Un piccolo siparietto a distanza tra Matteo Salvini e Marcello Dell’Utri. “Parla a nome di nessuno”, dice il primo. “Ha ragione, io esprimo i miei pareri e non mi permetto di dargli consigli”, risponde Dell’Utri. Che però non risparmia una stoccata: “Ma che ci posso fare – aggiunge l’ex senatore forzista – se mi danno retta anche i media”. Un botta e riposta a distanza ma con una collocazione ben precisa: Palermo. L’occasione è, infatti, data dalle amministrative del capoluogo siciliano. È qui che Salvini sbarca per una nuova udienza del processo che lo vede accusato di sequestro di persona e rifiuto d’atti d’ufficio. E ne approfitta, l’ex vice premier, per incontrare i suoi, ma non solo: atterrato nel capoluogo il giorno prima dell’udienza, c’è tempo per aprire le porte anche a Totò Cuffaro. “La situazione è complicata, se si arriverà in questi termini al ballottaggio, la vittoria appare lontana”, ha commentato l’ex presidente siciliano dopo l’incontro con il leader del Carroccio.

Nel centrodestra siciliano, infatti, da settimane c’è uno stallo totale. Tutti fermi sulle proprie posizioni e nessun passo avanti, neanche mercoledì, dopo un incontro romano, tra i vertici siciliani e nazionali di Lega e Forza Italia, ma in assenza di Fratelli d’Italia, sebbene fossero invitati, perlomeno stando ai partecipanti. L’invito, infatti, non è stato confermato da Ignazio La Russa. Fatto sta che in assenza di Fdi era impossibile arrivare a una fumata bianca. Lo stallo è infatti dovuto a un vero e proprio braccio di ferro tra l’ex vice premier e Giorgia Meloni. Quest’ultima infatti rivendica la candidatura alle Regionali siciliane, previste per il prossimo autunno, per il governatore in carica Nello Musumeci, ma anche il leghista aspira a mettere uno dei suoi alla presidenza siciliana. Per la riconferma lavora da tempo l’attuale presidente siciliano che ha finora incontrato l’opposizione di una parte del centrodestra, tra cui Raffaele Lombardo e quella parte di Forza Italia che fa capo a Gianfranco Micciché. Proprio sul candidato alle Regionali si sta consumando in Fi una frattura profonda con l’ala vicina a Renato Schifani ma anche a Marcello Dell’Utri.

Dal canto suo, infatti, l’ex senatore forzista, condannato a 7 anni per concorso esterno alla mafia, da tempo muove passi felpati dietro le quinte del partito, spingendo per una ricandidatura di Musumeci. È quello che ha dichiarato proprio venerdì: “Musumeci è un governatore uscente – ha detto Dell’Utri a Repubblica – e gli uscenti di solito si ricandidano”. Da qui il siparietto con il leader del Carroccio. L’affermazione dell’ex senatore forzista non è andata giù a Salvini che dal canto suo rivendica per sé il candidato alla Regione e che a margine dell’udienza di venerdì a Palermo ha liquidato le esternazioni di Dell’Utri come “opinioni personali: parla a nome solo di se stesso”. Il giorno prima l’ex capo del Viminale aveva invece incontrato un altro condannato per favoreggiamento alla mafia, Totò Cuffaro, nel capoluogo siciliano. Un incontro in cui il leader del Carroccio ha esternato le difficoltà nel centrodestra a trovare una sintesi sulle elezioni palermitane e regionali, lamentando la rigidità delle posizioni di Fdi.

Dall’accordo per la corsa alla Regione, d’altronde, dipende anche quello per le amministrative palermitane, previste il prossimo 12 giugno. E a poco più di due mesi una sintesi nel centrodestra sembra sempre più lontana. Mentre il centrosinistra ha già schierato il proprio candidato unitario, che il 10 si presenterà ufficialmente alla città (alle 18 a Villa Filippina), dall’altro lato dell’emiciclo i candidati sono al momento addirittura 6. Tra questi Carolina Varchi, la candidata di Meloni, che, secondo finti autorevoli del centrodestra, non si ritirerà dalla corsa a meno di un accordo su Musumeci. Un accordo che non pare potersi concretizzare al momento e che lascia tutte nelle proprie posizioni. Aveva invitato tutti a ritirare le proprie candidature Matteo Salvini, ma il suo invito non è stato raccolto da nessuno. Così, Totò Lentini corre per l’ala autonomista che fa capo a Raffaele Lombardo, Roberto Lagalla, sostenuto dall’Udc e una parte di Fi, Francesco Cascio per l’altra parte di Fi che fa capo a Micciché, Davide Faraone per Iv, mentre Salvini stesso schiera Francesco Scoma. Per il prossimo martedì è fissata una nuova riunione per tentare un accordo, ma proprio le posizioni di Meloni e Salvini, entrambi finora inamovibili sulle loro richieste, e in rapporti gelidi dalle elezioni del presidente della Repubblica, sembrano il vero ostacolo alla corsa del centrodestra in Sicilia. Alla Regione, e anche nelle città. Si voterà, infatti, anche a Messina dove la candidatura di Maurizio Croce resta congelata proprio nella stretta di questo braccio di ferro tra i due leader.

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