La sera stessa in cui le truppe russe sono entrate in azione, fra il 24 e il 25 febbraio, al Left Bank Theatre di Kiev era in programma la première di un’opera che sarebbe stata replicata la sera successiva. Left Bank perché il Teatro Accademico di Dramma e Commedia si trova sulla riva sinistra del maestoso fiume Dnepr. Ormai era troppo tardi per fare marcia indietro. La commedia brillante in programma, diretta da un regista russo trapiantato in Francia, Grigorij Manukov, vedeva sul palco due protagonisti, una coppia in evidente difficoltà coniugale. Il ruolo maschile era interpretato da Anatoly Yashenko: “Eravamo tutti in attesa per quella prima serata. Sì, nei giorni precedenti avevamo assistito ai movimenti militari, ma nessuno pensava che Putin avesse davvero dato l’ordine di attaccare l’Ucraina. Il giorno del debutto eravamo tutti presi dall’evento nel nostro teatro, poi all’improvviso è arrivato l’ordine di smantellare perché in serata sarebbero iniziate le ostilità. E da allora è tutto finito”.

Anatoly Yashenko, smessi i panni indossati sul palco o nelle serie tv ucraine, abbraccia la moglie, Nadezhda Yashenka, quasi a proteggerla. Un gesto dolce, di altri tempi, specie se fatto da persone che hanno superato i 60 anni. Anche Nadezhda è una grande attrice ucraina, nota al grande pubblico. I due stanno scappando per la seconda volta da Kiev, la città della loro vita, del loro lavoro e dei loro sogni. Sono saliti a bordo del treno partito dalla capitale alle 8 di sera che li riporterà a Berdichev, una cittadina a ovest della capitale dove si sono rifugiati in casa dei consuoceri. Dentro lo scompartimento buio e inospitale si lasciano andare a una sorta di rappresentazione teatrale improvvisata grazie alla loro arte e a dei visi quanto mai espressivi. Poi tornano seri: “Noi abitiamo a Obolon, a nord della città (un’area bombardata pesantemente nella prima fase dell’attacco russo su Kiev, ndr.) e due giorni dopo l’inizio delle ostilità, spinti dall’ansia di nostro figlio, ce ne siamo andati a casa dei genitori della moglie. Lì la guerra non è arrivata e abbiamo pensato di essere più al sicuro”, raccontano i coniugi Yashenko mentre il treno arranca verso Leopoli. “Siamo rimasti lì per più di un mese, poi, visto che l’intensità dei bombardamenti era in calo, abbiamo deciso di tornare in città e controllare se i raid avessero provocato danni alla nostra casa. Per fortuna l’edificio appare intatto, sebbene nella zona i danni siano evidenti. Abbiamo trascorso del tempo lì dentro e ce lo siamo goduto, ma prima delle 6 di sera ce ne siamo andati. Troppo pericoloso restare, così siamo tornati in stazione e adesso ce ne torniamo a Berdichev, speriamo in maniera temporanea”.

Anatoly il 24 e 25 febbraio non era al suo primo ruolo da protagonista della sua lunga carriera, costellata di successi nell’arte teatrale, con delle esperienze in alcune serie televisive: “Lei è molto più brava di me”, indica la moglie Nadezhda mentre scorre le foto di scena di quarant’anni di carriera, “e ha avuto più successo di me. Pensare che insieme abbiamo recitato soltanto una volta, tanti anni fa…”, subito interrotto dalla consorte: “Ma cosa dici, stai tralasciando la volta in cui abbiamo condiviso l’esperienza di quella serie televisiva. Non ci posso credere, come puoi esserti dimenticato una cosa simile?…” lo bacchetta Nadezhda. Nei pochi attimi di recitazione in cui si rivolge al marito, seppure nella sua lingua madre, l’atmosfera nello scompartimento a cuccette del Kiev-Uzhgorod si fa immota. Interpretare, prendersi gioco della realtà drammatica che li circonda, esorcizzare una tragedia epocale. La realtà li riporta coi piedi per terra: “Non so se a farmi più male è la violenza dei russi nei confronti dell’Ucraina o il tradimento morale subìto da alcuni conoscenti”, chiosa Anatoly Yashenko. “Uno in particolare, amico fraterno da anni, decenni, assieme abbiamo condiviso tante cose, anche un certo pensiero politico e sociale. Lui, ucraino, vive a Sinferopoli e dal 2014 in avanti, quando Putin ha occupato la Crimea, sostiene il regime di Mosca e la campagna militare contro il suo stesso popolo. Mi ha ferito moltissimo”. Il viaggio, quello ferroviario si intende, di Nadezhda e Anatoly è giunto al termine. Cali il sipario.

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