In particolare, le due principali indagate Anna Maria Mangiola e Maria Saveria Modaffari detta “Mary”, per le quali è stato disposto il carcere, sono accusate di essere le promotrici dell’associazione a delinquere che, oltre alla falsificazione dei diplomi e all’organizzazione dei falsi corsi, si sarebbero occupate anche della “materiale gestione dei profitti illeciti” che venivano reimpiegati pure nell’acquisto “di immobili a Roma”
Gli indagati dell’inchiesta “Lucignolo” sui falsi diplomi sfornati dal centro di formazione “Unimorfe” stavano pianificando “l’istituzione di una sede virtuale estera finalizzata al trasferimento di capitali all’estero”. È quanto c’è scritto nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa, nei confronti dei dieci indagati, dal gip Karin Catalano su richiesta del procuratore Giovanni Bombardieri e del sostituto Paolo Petrolo. In particolare, le due principali indagate Anna Maria Mangiola e Maria Saveria Modaffari detta “Mary”, per le quali è stato disposto il carcere, sono accusate di essere le promotrici dell’associazione a delinquere che, oltre alla falsificazione dei diplomi e all’organizzazione dei falsi corsi, si sarebbero occupate anche della “materiale gestione dei profitti illeciti” che venivano reimpiegati pure nell’acquisto “di immobili a Roma”.
In carcere è finita anche l’altra figlia di Anna Maria Mangiola. Si tratta di Fortunata Giada Modaffari detta “Nella”. Era proprio quest’ultima che, residente nella capitale nella centralissima via Degli Scipioni e responsabile di uno “pseudo ufficio legale”, avrebbe gestito e organizzato l’attività delittuosa nella città di Roma assieme a Vincenzo Coluccio, finito ai domiciliari così come Francesca Antonia Mollica, Lucia Catalano detta “Lucy”, Marco Antonio Labano e Andrea Bennato. Il gip, infine, ha disposto, l’obbligo di dimora e presentazione alla pg per gli indagati Enzo Riggi e Marco Labadessa. Bennato avrebbe gestito a Terracina il “Centro Unico Servizi Utili” deputato “alla realizzazione di corsi (falsi) volti all’ottenimento di attestati per la frequenza per operatore socio sanitario e per l’abilitazione ad attività didattiche nell’ambito dell’assistenza educativa”.
Alcuni corsi per oss venivano organizzati presso la sede di “Villa Salus” in località Marinella di Bruzzano Zeffirio, nella Locride. Se ne sarebbe occupata Francesca Antonia Mollica che festiva “i rapporti con le vittime” e procedeva “personalmente alla falsificazione dei titoli ed al rilascio degli stessi”. I motori della truffa, però, erano Anna Maria Mangiola e le due sorelle Modaffari. Queste ultime avrebbero pubblicizzato “i servizi dell’Università ‘Esaaro Unibersity – Centro di formazione Morfé – Polo didattico e universitario di Reggio Calabria e Roma, proponendolo falsamente quale centro accreditato presso la Regione Calabria e la Regione Lazio nonché quale centro accreditato dal Miur e in rapporto di convenzione con numerose università telematiche italiane ed estere”. La Procura di Reggio Calabria ha individuato otto corsisti che sono stati truffati e ai quali “all’esito del corso venivano rilasciati falsi attestati relativi al conseguimento del tirocinio per l’abilitazione alla professione di docente nei quali vengono riportati falsi protocolli Miur e falsi loghi dell’università straniera Galantientis, nonché falsi decreti di riconoscimento dei predetti titoli apparentemente provenienti dal Miur”.
Anche il Centro Unimorfe risultava “falsamente accreditato dal Miur”. Eppure, Anna Maria Mangiola e Mary Modaffari pubblicizzavano il rilascio dell’abilitazione e specializzazione per le attività di sostegno didattico per gli alunni con disabili”. E ancora: rilasciavano “un falso attestato relativo al conseguimento dell’abilitazione nel quale vengono riportati un falso protocollo Miur ed un falso logo dell’Università E-Campus”. Università, quest’ultima, che però agli inquirenti “ha attestato di non aver mai avuto alcun rapporto” con il centro Unimorfe”. Oltre a rilasciare un “falso certificato di laurea su carta intestate “Pegaso”, inoltre, avrebbero fatto sottoscrivere a una corsista truffata “una richiesta di immatricolazione su carta intestata ‘Unicusano’ ove veniva indicata la ‘Esarco University’ quale ente convenzionato”. Maria Saveria Modaffari è una persona molto nota in Calabria. Ma anche a Roma dove coltivava anche rapporti con la politica. Non è un caso che l’indagata finita in carcere, l’anno scorso è stata candidata alle elezioni comunali di Roma Capitale nella lista “Forza Italia–Berlusconi con Michetti–Libertas–Unione di Centro”.
Nel 2019, inoltre, il consorzio universitario Unimorfe ha annunciato di essere stato invitato a partecipare come sponsor ufficiale al Festival del Cinema della Biennale di Venezia. Neanche a dirlo, tra i migliori imprenditori nel campo della formazione, sul red carpet di Venezia ha sfilato Maria Saveria Modaffari. “Non ci si può improvvisare formatori – aveva detto all’epoca – È una forma di imprenditorialità molto delicata in quanto rappresenta il futuro della cultura dei nostri giovani e l’apporto che esso provoca nel mondo del lavoro”. Ironia della sorte, è lo stesso obiettivo dell’inchiesta “Lucignolo” coordinata dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria.