiano bene che sono state proprio le classi politiche concentrate solo su se stesse ad averci consegnato un’Italia debole. Ma non chiedete a me di lasciare questa Nazione esposta, incapace di difendersi, costretta a dire sì, semplicemente perché non ha un’alternativa".