La grande fuga dei costruttori dal segmento A è iniziata da tempo, perché le piccole auto devono avere prezzi piccoli, che si conciliano male anche con gli investimenti necessari per adeguarle alle normative antinquinamento. Insomma: non sono più redditizie.
Ma Toyota va un po’ in controtendenza e mette sul mercato la Aygo X, o Aygo “Cross”, come preferiscono chiamarla loro. Rispetto al vecchio modello cambia quasi tutto, tranne il motore, che deriva dal precedente, e lo stabilimento di produzione di Kolín, in Repubblica Ceca. Là veniva già prodotta la vecchia Aygo, insieme con i cloni Citroën C1 e Peugeot 108, ma i due brand francesi di Stellantis si sono ritirati dal segmento e i giapponesi hanno scelto di proseguire da soli.
La nuova declinazione dell’Aygo ha perso una parte del suo status di citycar, perché è più lunga di 23 centimetri, più larga di 13 e più alta di 6,5. Poi è diventata una crossover, per seguire una tendenza di mercato che non accenna a diminuire, e ha rivisitato il listino in maniera piuttosto evidente. L’entry level – a quota 16.500 euro – è posizionato più in alto rispetto al passato, ma per tutto il 2022 la differenza verrà compensata da uno sconto di 3 mila euro in caso di permuta o rottamazione. E fino al termine di aprile si potranno risparmiare altri 500 euro ricorrendo al finanziamento Toyota Easy.
Secondo la Toyota, l’Aygo X è diretta a una clientela con età compresa tra 35 e 55 anni che trova nello stile la prima ragione d’acquisto. In effetti ha un design ricercato e distintivo e gioca con furbizia la carta del colore, proponendo quattro tinte ispirate alle spezie – “verde cardamomo”, “rosso peperoncino”, “beige zenzero” e “blu ginepro” – che contrastano con il tetto e tutta la parte posteriore in nero. Solo la versione base Active è offerta con la monotinta grigia, bianca o nera.
L’abitacolo, che nelle finiture richiama la colorazione esterna, ha un design originale ed è diventato più spazioso, specie in larghezza. Anche dietro si sta meglio, sebbene il divano sia omologato solo per due persone, però l’accesso ai posti dietro richiede un po’ di agilità. Il bagagliaio, che sul vecchio modello era ai minimi termini, ha guadagnato 63 litri: adesso il volume minimo è di 261 litri, quello massimo di 829.
Come ogni crossover che si rispetti ha posto di guida rialzato (+5,5 cm rispetto a prima) a vantaggio della visibilità che, però, di ¾ posteriore non è ottimale. La strumentazione è analogica e abbastanza convenzionale ma visibilissima e al centro della plancia è ricavata una grande forma ovale che contiene un touchscreen – da 7,8 o 9 pollici secondo l’allestimento – che fa da interfaccia al sistema multimediale sempre connesso. Sono pervisti la ricarica wireless per lo smartphone e la connettività via cavo o wireless per i protocolli Android Auto e Apple CarPlay.
Ma è notevole – e al vertice del segmento – la dotazione di serie di dispositivi di assistenza alla guida inclusa pacchetto Safety Sense 2.5: rilevamento dei pedoni (anche notturno) e dei ciclisti (solo diurno), cruise control adattivo, assistente alla frenata di emergenza, mantenimento attivo della carreggiata e assistenza alla sterzata di emergenza, telecamera posteriore, riconoscimento della segnaletica stradale e altro.
Tra gli accessori compare anche un tetto in tela apribile elettricamente e abbastanza esteso: servono 1.000 euro ma assicura una buona insonorizzazione da chiuso e aumenta molto la piacevolezza di utilizzo quando il meteo lo permette.
La piattaforma è la stessa utilizzata anche per le Yaris e Yaris Cross, ma l’Aygo X non prevede nessuna ibridizzazione per contenere i costi. Però, grazie anche al peso contenuto, il livello di emissioni di CO2 rimane ragionevole: 108 g/km nel ciclo combinato. Il “mille” tre cilindri aspirato a benzina sviluppa 72 cavalli, che non sono molti ma permettono una certa vivacità e, comunque, mantengono la baby Toyota a portata di neopatentato.
Sono disponibili due tipi di trasmissione: manuale a 5 marce oppure, con un sovrapprezzo di 1.200 euro, automatica a variazione continua. L’Aygo X manuale è discretamente brillante e se la cava onorevolmente anche fuori città, sebbene ai regimi alti il motore faccia sentire forte e chiara la sonorità metallica tipica dei tre cilindri. Le prestazioni rimangono da citycar – 158 km/h di velocità massima e 14,9 secondi per passare da 0 a 100 km/h – ma nel suo genere questa Toyota riesce anche divertire. Tutto sommato scatta bene in città e consente buone medie senza sforzo in autostrada.
La versione automatica è godibilissima nel traffico, ha una buona vivacità e se non si esagera con l’acceleratore mantiene mediamente basso il regime del motore a tutto vantaggio del confort acustico. Quando si ha fretta, però, i giri salgono e il rumore pure. Fuori dai centri urbani anche il cambio perde un po’ di disinvoltura e per confrontarsi con le contropendenze è meglio sfruttare i comandi del cambio al volante o il joystick sul tunnel per selezionare i sette rapporti simulati.