Nel 2021 un gruppo di subacquei volontari ha posizionato 67 sensori-termometro dai 5 ai 60 metri di profondità nel Mar Tirreno per misurare la “febbre” delle acque. Dopo un anno, i risultati di quella rilevazione saranno presentati in vista della ‘Giornata nazionale del mare‘, celebrata l’11 aprile. L’operazione è stata realizzata nell’ambito del progetto ‘MedFever‘, coordinato dall’associazione MedSharks, che vede la partecipazione di Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) come partner scientifico e dell’azienda Lush. Obiettivo dell’iniziativa è monitorare l’impatto del cambiamento climatico sull’ecosistema marino.
“I profili delle temperature sono già stati pubblicati sulla piattaforma open source SeaNoe“, fa sapere Enea sul proprio sito. “I dati e le osservazioni raccolte dai subacquei di MedFever”, scrivono i responsabili dell’agenzia, “consentiranno ai ricercatori di comprendere meglio i meccanismi alla base della sofferenza degli ecosistemi sommersi – in particolare di gorgonie, alghe coralline e madrepore arancioni – legata al surriscaldamento delle acque e alle onde di calore in mare, un fenomeno che gli scenari climatici indicano come sempre più frequente in futuro e che può influenzare in modo determinante gli ecosistemi costieri”.
I sensori hanno le dimensioni di una scatola di fiammiferi, sono calibrati per raggiungere una precisione di 0,1 gradi centigradi e misurano la temperatura del mare ogni 15 minuti. Sono stati posizione in 18 punti strategici sparsi in varie aree: l’Isola del Giglio (Toscana), il Golfo di Napoli, Capri e Palinuro (Campania), lo Stretto di Messina, Palermo e San Vito lo Capo (Calabria e Sicilia), il Golfo di Cagliari, Capo Figari, Santa Teresa di Gallura e Isola Mortoriotto (Sardegna), Nettuno e Ponza (Lazio).