Il mondo del non profit rilancia il suo allarme sullo stato della Riforma bloccata proprio sulle norme fiscali. Un'incertezza, spiega oggi a Roma la portavoce del Forum, Vanessa Pallucchi, "che sta allontanando associazioni e volontariato, riluttanti a iscriversi al Registro unico perché non sanno come collocarsi non avendo idea a quale regime fiscale si intenda sottoporle per la loro attività"
Mentre molti enti sono impegnati nell’accoglienza dei profughi dall’Ucraina, il mondo del non profit rilancia il suo allarme: “Rischiamo di scomparire”. Le parole sono quelle della portavoce del Forum Terzo settore, Vanessa Pallucchi, che oggi in piazza Montecitorio a Roma ha aperto la conferenza stampa convocata per chiedere a governo e parlamento un intervento per la rapida approvazione del dispositivo fiscale in seno alla Riforma del Terzo settore, che proprio sulla fiscalità è in stallo da più di tre anni. Questa incertezza, spiegano i relatori del Forum, “sta allontanando molti enti, in particolare quelli dell’associazionismo e del volontariato”.
“Dopo anni di attesa, l’unica, pessima novità è stata l’applicazione dell’Iva anche a soggetti non commerciali del terzo settore”, ha ricordato Pallucchi. Che commenta: “Paradosso di uno Stato che poi approva in Parlamento l’esenzione dall’Iva per le armi, controsenso che non appartiene al nostro mondo e che ovviamente non condividiamo”. La portavoce cita la riforma introdotta a dicembre, con il passaggio del Dl fiscale al Senato, che ha assoggettato anche le associazioni che non svolgono attività commerciale alla contabilità Iva, costringendole a oneri e adempimenti che hanno spaventato soprattutto le realtà più piccole. Viste le proteste, la novità, che avrebbe dovuto entrare in vigore dal primo gennaio, è stata per il momento rinviata. Ma non basta, e già a inizio anno il Forum Terzo settore ha chiesto al governo di andare oltre, sistemando una volta per tutte la normativa fiscale per questi enti.
E oggi rilancia, convocando un incontro che titola “adesso basta!“. “Nella sua incompletezza, la riforma è anche disallineata. Se da un lato è stato introdotto il Registro unico del terzo settore per censire in modo trasparente tutte le organizzazioni, dall’altro si impedisce loro di capire dove collocarsi e in quale forma perché non hanno idea a quale regime fiscale si intenda sottoporle per quella che è la loro attività”, ha spiegato Pallucchi. “Lo chiediamo da quattro anni, anche attraverso un tavolo di confronto coi ministeri di Economia e Lavoro, ma anche in questo governo il tentativo di far passare la norma è saltato per due volte, per ragioni tecniche ma anche politiche”. E avverte: “Non potremo più essere presenti nelle emergenze come abbiamo fatto finora se le nostre organizzazioni non saranno messe nelle condizioni di operare al meglio e con le tutele necessarie”.
Il timore è ovviamente anche quello di vedersi imporre una fiscalità peggiore rispetto a quella attualmente vigente, “punitiva”. “Attenzione che il non profit sul piano della normativa fiscale non è un deserto”, precisa la commercialista ed esperta di Terzo settore, Marina Montaldi, tra relatori presenti oggi alla Sala Capranichetta. “C’è già dal 1997 una normativa fiscale, e ha già una sua coerenza. Quindi si deve intervenire con disposizioni che siano altrettanto coerenti, e che non siano deteriori rispetto a benefici accordati dalle regole preesistenti”. Il timore di “scomparire“, riferiscono dal Forum, è fondato sulla riluttanza di molte soggetti a iscriversi al Registro unico per l’incertezza della normativa fiscale: “Soggetti che rimarranno dunque al di fuori di quel recinto di trasparenza che lo Stato ha voluto creare”, aggiunge Pallucchi. E conclude: “Quello che sta accadendo è che, da un lato, si chiede al Terzo settore di consolidare e migliorare il proprio impegno – senza peraltro che a ciò corrisponda qualche nuovo sostegno o incentivo -, e dall’altro lo si vuole colpire come fosse un pericoloso evasore fiscale“.