Sono arrivati in Messico grazie a un visto turistico e ad attenderli hanno trovato un’enorme palestra allestita per accoglierli. Tijuana, storica città di confine tra lo Stato centroamericano e gli Stati Uniti: là dove decine di migliaia di migranti latini cercano ogni anno di varcare la frontiera nella speranza di un futuro migliore negli States oggi ci sono altri rifugiati che puntano alla traversata. Si tratta di 1.700 profughi ucraini in fuga dal conflitto scatenato da Vladimir Putin e che non hanno scelto la vicina Unione europea per salvarsi dalle bombe delle truppe di Mosca, bensì la traversata dell’Atlantico puntando dritti verso l’America.
Materassini e brandine sparse sul campo di gioco, la struttura è piena zeppa di persone che si riposano dopo il lungo viaggio, altri che telefonano probabilmente ai parenti rimasti in Europa, altri ancora che non riescono a trattenere le lacrime, scaraventati in pochi giorni in una realtà inimmaginabile fino a poco più di un mese fa. Adesso, loro che dal loro Paese non avevano intenzione di partire, si trovano insieme ad altre migliaia di persone a sperare che Washington apra le sue porte e li accolga. Il presidente Joe Biden ha promesso che almeno 100mila persone in fuga dal conflitto avranno l’opportunità di essere accolte negli Stati Uniti e da quel momento circa 150 di loro vengono accolti nel Paese ogni giorno.