Tante le iniziative per dare visibilità alle organizzazioni che combattono per dare voce alle donne nella musica e supportare artiste emergenti che non hanno ancora raggiunto il successo. L'obiettivo è quello di ottenere la parità di genere nell’industria musicale italiana
Spesso ci si lamenta che ci sono poche donne nel mondo della musica. In pochi però si fanno le domande giuste e vanno a fondo della questione. C’è una certezza: il sistema patriarcale della musica va scardinato dall’interno. A piccoli passi. Ma va fatto. È quello che è emerso dal panel “Share The Stage” organizzato da Amazon Music con Alice Salvalai (Project manager in Music Innovation Hub, la prima impresa sociale in Italia operante nella musica, e responsabile della gestione in Italia del progetto internazionale Keychange, dedicato alla gender equality nella music industry), Francesca Barone (Co-Founder Equaly, prima community italiana, nata nel 2021, che si occupa della parità di genere all’interno dell’industria musicale), Laila Al Habash (Cantautrice), Sara Potente (Direttrice artistica Numero 1 e Ambassador italiana per Keychange) su parità di genere nell’industria musicale. La campagna #Sharethestage, lanciata sul canale Instagram di Amazon Music, a livello europeo aveva l’obiettivo di dare visibilità alle organizzazioni che combattono per dare voce alle donne nella musica e supportare artiste donne emergenti che non hanno ancora raggiunto il successo.
Per evidenziare quanto ancora sia profondo il gap tra le donne e gli uomini, ecco qualche numero. Nel 2020/2021 nella Classifica Generale Top 100 solo l’11% sono artiste donne. In particolare Gfk ha evidenziato che nella Top Chart 100 del 2020 solo otto donne sono presenti, si scende a 7 nel riferimento al 2021. E non è tutto. Secondo i dati del Rapporto Donne 2022 dell’Associazione Manager Italia le donne dirigenti sono il 19% del totale di cui 33% sono Under 35, mentre nel ruolo con contratti quadro le donne sono il 31% del totale e 34% sono Under 35. Si sottolinea anche un -20% di stipendi in media rispetto ad un uomo. Forbice che si allarga tanto più si scalano verso l’alto le posizioni lavorative: le donne dirigenti sono -40% rispetto agli uomini. Un altro dato interessante riguarda la New York Philarmonic Orchestra. Fino agli Anni 70 non c’erano donne nell’orchestra, poi le cose sono cambiate fino ad arrivare pochi anni fa ad avere il 45% di donne. Questo è accaduto perché a un certo punto, durante i provini, hanno introdotto il sistema che prevede un paravento, che nasconde agli occhi dei giurati la visione degli aspiranti musicisti, non facendo quindi vedere ai giurati di che sesso di che aspetto fisico di che età di che altezza sono gli aspiranti, ed eliminando quindi il pregiudizio. Le donne sono entrate così nella squadra dei musicisti.
“Quando sono diventata Ambassador di Keychange mi sono documentata e ho studiato – ha affermato Sara Potente – e sicuramente il gender gap c’è. Ritengo sia anche importante parlare di quote rosa che ritengo un buon punto per iniziare a rivoluzionare l’intero sistema che include in sé tante cose tra cui i pregiudizi inconsci, quando si pensa alle donne in posti e ruoli di comando. Ad oggi non saprei dire perché le donne non vendono o se è una questione di credibilità o di mancanza di repertorio. Io piuttosto mi faccio tante domande e mi chiedo perché viviamo in una società in cui dal punto di vista artistico le donne sono omologate all’immaginario maschile? Perché tutte le hit delle donne sono scritte da uomini? Chi sceglie i brani da passare in radio? Insomma io personalmente mi porrei molte più domande su questi temi, in attesa che qualcuno risponda”. Quattro artiste italiane – Noemi, Elodie, Emma e Annalisa – hanno nominato, attraverso stories sul canale Instagram di Amazon Music Italia, quattro giovani artiste italiane emergenti: Laila Al Habash, Ditonellapiaga, Mille e Joan Thiele. La campagna ha anche visto il coinvolgimento di alcune realtà impegnate nella promozione della parità di genere nel mondo musicale che hanno avuto la possibilità di raccontare le proprie esperienze e la propria storia.
“I miei genitori non mi hanno mai cresciuta dicendo ‘sei femmina e non puoi fare alcune cose’ – ha affermato Noemi durante l’incontro -. Sono sempre stata nell’ottica di essere in grandi di poter fare qualsiasi cosa nel mondo della musica. Parlo della mia esperienza e di come ho vissuto io questo ambiente dal 2009, dai tempi di X Factor, come professionista. Credo che la mia generazione sia stata quella di mezzo. Abbiamo iniziato a lavorare in un ambiente totalmente maschilista che vedeva la donna come una interprete che canta solo le canzoni scritte da uomini. Nel corso degli anni abbiamo fatto tanto per le ragazze della generazioni successive e per quelle che si affacciano ora nel mondo della musica. Loro possono vivere in questo mercato e ambiente senza subire i pregiudizi che abbiamo vissuto noi. Quello che mi dispiace è vedere ancora oggi poche donne in ruoli importanti nel campo della discografia, pochissime donne produttrici… È come se, in alcuni casi, avessimo ancora bisogno del bollino del maschio alfa che ti dica: ‘Tu sei una donna credibile’”.