In questo mese circa di guerra il prezzo del grano sui mercati è salito di oltre il 30%. In marzo la produzione ucraina è diminuita di 15mila tonnellate rispetto a febbraio. Il sotto indice Fao dedicato al frumento registra un'impennata del 17% toccando il valore più alto da 32 anni. Secondo la FAO, quasi 50 paesi dipendono dalla Russia e dall'Ucraina per almeno il 30% del fabbisogno di grano importato
Lo scorso marzo i prezzi dei generi alimentari sono saliti sul valore medio più elevato di sempre in termini reali, ossia depurati dai rincari causati dall’inflazione. E’ quanto emerge dall’aggiornamento dell’apposito indice elaborato dalla Fao, l’organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura delle Nazioni unite. L’indice è salito a 159,3 punti dai 141 di febbraio a causa dell’impatto della guerra tra Russia e Ucraina che minaccia di avere severe ripercussioni su diversi prodotti agricoli. Innanzitutto il grano di cui i due paesi forniscono il 25% dell’offerta globale. Indirettamente su moltissime filiere agricole a causa del blocco dei collegamenti navali attraverso il mar Nero e al razionamento dei concimi per la cui produzione sono utilizzate materie prime legate al gas di cui la Russia è il primo esportatore al mondo.
In questo mese circa di guerra il prezzo del grano sui mercati è salito di oltre il 30%. In marzo la produzione ucraina è diminuita di 15mila tonnellate rispetto a febbraio. Il sotto indice Fao dedicato al frumento registra un’impennata del 17% toccando il valore più elevato da 32 anni. La prevista perdita di esportazioni dalla regione del Mar Nero ha esacerbato la già limitata disponibilità globale di grano. Con le preoccupazioni per le condizioni dei raccolti negli Stati Uniti i prezzi mondiali del grano sono aumentati drasticamente . Anche per i prezzi di mais, orzo e sorgo si rilevano i valori più alti dal 1990.
La guerra si fa sentire anche sugli oli per cucina, la Russia e Ucraina sono i primi esportatori al mondo di semi di girasole. Se l’offerta di questo olio si riduce aumentano sia il suo prezzo sia quello di prodotti sostitutivi come l’olio di palma. L’Indice dei prezzi dell’olio vegetale ha raggiunto in marzo i 248 punti a marzo, in aumento di 46,9 punti (23,2%) rispetto a febbraio e ha raggiunto un nuovo record. Il forte aumento è stato determinato appunto dall’aumento dei prezzi dell’olio di girasole, palma, soia e colza. In particolare le quotazioni internazionali dell’olio di semi di girasole sono aumentate notevolmente a marzo, alimentate dalla riduzione delle forniture di esportazione a causa del conflitto.
Nell’Ucraina occidentale altri 1.100 vagoni ferroviari che trasportano grano si sono aggiunti ai quasi 25mila bloccati vicino al principale valico di frontiera ferroviario con la Polonia e impossibilitati a trasportare il loro carico all’estero. Trasportano varie merci tra cui anche olio vegetale, minerale di ferro, metalli, prodotti chimici e carbone. Il 98% delle esportazioni di grano avviene solitamente attraverso il mar Nero le cui rotte sono però al momento impraticabile. In tempi normali da questi porti partono carichi che danno da mangiare a 400 milioni di persone nel mondo.
Secondo la FAO, quasi 50 paesi dipendono dalla Russia e dall’Ucraina per almeno il 30% del fabbisogno di grano importato. L’incremento del costo degli alimentari e in particolare dei cereali, oltre ad accrescere le già forti pressioni inflazionistiche a livello internazionale, desta particolare preoccupazione per i paesi più poveri e molto dipendenti dalle produzioni di Russia e Ucraina ossia Egitto, Sudan, Tunisia, Yemen. In passato crisi alimentari sono spesso sfociate in sommovimenti popolari e instabilità politica, da ultimo come accaduto durante le primavere arabe del 2011.