L’ultima volta che le strade dell’Aquila hanno accolto la fiaccolata in ricordo delle 309 vittime del terremoto era il 2019. Dopo una pausa lunga due anni a causa delle restrizioni per il Covid, migliaia di luci sono tornate a illuminare il centro cittadino distrutto dal sisma del 6 aprile 2009. Per il 13esimo anniversario, il corteo ha attraversato la città profondamente colpita dal sisma e dove ancora la ricostruzione non è terminata. Il corteo è partito dal tribunale e ha percorso via XX settembre, un’arteria del capoluogo abruzzese lungo la quale sorgeva la Casa dello Studente. Proprio lì, dove sono morti otto studenti, la fiaccolata ha fatto una breve sosta dedicando minuti di silenzio anche a Antonietta Centofanti, presidente del comitato dei familiari delle vittime della Casa dello Studente, venuta a mancare nel 2021. Giunto al Parco della Memoria, in piazzala Paoli, il corteo ha ascoltato la lettura dei nomi delle persone morte quella notte. A mezzanotte, è stata celebrata una messa nella chiesa di Santa Maria del Suffragio, in piazza Duomo. Quindi alle 3.32, l’orario in cui il terremoto colpì la città, il suono di 309 rintocchi ha attraversato i vicoli del centro storico.

“La sensazione più terribile per l’umanità è quella di aver perso la speranza. E questa sensazione la conosciamo bene noi aquilani, per averla provata in quei secondi interminabili di paura e di disperazione“, ha ricordato il sindaco Pierluigi Biondi. “Pensiamo ora a quei secondi che – non per la natura che scuote la terra, ma per la volontà di alcuni uomini – si ripetono e ancora si ripetono, giorno dopo giorno, nel cuore dell’Europa, teatro di una ingiustificabile guerra di aggressione”, ha aggiunto in riferimento all’invasione russa dell’Ucraina.

Un conflitto, quello citato dal primo cittadino, che contribuisce a rallentare – se non addirittura interrompere – la ricostruzione. “Arrivano in Ance L’Aquila le prime segnalazioni di disdette dei contratti nei cantieri della ricostruzione in città, da parte di associati, dovute al problema del rincaro indiscriminato dei materiali edili, dell’impennata selvaggia delle materie prime e dell’esplosione dei costi dell’energia causati alla pandemia prima, dalla guerra in corso poi, quando non da spregiudicate speculazioni e truffe”, ha avvisato già lo scorso marzo Gianni Frattale, presidente dell’associazione nazionale costruttori edili (Ance) della provincia dell’Aquila. Aggiungendo che “nessuna impresa può reggere una tempesta perfetta ad impatto così rapido e devastante e questo mette a rischio sia la ricostruzione pubblica e privata del post sisma che tutte le opere del Pnrr”.

Proprio il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è stato al centro di un dibattito nel novembre 2021. Facendo il punto sulla situazione dei progetti Case e dei Map (moduli abitativi provvisori), Stefano Palumbo, capogruppo del Pd nel Consiglio comunale aquilano, aveva affermato che “non si può utilizzare il Pnrr per farsi campagna elettorale rimandando i problemi col rischio concreto di perdere le occasioni che si stanno materializzando”. Il fondo ammonta a 60 milioni di euro e sarà destinato alla riqualificazione del patrimonio immobiliare post-sisma che, dopo aver svolto una funzione emergenziale, potrebbe diventare una grande risorsa per gli aquilani: “Dovendo fare scelte che presuppongono la disponibilità di alloggi, per la scuola di formazione dei Vigili del fuoco così come per il centro del Servizio civile nazionale, il governo ha puntato sull’Aquila”, aveva sottolineato. “Ciò significa che il Comune si trova finalmente nella condizione di trasformare un problema in una occasione di rilancio della città”.

Palumbo è anche l’autore di un report sullo stato del patrimonio abitativo che ha coperto a macchia di leopardo la conca aquilana dopo il terremoto. Un documento che mette in risalto gli effetti delle difficoltà di manutenzione di queste unità abitative. Per quanto riguarda il progetto Case, un alloggio su 5 è attualmente inagibile e, ad oggi, soltanto il 38% delle abitazioni è destinato all’assistenza alla popolazione terremotata. Sulla base del suo studio, Palumbo spiega che ci sono dei complessi residenziali completamente disabitati, come quelli di Arischia, Coppito 2 e Collebrincioni. Ad Assergi, Roio 2 e Sassa Nsi (nucleo sviluppo industriale) la percentuale degli alloggi vuoti supera il 50%. Attualmente, nelle Case e nei Map vivono 8.601 persone, a fronte di una capienza massima di 19.486, pari al 44%.

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