Si tratta di una disciplina sportiva inclusiva che prevede l'utilizzo di carrozzine speciali per consentire a chi non si può muovere di essere trasportato da 4 runner volontari. Irene, che ha bisogno di una personale carrozzina posturale, aveva già partecipato nel 2019. La madre, Anna Claudia Cartoni, ha cercato di capire se fosse possibile un viaggio in aereo, ma non ha trovato riscontri: "Come la scorsa volta, dovremo fare 1800 km in auto"
Tanti tentativi ma nessun risultato. Anna Claudia Cartoni e suo marito volevano prendere un aereo dall’Italia alla Francia per partecipare il 28 maggio con Irene, la loro figlia 17enne: non parla e non è in grado di viaggiare seduta in autonomia sui sedili di bordo. Necessita invece di ausili posturali specifici. Irene puntava a partecipare ai campionati mondiali di Joelette, una disciplina sportiva inclusiva che prevede l’utilizzo di carrozzine speciali per consentire a chi non si può muovere di essere trasportato da 4 runner volontari. Non è riconosciuta a livello paralimpico. Anche Irene, come molte persone con disabilità, non è in grado di stare seduta su una sedia a rotelle standard ma ricorre alla sua personale carrozzina posturale, di lunghezza 100 cm, larghezza 55 cm e peso 30 kg circa.
Non è la prima volta che la famiglia Cartoni partecipa al torneo internazionale di Joelette. Partendo da Roma, nel 2019 hanno raggiunto la Francia in nave e in macchina. Quest’anno invece la madre della 17enne ha voluto informarsi sull’ipotesi di andarci in aereo. “Ho vagliato tutte le possibilità da Roma per voli diretti su Nantes, Bordeaux e Lione, gli aeroporti più o meno vicini a Sauyon (luogo dove si svolgerà la competizione, ndr). Ho scritto mail alle varie compagnie aeree che coprono quella tratta agli indirizzi indicati dai loro siti senza ricevere nessuna risposta. Allora mi sono attaccata al telefono per chiedere informazioni. Ho contattato l’assistenza speciale di Easy Jet, Ryanair e Transavia e, più o meno, ho ricevuto la stessa risposta: non è possibile trasportare sui nostri aerei sua figlia”, dice Cartoni a Ilfattoquotidiano.it.
A seguito delle risposte non risolutive dei vettori aerei, Anna non si è data per vinta e si è rivolta anche all’Ente nazionale per l’aviazione civile (Enac) del ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibile. “Dall’Enac mi hanno risposto che qualche compagnia aerea consente per determinate categorie di passeggeri il viaggio a bordo su una barella e di verificare tale possibilità. Allora ho chiesto – continua Anna – a tutte le compagnie aeree a cui mi sono rivolta di poter usufruire di tale servizio speciale ma nessuna di loro ci ha dato questa possibilità”. Ilfattoquotidiano.it ha contattato i vettori di trasporto aereo che hanno sostanzialmente confermato quanto già risposto alla madre di Irene, cioè che “non possono trasportare questo tipo di passeggero con tali esigenze particolari”. Il Fatto.it ha sentito anche l’Enac telefonicamente (per email non è mai arrivata nessuna risposta), e l’ente ha commentato la vicenda cosi: “Per una normativa europea il motivo per cui non è possibile trasportare un passeggero con disabilità può essere legato alla sicurezza del passeggero disabile”. L’Enac ha però precisato che “il passeggero ha diritto di sapere precisamente il motivo di sicurezza che sta dietro questo diniego e comunque deve essere garantito il trasporto su una barella. Questo particolare supporto va richiesto alle singole compagnie aeree tramite email/comunicazione scritta”. Il Regolamento europeo n.1107 del 2006, relativo ai diritti delle persone con disabilità e delle persone a mobilità ridotta nel trasporto aereo, prevede che il disabile possa chiedere l’assistenza speciale almeno 48 ore prima del viaggio con una richiesta formale al vettore aereo. Il problema, però, è che nessuna delle compagnie aeree contattate consente un trasporto a bordo su barella, come previsto da regolamenti europei e confermato da Enac, e quindi Irene non può prendere l’aereo per raggiungere Sauyon. “Sono molto affranta per questo, mi domando dove sia finito il diritto alla mobilità per tutti. Il problema del trasporto aereo non accessibile alle persone disabili gravi va risolto”, afferma la madre.
Nel 2019 la famiglia di Irene ha partecipato per la prima volta ai mondiali di Joelette, a cui hanno aderito circa 100 team per un totale di circa 500 persone, una cifra notevole per un evento sportivo di questo tipo. Ma il viaggio da Roma fino alla località francese è stato “lunghissimo e complesso” racconta Anna. Negli anni 2020 e 2021 causa pandemia di Covid l’evento è stato sospeso, riprendendo quest’anno. “La nostra prima partecipazione di tre anni fa ci ha visto partire due giorni prima della gara in nave da Civitavecchia a Barcellona e poi in macchina per raggiungere la nostra destinazione. Al ritorno abbiamo affrontato i 1.800 km in macchina con un viaggio di oltre 48 ore. Il tutto per vivere insieme a nostra figlia un’ora e mezza di gara di pura emozione, è stato bello vedere anche mia figlia prendere il vento in faccia e partecipare insieme a tante altre persone”.
“Con le telefonate fatte in questi giorni inoltre”, continua Irene, “apprendo che, per assistenza speciale, si intende il fatto che le compagnie aeree mettono a disposizione una carrozzina aeroportuale per far arrivare il passeggero non deambulante a bordo. Ciò significa che non potrei neanche arrivare all’aereo con la carrozzina posturale di mia figlia in quanto troppo pesante e va lasciata al check in per l’imbarco nella stiva”. Irene infatti non sarebbe in grado di stare seduta neanche su una carrozzina “normale” senza supporti posturali. Hanno mai viaggiato in aereo? “L’unica possibilità di viaggiare in aereo la abbiamo “sfruttata” chiedendo, anni fa, l’autorizzazione ad utilizzare un volo umanitario dell’Aeronautica militare per terapie all’estero, ma certamente e giustamente non possiamo chiedere l’utilizzazione di un aereo militare a scopo di divertimento”. In conclusione, per partecipare ai mondiali di Joelette, la famiglia di Irene cosa può fare? “Non resta che imbarcarci in un viaggio di 1.800 km in autonomia con la nostra auto. Siamo nel 2022 e si parla tanto di rispettare i diritti dei disabili… ma sono e rimarranno sempre “diversi” e non integrati totalmente”, conclude Cartoni.