“UN GIORNO DOVREMO CAPIRE SE SIAMO STATI FELICI” - 3/6
“Volevo che questo film non fosse una auto-celebrazione, ma un viaggio introspettivo. Spesso ci viene insegnato ad essere i migliori, i numeri uno, ma non è il vero obiettivo. Ho voluto fare questo film per spiegare che, dal mio punto di vista di persona conosciuta, sentirmi realizzata non è dovuto al premio che c’è in casa mia o alla gente che conosce la mia faccia o i privilegi tipo quando chiami al ristorante e trovi sempre posto. Vorrei che la nuova generazione capisse che quando arriveremo alla fine della nostra vita ci chiederemo: siamo felici, siamo realizzati? Abbiamo fatto quello che volevamo? In quel momento lì non c’è un pubblico che ti dà un premio o ti applaude, ma siamo da soli con noi stessi. Io, per assurdo, facendo questo film ho capito che avevo già intuito prima di Sanremo, qual era la cosa che mi avrebbe fatto sentire realizzata: il mio carattere. Ero curiosa di fare tantissime cose e l’aspetto artistico mi affascinava di più, ma non erano solo il canto o l’architettura e la ceramica. Mi piaceva cucire, creare sculture e tutto quello che era legato mondo artistico”.