Strage di Kramatorsk | Il nome del missile, le caratteristiche, le dotazioni di Kiev e Mosca: tra scambio di accuse e l’ipotesi della falsa pista, ecco cosa sappiamo finora
Strage di Kramatorsk | Il nome del missile, le caratteristiche, le dotazioni di Kiev e Mosca: tra scambio di accuse e l’ipotesi della falsa pista, ecco cosa sappiamo finora
Aumenta di ora in ora il bilancio della strage di civili alla stazione di ferroviaria di Kramatorsk, nell’Ucraina orientale. A terra il propulsore di un Tochka-U, missile che lancia bombe a grappolo. L'esperto: "In dotazione a entrambe le parti". In russo la scritta "per i bambini", ma potrebbe essere un depistaggio per attribuire la colpa al nemico
Sale di ora in ora il bilancio di morti e feriti nell’attacco contro la stazione ferroviaria di Kramatorsk, nell’Ucraina orientale. Le foto sono drammatiche, lo sdegno internazionale fortissimo. Ma a terra c’è anche il “corpo” del missile che ha provocato la strage di civili, con una scritta feroce in cirillico: “Per i bambini”. Attorno alla coda del propulsore rimasto intatto si scatena un nuovo, furibondo, scambio di accuse tra russi e ucraini: chi ha sparato? Le agenzie battono versioni diverse.
Per la commissaria per i diritti umani del Parlamento ucraino Lyudmyla Denisova è un “missile a grappolo Iskander ad alta precisione”. Il governo di Mosca e i separatisti filo-russo del Donbass hanno subito indicato come colpevoli le forze ucraine, spiegando che i frammenti visibili nelle foto e nei video provenienti da Kramatorksk appartengano a un vettore Tochka-U, che sarebbe “utilizzato solo dalle forze ucraine”, aggiungendo che “il 14 marzo un simile missile Tochka-U lanciato da una divisione della diciannovesima Brigata missilistica dell’esercito ucraino aveva colpito il centro di Donetsk, uccidendo 17 civili e ferendone altri 36”. L’Ucraina avrebbe bombardato un territorio sotto il suo controllo, sempre secondo Mosca, perché l’esercito ucraino vorrebbe “impedire ai civili di partire” per usarli come “scudi umani”. Ma cosa ne sappiamo davvero?
Gli analisti di sistemi d’arma almeno su un punto convergono: quello che si vede nella foto è un SS21 Scarab secondo la denominazione Nato, un 9K79 Tochka-U secondo quella ex sovietica. La differenza, spiega Tiziano Ciocchetti di Difesa Online, è sostanziale: “Sono categorie del tutto differenti. L’Iskander è un missile ipersonico a corto raggio di fabbricazione russa, ad alta precisione, non un vettore di bombe a grappolo, tanto che esplode all’impatto. Il Tochka-U è un missile ipersonico che arriva a 120 km di gittata, libera in aria bombe micidiali perché imprecise e il corpo propulsore si schianta a terra rimanendo visibile, proprio come in questa foto”. L’esperto invita a prendere con estrema prudenza ogni dichiarazione e ricostruzione. Del resto, fa notare, esistono precedenti: in rete ci sono ancora foto di militari ucraini attivi nel Donbass nel 2014, con mimetica e mostrine, che esibiscono casse di granate “firmate” con la stessa scritta: “Tutto il meglio per i bambini”.
Soldato ucraino con granate e la scritta “per i bambini”, Donbass 2014
E tuttavia i dubbi restano, anzi aumentano di ora in ora. Perché è vero che Mosca ufficialmente ha dismesso quei missili nel 2020, ma secondo diversi analisti sono rimasti nell’arsenale delle Repubbliche separatiste del Donbass, e la stessa armata di Mosca li avrebbe recuperati nei magazzini alla vigilia dell’invasione. Alcuni profili Twitter di open source intelligence (OSINT) hanno riportato filmati che mostrano veicoli russi (alcune marchiati con la ‘V’ bianca) nell’atto di trasportare missili Tochka-U dalla Bielorussia in direzione del confine ucraino, fotografie di almeno un altro caso in cui la Russia avrebbe già utilizzato questa tipologia di vettore, analisi delle settimane scorse che segnalavano il loro “ritorno in servizio”. Inoltre, un filmato finora non confutato mostrerebbe il lancio di due missili alle 10.25 di oggi, cinque minuti prima che la stazione venisse colpita, da una base a Shakhtarsk, località all’interno della Repubblica separatista filorussa di Donetsk, a circa 100 chilometri da Kramatorksk, una distanza compatibile con la gittata dei Tochka-U. E allora prende quota il sospetto della “false flag”: l’attacco sarebbe stato lanciato dai russi o da loro alleati per far ricadere le responsabilità sull’Ucraina.
Di sicuro, al momento, è che entrambi gli eserciti usano questo modello che fu progettato alla fine degli anni Settanta (e via via aggiornato) per colpire reparti di fanteria in movimento o in protezione ma poi utilizzato più frequentemente per terrorizzare i civili, colpendo in modo indiscriminato case e strade. Una tecnica che i russi e il regime di Damasco hanno sperimentato con successo in Siria, compiendo stragi nelle città sott’assedio. E si ripete ora sui centri urbani dell’Ucraina. Anche seguire la logica non è facile. La scritta suggerisce una chiara intenzione di vendetta che può essere riferita ai massacri delle ultime settimane che hanno visto centinaia di bambini tra le vittime. Ma non si capisce bene perché mai l’esercito ucraino dovrebbe scatenare tale furia contro civili in fuga da un’area russofona che Kiev rivendica come sua. Né perché mai dovrebbe farlo Mosca, che la rivendica a sua volta sostenendo di volerla proteggere.
