È solo l’inizio di un percorso verso la verità. E non suoni strano, dopo oltre quarant’anni, perché così è quando i depistaggi vengono attuati e dispiegano il loro potenziale. Solo oggi, dunque, si apre uno squarcio che ci consente di ragionare su due aspetti importanti delle responsabilità della strage di Bologna.

Il primo è che i Nar non erano solo, non potevano essere soli. I Nar non erano ragazzacci violenti ma espressione del terrorismo ordinovista – al quale rimanda la condanna in primo grado di Gilberto Cavallini è quella dell’avanguardista-mercenario Paolo Bellini: cioè erano una delle facce di quel contropotere che trovò legittimità nel sostegno di un pezzo della politica di allora e nell’establishment internazionale che probabilmente lo creò.

Poi ancora: leggendo la sentenza il presidente ha dato conto del verdetto, in gran parte atteso – ergastolo per Bellini, sei anni a Segatel accusato di depistaggio, quattro anni a Catracchia per false informazioni al pm – e poi alla fine, niente affatto scontato, ha detto del rinvio al pm degli atti per valutare le posizioni di altre persone, Stefano Menicacci, Giancarlo Di Nunzio e Piercelso Mezzadri: è qui che si apre il vaso di Pandora dei soldi della P2, affrontato in questo processo ma non concluso.

Sì, è solo l’inizio…

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