Gli Usa tornano a provocare la Cina e lo fanno toccando di nuovo il grande nervo scoperto di Taiwan. Secondo quanto riportano diversi media dell’isola e giapponesi, la speaker della Camera americana, Nancy Pelosi, sarà in visita nella piccola Repubblica di Cina il 10 aprile. Secondo Fuji News Network (Fnn), fonti vicine al dossier sostengono che la politica Dem guiderà una delegazione in Giappone venerdì 8 aprile per incontrare il premier Fumio Kishida domenica 10 aprile per colloqui sul coordinamento della risposta dei due Paesi all’invasione russa dell’Ucraina. Dopodiché volerà a Taipei, un evento storico visto che uno speaker Usa non si recava sull’isola dall’incontro del 1997 di Newt Gingrich con l’ex presidente Lee Teng-hui, anche a causa dell’intesa tra Washington e Pechino sul principio dell’Unica Cina. Notizie che hanno già provocato la dura reazione della Repubblica Popolare, con il portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian, che ha promesso “misure risolute ed energiche per difendere fermamente la sovranità nazionale e l’integrità territoriale e gli Stati Uniti dovranno essere pienamente responsabili di tutte le conseguenze” di una visita di pelosi sull’isola.
Secondo le fonti, quello di Pelosi è in realtà un cambio di programma. Originariamente la speaker sarebbe dovuta volare in Corea del Sud dopo la trasferta giapponese, ma la guerra russo-ucraina ha spostato l’attenzione sulla situazione nello Stretto di Taiwan e quindi è stata presa la decisione di recarsi a Taipei. In una data simbolica, tra l’altro, visto che nello stesso giorno del 1979 il presidente Jimmy Carter firmò il Taiwan Relations Act, la normativa approvata dal Congresso americano che regola le relazioni sostanziali, anche se non diplomatiche, tra Washington e l’isola.
Quella di Pelosi rappresenterebbe una ferma presa di posizione che creerebbe nuove tensioni con Pechino, dato che durante tutti gli ultimi vertici tra Usa e Cina i rappresentanti della Repubblica Popolare hanno ribadito che la questione taiwanese è una linea rossa che Washington e l’Occidente in generale non devono varcare perché sarebbe considerata un’ingerenza nelle questioni interne del gigante asiatico. Nella delegazione dovrebbe esserci anche Gregory W. Meeks, presidente della commissione Affari Esteri della Camera che nei mesi scorsi aveva annunciato un piano per guidare a gennaio un gruppo bipartisan di parlamentari a Taiwan come parte di un viaggio in Asia: il programma fu in seguito annullato a causa della pandemia e dei problemi di programmazione.