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Piacere di conoscerti, il film di Laura Pausini: “Da due anni non riesco a finire il disco, sono molto suggestionata da quello che sta succedendo. Marcello? Era il nome del fratello che non ho mai avuto”

Quello che colpisce di “Laura Pausini – Piacere di conoscerti” è lo sviluppo narrativo con l'artista non famosa e il lato fragile e il senso di solitudine che emergono da chi ha vissuto, invece, una esistenza piena di premi e successi planetari. Non è solo un biopic, un racconto della vita e della carriera della Pausini con molti risvolti inediti, ma è anche un film che vede al centro la stessa artista calarsi nei panni di sé stessa madre single, ceramista e cantante di pianobar. Un bel viaggio introspettivo

di Andrea Conti

“UN GIORNO DOVREMO CAPIRE SE SIAMO STATI FELICI” - 3/6

“Volevo che questo film non fosse una auto-celebrazione, ma un viaggio introspettivo. Spesso ci viene insegnato ad essere i migliori, i numeri uno, ma non è il vero obiettivo. Ho voluto fare questo film per spiegare che, dal mio punto di vista di persona conosciuta, sentirmi realizzata non è dovuto al premio che c’è in casa mia o alla gente che conosce la mia faccia o i privilegi tipo quando chiami al ristorante e trovi sempre posto. Vorrei che la nuova generazione capisse che quando arriveremo alla fine della nostra vita ci chiederemo: siamo felici, siamo realizzati? Abbiamo fatto quello che volevamo? In quel momento lì non c’è un pubblico che ti dà un premio o ti applaude, ma siamo da soli con noi stessi. Io, per assurdo, facendo questo film ho capito che avevo già intuito prima di Sanremo, qual era la cosa che mi avrebbe fatto sentire realizzata: il mio carattere. Ero curiosa di fare tantissime cose e l’aspetto artistico mi affascinava di più, ma non erano solo il canto o l’architettura e la ceramica. Mi piaceva cucire, creare sculture e tutto quello che era legato mondo artistico”.

“UN GIORNO DOVREMO CAPIRE SE SIAMO STATI FELICI” - 3/6
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