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Aumenta di ora in ora il bilancio della strage di civili alla stazione di ferroviaria di Kramatorsk, nell’Ucraina orientale. A terra il propulsore di un Tochka-U, missile che lancia bombe a grappolo. L'esperto: "In dotazione a entrambe le parti". In russo la scritta "per i bambini", ma potrebbe essere un depistaggio per attribuire la colpa al nemico
Sale di ora in ora il bilancio di morti e feriti nell’attacco contro la stazione ferroviaria di Kramatorsk, nell’Ucraina orientale. Le foto sono drammatiche, lo sdegno internazionale fortissimo. Ma a terra c’è anche il “corpo” del missile che ha provocato la strage di civili, con una scritta feroce in cirillico: “Per i bambini”. Attorno alla coda del propulsore rimasto intatto si scatena un nuovo, furibondo, scambio di accuse tra russi e ucraini: chi ha sparato? Le agenzie battono versioni diverse.
Per la commissaria per i diritti umani del Parlamento ucraino Lyudmyla Denisova è un “missile a grappolo Iskander ad alta precisione”. Il governo di Mosca e i separatisti filo-russo del Donbass hanno subito indicato come colpevoli le forze ucraine, spiegando che i frammenti visibili nelle foto e nei video provenienti da Kramatorksk appartengano a un vettore Tochka-U, che sarebbe “utilizzato solo dalle forze ucraine”, aggiungendo che “il 14 marzo un simile missile Tochka-U lanciato da una divisione della diciannovesima Brigata missilistica dell’esercito ucraino aveva colpito il centro di Donetsk, uccidendo 17 civili e ferendone altri 36”. L’Ucraina avrebbe bombardato un territorio sotto il suo controllo, sempre secondo Mosca, perché l’esercito ucraino vorrebbe “impedire ai civili di partire” per usarli come “scudi umani”. Ma cosa ne sappiamo davvero?
Gli analisti di sistemi d’arma almeno su un punto convergono: quello che si vede nella foto è un SS21 Scarab secondo la denominazione Nato, un 9K79 Tochka-U secondo quella ex sovietica. La differenza, spiega Tiziano Ciocchetti di Difesa Online, è sostanziale: “Sono categorie del tutto differenti. L’Iskander è un missile ipersonico a corto raggio di fabbricazione russa, ad alta precisione, non un vettore di bombe a grappolo, tanto che esplode all’impatto. Il Tochka-U è un missile ipersonico che arriva a 120 km di gittata, libera in aria bombe micidiali perché imprecise e il corpo propulsore si schianta a terra rimanendo visibile, proprio come in questa foto”. L’esperto invita a prendere con estrema prudenza ogni dichiarazione e ricostruzione. Del resto, fa notare, esistono precedenti: in rete ci sono ancora foto di militari ucraini attivi nel Donbass nel 2014, con mimetica e mostrine, che esibiscono casse di granate “firmate” con la stessa scritta: “Tutto il meglio per i bambini”.
E tuttavia i dubbi restano, anzi aumentano di ora in ora. Perché è vero che Mosca ufficialmente ha dismesso quei missili nel 2020, ma secondo diversi analisti sono rimasti nell’arsenale delle Repubbliche separatiste del Donbass, e la stessa armata di Mosca li avrebbe recuperati nei magazzini alla vigilia dell’invasione. Alcuni profili Twitter di open source intelligence (OSINT) hanno riportato filmati che mostrano veicoli russi (alcune marchiati con la ‘V’ bianca) nell’atto di trasportare missili Tochka-U dalla Bielorussia in direzione del confine ucraino, fotografie di almeno un altro caso in cui la Russia avrebbe già utilizzato questa tipologia di vettore, analisi delle settimane scorse che segnalavano il loro “ritorno in servizio”. Inoltre, un filmato finora non confutato mostrerebbe il lancio di due missili alle 10.25 di oggi, cinque minuti prima che la stazione venisse colpita, da una base a Shakhtarsk, località all’interno della Repubblica separatista filorussa di Donetsk, a circa 100 chilometri da Kramatorksk, una distanza compatibile con la gittata dei Tochka-U. E allora prende quota il sospetto della “false flag”: l’attacco sarebbe stato lanciato dai russi o da loro alleati per far ricadere le responsabilità sull’Ucraina.
Di sicuro, al momento, è che entrambi gli eserciti usano questo modello che fu progettato alla fine degli anni Settanta (e via via aggiornato) per colpire reparti di fanteria in movimento o in protezione ma poi utilizzato più frequentemente per terrorizzare i civili, colpendo in modo indiscriminato case e strade. Una tecnica che i russi e il regime di Damasco hanno sperimentato con successo in Siria, compiendo stragi nelle città sott’assedio. E si ripete ora sui centri urbani dell’Ucraina. Anche seguire la logica non è facile. La scritta suggerisce una chiara intenzione di vendetta che può essere riferita ai massacri delle ultime settimane che hanno visto centinaia di bambini tra le vittime. Ma non si capisce bene perché mai l’esercito ucraino dovrebbe scatenare tale furia contro civili in fuga da un’area russofona che Kiev rivendica come sua. Né perché mai dovrebbe farlo Mosca, che la rivendica a sua volta sostenendo di volerla proteggere.
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